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AperturaGoverno Ven 30 dicembre 2022

Entrate, il direttore Ruffini si fa beffa del centrodestra e riorganizza i vertici dell'Agenzia

Senza attendere il rinnovo dell'incarico, il manager crea una nuova direzione centrale, attribuisce e rinnova incarichi Entrate, il direttore Ruffini si fa beffa del centrodestra e riorganizza i vertici dell'Agenzia Ernesto Maria Ruffini
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il numero uno dell’Agenzia Ruffini non sa stare in stand by

Dopo la vittoria del centrodestra, mentre i partiti erano nel pieno delle consultazioni, il numero uno dell’Agenzia delle Entrate e della Riscossione ha pensato bene di avviare una riorganizzazione in grande stile. Con tanto di creazione della nuova direzione centrale servizi istituzionali e riscossione. E annessa nomina (Franco Mazza), oltre alla nascita di un ufficio di segreteria di sicurezza, alla riorganizzazione delle Risorse Umane, al rinnovo della struttura di comunicazione e del Settore Approvvigionamenti della Direzione Centrale Logistica e alla conferma dei responsabili del Settore Coordinamento e programmazione e dal Settore Versamenti e Rapporti con gli enti esterni. Anche qui con la conferma dei dirigenti: Massimo Varriale e Fabrizio Coffa.

Tutto nella norma e nelle regole, messo nero su bianco nelle delibere del Comitato di gestione delle Entrate (il cda delle Entrate, ndr) pubblicate solo il 16 dicembre, ma adottate il 3 ottobre. E cioè prima del giuramento del governo di Giorgia Meloni, avvenuto il 22 ottobre. Di certo però si tratta di un insolito dinamismo visto che Ruffini non sa ancora oggi se verrà riconfermato dal governo di Giorgia Meloni. Lui che, ai vertici delle Entrate, è arrivato per mano degli ex premier di sinistra, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni.

Dal giuramento, il governo ha 90 giorni per cambiare i vertici della struttura

Lo prevede la Legge Frattini per consentire al governo entrante di lavorare con dirigenti di propria fiducia che svolgono funzioni strettamente collegate e contigue agli indirizzi politico-amministrativi espressi dall’esecutivo. Tecnicamente il governo Meloni ha tempo fino al 20 gennaio per cambiare i vertici delle amministrazioni statali. Ma non è chiaro se l’esecutivo si avvarrà di questa opzione dal momento che in passato alcuni dirigenti hanno poi fatto causa allo Stato, risultando anche vincitori in sede legale. Con tanto di aggravio di costi per le casse pubbliche.

Il rischio dietro l’angolo per l’esecutivo

Il risultato è che se, per evitare contenziosi, il governo Meloni deciderà di non utilizzare lo spoils system, saranno riconfermati tutti i dirigenti della pubblica amministrazione che sono stati nominati da Pd, a Renzi e ai 5Stelle. L’esecutivo di centrodestra si troverà quindi nella paradossale situazione di dover gestire una macchina amministrativa potenzialmente ostile. Quello che poi è accaduto con la manovra da 35 miliardi appena licenziata dall’esecutivo. Non a caso, nei giorni scorsi, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha tuonato contro “contro chi nelle amministrazioni pubbliche si è contraddistinto per la capacità di dire no e di perdere tempo”. Ma questo non è di certo il caso di Ruffini che decisamente non ne ha perso per riorganizzare le Entrate. 

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