Non basta la bolletta più leggera a far scendere i prezzi. Ecco perchè
Non è più il caro bollette ad alimentare l'inflazione. Vuol dire che i prezzi resteranno alti per molto tempo e i tassi saliranno DepositphotosIl carrello della spesa sempre più costoso
Dal fronte dei prezzi arriva un’altra brutta sorpresa. Fino a poche settimane fa la bolletta energetica era sotto accusa perchè metteva il turbo al carovita. Adesso i costi di luce e gas stanno crollando ma la frenata sui prezzi al consumo è assai meno vigorosa delle attese. – Questo perché l’inflazione cosiddetta “core”, ovvero l’indice che esclude energia e alimentari, fatica più del previsto a scendere . Segno che i rincari ora arrivano da profitti aziendali (aumenti dei prezzi finali) e da incrementi salariali (rinnovi di contratti). Due emergenze per la Bce che raccomanda moderazione per evitare una escalation dei prezzi. Finora con scarsi risultati. Una pigrizia cui Francoforte, anche sulla spinta dei falchi tedeschi, risponderà stringendo ancora di più i cordoni del credito. Non a caso i mercati europei salgono di mezzo punto più per la spinta di Wall Street che per convinzione propria . Vediamo di capire distinguendo fra realtà e speranze.
Le banche centrali restano in guardia
Le speranze raccontano che in Europa l’inflazione a marzo ha mostrato un vistoso rallentamento al 6.9% da +8,5% di febbraio. A causarlo è stato il crollo dei prezzi dell’energia. Una caduta molto vistosa: a marzo dell’anno scorso erano cresciuti del 44,3% rispetto al marzo 2021. Adesso sono scesi dello 0,9%. In Italia l’indice dei prezzi di marzo è salito dell’8,2% rispetto al +9,8% di febbraio. Anche in qui la chiave è il forte rallentamento dei prezzi energetici (dal +28,2% di febbraio al +10,7%). Lo stop alla bolletta si riflette solo parzialmente sull’andamento del carovita. Anzi l’indice core (esclusi energetici e alimentari) nell’Eurozona ha avuto una crescita costante: A novembre l’indice era salito 5%, a dicembre +5,2%, gennaio + 5,3%, febbraio+ 5,6%, marzo – 5,7%.
La situazione in Spagna e Germania
A far crollare i costi energetici non è stato solo il mercato. Un contributo decisivo è arrivato dagli interventi governativi sulle bollette. La Spagna da mesi adotta il Tope, che altro non è se non un tetto al prezzo di gas ed energia elettrica autorizzato dalla Ue. In Germania il calmiere è stato rinnovato all’inizio del mese. Per le famiglie il prezzo di un kilowattora di gas è bloccato a 12 centesimi fino all’80% del loro consumo medio, mentre la grande industria, già da gennaio e fino alla fine di aprile 2024 pagherà 0,07 euro/Kw per il primo 70% del gas utilizzato l’anno precedente. Berlino ha messo sul piatto 268 miliardi di euro da settembre 2021 per proteggere consumatori e imprese. L’Italia ha impegnato circa 20 miliardi per il 2023 per favorire i redditi più bassi. Ora stanno arrivando i frutti in termini di minor inflazione. Da qui però a dire che la lotta al carovita è stata vinta ce ne corre.
Il barile non crede nella ripresa
Questo significa una sola cosa: che la Bce dovrà tenere alti i tassi anche a costo di mandare l’economia in recessione. Una eventualità che sul mercato del petrolio è già una certezza. Nel primo trimestre la quotazione è scesa dell’8%. A rianimarla non sono bastate le scommesse sulla ripresa della Cina.