Ai e mondo del lavoro. Ecco cosa attendersi per il futuro
L'intelligenza artificiale (Ai) inciderà sul lavoro. Il 64% di chi gestisce aziende in finanza ritiene necessario migliorare le competenze
L’intelligenza artificiale continua ad evolversi e con essa anche le implicazione per il mondo del lavoro. Per il momento la maggior parte dei lavoratori non percepisce l’innovazione tecnologica come una minaccia, ma se si sposta l’orizzonte temporale 10 anni più avanti le considerazioni cambiano drasticamente. Secondo il report dell’Ocse: “Intelligenza artificiale e lavoro”, il 63% dei lavoratori ha paura di perdere il proprio posto, a causa dell’Ia, nei prossimi 10 anni. Se invece ci si sofferma sul presente i feedback sulla tecnologia sono tutti positivi. L’integrazione dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro porta maggiori soddisfazioni in termini di risultati ottenuti, sulla salute fisica, psichica e salariale. Un divario di opinioni legato all’attuale sviluppo dell’Ia. Al momento ci troviamo infatti ancora in una fase embrionale.
Pensiamo a Chat Gpt
E’innovativa nel suo essere, ma che sta mostrando tutti i suoi limiti e lacune. Per il momento dunque l’attuale sviluppo tecnologico, integrato al mondo del lavoro sta portando più vantaggi che svantaggi. In Italia, per esempio, il report ha evidenziato come al momento non ci sono elementi che lasciano pensare ad una riduzione
della domanda di lavoro a causa dell’Ia.
Le professioni altamente qualificate, quelle potenzialmente più esposte ai recenti progressi dell’Ia generativa, stanno addirittura vivendo un incremento nel numero. Eventuali effetti negativi sull’occupazione specializzata potrebbero quindi richiedere ancora tempo per concretizzarsi. Al momento l’IA sembra integrare, e non sostituire, le competenze delle professioni ad alta specializzazione. Se però si considerano tutte le tecnologie, le professioni a più alto rischio di automazione sono quelle meno qualificate. Il 30,1% dei lavoratori in Italia risulta essere occupato in questo genere di lavori, rispetto ad una media Ocse del 27%.
Il mercato del lavoro
Secondo la ricerca Ocse i mercati del lavoro dei paesi membri si sono stabilizzati rispetto al periodo legato al Covid, con tassi di disoccupazione in diminuzione (-4,8%). La partecipazione al mercato del lavoro è aumentata, con meno persone in età lavorativa inattive, e le ore medie lavorate sono al di sopra o appena al di sotto dei livelli pre-crisi. A tutto questo non è però seguito un aumento salariale. L’inflazione sta infatti erodendo il potere di acquisto dei lavoratori e questo si sta verificando in tutti i paesi dell’Ocse.
Si parla di una variazione su base annua del -3,8%. Accanto a questo si è verificato un aumento dei profitti aziendali, maggiore rispetto al costo del lavoro. Dinamica che è stata sottolineata anche dalla Bce che ha avvertito le aziende di non continuare su questo trend se non vogliono contribuire ad un’inflazione persistente. E’ dunque in questo contesto che si sta inserendo l’intelligenza artificiale e il suo sviluppo. Sebbene l’adozione dell’IA da parte delle imprese sia ancora relativamente bassa, i rapidi progressi, anche dal punto di vista dell’intelligenza artificiale generativa, il calo dei costi e la crescente disponibilità di lavoratori con competenze in tecnologie avanzate suggeriscono che i paesi dell’Ocse potrebbero essere sull’orlo di una nuova rivoluzione tecnologica.
Datori di lavoro: come rispondere alle nuove tecnologie?
E’ indubbio che le nuove tecnologie prima o poi avranno delle ripercussioni sul mondo del lavoro. Per il momento non sono molto utilizzate nelle aziende ma la situazione cambierà nel corso del tempo. Proprio per questo l’Ocse ha chiesto ai datori di lavori del settore finanziario e della manifattura quali azioni pensano di intraprendere per rispondere ai futuri cambiamenti legati alla tecnologia.
Il 64% di chi gestisce aziende nel campo della finanza pensa che sarà necessario far migliorare le competenze dei propri lavoratori, il 53% vuole affidarsi a compagnie esterne per comprare servizi che non sarà in grado di produrre internamente, il 35% punta ad assumere nuove persone con competenze maggiori e il 17% ha come soluzione al cambiamento il licenziamento.
Stesso trend si verifica nel settore manifatturiero
Il 71% dei datori di lavoro vuole integrare le competenze dei propri dipendenti per stare al passo con la tecnologica, il 53% vede come soluzione il comprare
beni e servizi all’esterno, il 48% punta ad assumere lavoratori più qualificati e il 14% a licenziare.
Risultati che, secondo l’Ocse, evidenziano l’urgente necessità di un’azione politica, per evitare possibili perdite di lavoro. Da questo punto di vista sia il governo Italiano che l’Ue stanno muovendo i primi passi. Il Parlamento Ue, facendo da apripista nel mondo occidentale, ha iniziato a normare l’intelligenza artificiale approvando l’Ia Act .
Gli obiettivi del testo comunitario sono quattro
Innanzitutto assicurare che i sistemi di Ia, immessi sul mercato della Ue e utilizzati, siano sicuri e rispettino la normativa vigente in materia di diritti fondamentali e valori comunitari. Si punta poi ad assicurare la certezza del diritto per facilitare gli investimenti e l’innovazione nell’intelligenza artificiale. Inoltre si tenta di migliorare la governance e l’effettiva della normativa esistente in materia di diritti fondamentali e requisiti di sicurezza applicabili ai sistemi di Ia. Infine c’è l’obiettivo di facilitare lo sviluppo di un mercato unico per applicazioni di Ia lecite, sicure e affidabili nonché prevenire la frammentazione del mercato.
Sono quindi stati vietati i sistemi di Ia con un livello di rischio inaccettabile per la sicurezza delle persone
Non sono condentiti sistemi come quelli utilizzati per il punteggio sociale, i sistemi di identificazione biometrica remota in spazi accessibili al pubblico, i sistemi di polizia predittiva e di riconoscimento delle emozioni nelle forze dell’ordine, nella gestione delle frontiere, sul posto di lavoro e nelle istituzioni educative. Inoltre, si è voluto rafforzare il diritto dei cittadini di presentare reclami sui sistemi di Ia e ricevere spiegazioni in merito.
In Italia non si parla ancora di norme concrete ma la Commissione attività produttive, commercio e Turismo della Camera darà il via ad una serie di audizioni sull’Ia per mettere il luce gli aspetti positivi e quelli negativi. L’obiettivo dell’iniziativa sarà quello di acquisire tutte le informazioni per poi formulare un progetto di legge che inizi a governare il cambiamento e indirizzarlo nella giusta direzione.