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CriptovaluteIn evidenza Ven 24 marzo 2023

Da Bigtrail a The Rock Trading, l'Italia non è un Paese per cripto-investitori

Sono diversi i casi di società italiane del mondo cripto che hanno causato danni ai centinaia di risparmiatori Da Bigtrail a The Rock Trading, l'Italia non è un Paese per cripto-investitori ANDREA MEDRI, FONDATORE THE ROCK TRADING
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Il grande bluff

La triste storia di The Rock Trading, uno dei primi exchange di criptovalute in Italia le cui attività sono sospese da più di un mese, è purtroppo solo l’ultimo esempio di società nate con l’obiettivo di far espandere anche in Italia il mercato delle valute virtuali e alla fine rivelatesi un grande bluff. Le ultime sul gruppo fondato da Andrea Medri e Davide Barbieri dicono che a ore è attesa la nomina di un commissario e che il 4 aprile il Tribunale di Milano esaminerà l’istanza per il fallimento presentata da un creditore. Tutto, insomma, lascia presagire che la strada dei risarcimenti per i circa 12 mila investitori – si parla di un ammanco tra i 15 e i 20 milioni non ancora certificato – sarà impervia e parecchio in salita. 

Prima di The Rock Trading però c’erano stati con modalità e gravità decisamente differenti altri casi di delusioni cripto: si inizia con Bigtrail e si arriva fino a Friendsz, Multiversum e New Financial Technology. Tutte storie di start up partite con il vento in poppa che poi hanno finito per incagliarsi tra gli scogli dei conti che non tornavano e dei bilanci poco trasparenti. Nel 2018 la Polizia Postale di Roma e Firenze ha eseguito misure cautelari nei confronti di un giovane imprenditore fiorentino che avrebbe truffato più di 230mila risparmiatori per quella che probabilmente è la storia più eclatante tra gli strani casi di criptovalute  all’italiana.

Poca sicurezza

L’amministratore unico della piattaforma aveva denunciato il furto di un’ingente somma della criptovaluta chamata Nano per circa 120 milioni di euro. Ma dai controlli degli inquirenti emerse che  il denunciante era consapevole dei furti dei cracker e non li avrebbe impediti omettendo di implementare la sicurezza della piattaforma. L’obiettivo era quello di continuare ad attirare investitori senza creare l’effetto panico e aumentare così le sue commissioni.

Decisamente diversa la storia di Friendz (ma l’esempio può riguardare anche Multiversum), la startup italiana che nel 2017 aveva raccolto 24 milioni di euro  tramite ICO,“initial coin offer”, una forma di raccolta fondi tramite criptovalute. Cosa faceva? Friendz, lavorando soprattutto su Facebook e Instagram, invitava gli iscritti all’app a partecipare a campagne sui social per diversi brand partner. Gli utenti nella sostanza si trasformavano in tanti micro-influencer che in cambio della loro attività ricevevano crediti convertibili in giftcard di grandi marchi.

Che plusvalenza

In poco tempo Friendz ha raggiunto centinaia di migliaia di utenti. Ma le promesse iniziali non sono mai state mantenute. Friendz garantiva l’approdo negli  Stati Uniti nel 2020, in Spagna ed est Europa già tra il 2018 ed il 2019. Nulla di tutto ciò è successo. Il fenomeno si è sgonfiato contemporaneamente all’uscita di Triboo, la Digital Transformation Factoryil che dopo pochi mesi ha rivenduto per 3 milioni la quota di Friendz acquistata per 300mila euro. 

Il 10% garantito

E cosa dire New Financial Technology e dei suoi fondatori Emanuele Giullini, Christian Visentine Mauro Rizzato che attraverso un presunto sistema di arbitraggio sulle criptovalute garantivano rendimenti del 10% al mese attraverso un non meglio specificato sistema di algoritmi. A un certo punto la società a causa di “problematiche interne non previste” ha comunicato ai clienti il blocco dei conti: era diventato impossibile prelevare denaro. Un classico. I numeri parlano di circa 6 mila investitori coinvolti per 300 milioni di euro.

Tanti esempi con una sola conclusione: l’Italia non è terra per cripto. Mercato che avrebbe bisogno di regole precise, trasparenza  e un surplus di controlli. E proprio per questo da noi alla fine non ha mai attecchito. E quando ha attecchito gli è andata male. 

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