Cinquecentocinquanta milioni di venture capital sono già disponibli. Sono finanziati con risorse comunitarie all’interno del Piano di nazionale di ripresa e resilienza. Il Ministero delle imprese e del Made in Italy ha chiamato così a raccolta start-up e piccole e medie imprese che possono presentare progetti in due settori considerati strategici per il futuro del Paese: green e digitale. Hanno in più il vantaggio che dovranno essere spesi rapidamente, entro il 2026, e proprio per questa ragione rappresentano una vera e propria spinta propulsiva per le start-up innovative. A patto che tutto venga fatto nei tempi previsti.
“I progetti riguardanti la transizione verde potranno prevedere l’utilizzo di energia rinnovabile, mobilità sostenibile, efficienza energetica, economia circolare, mentre quelli legati alla transizione digitale dovranno interessare gli ambiti come l’Intelligenza Artificiale, l’Industria 4.0, la cybersicurezza, fintech e blockchain” si legge nel sito del ministero. “Il 40% delle risorse saranno riservate agli investimenti (diretti e indiretti) da realizzare nelle regioni del Mezzogiorno”.
Centrale il ruolo di Competence center
In questo scenario, fondamentale sarà il ruolo dei Competence center, come CIM 4.0, che fanno da raccordo fra aziende tradizionali, pmi e startup innovative. Nati durante il governo di Matteo Renzi, i Centri di competenza hanno dato il loro contributo già con Industria 4.0. In Italia ce ne sono otto: a Torino, Milano, Bologna, Venezia, Roma, Napoli, Pisa e Genova. E hanno il compito specifico di sostenere le imprese manufatturiere nel processo di innovazione e digitalizzazione. Proprio per questo hanno accolto con favore la notizia dei nuovi fondi pubblici per le stratup.
“Ben vengano le risorse a supporto delle startup del Paese e che possono eventualmente anche attrarre player italiani che magari hanno sviluppato le startup in ecosistemi europei o internazionali” ha dichiarato l’ingegnere Enrico Pisino, amministratore delegato Competence Center CIM 4.0 .”E’ chiaro che da soli questi fondi non risolvono il problema complessivo. Ma credo che stimoleranno la crescita, pur non riuscendo a soddisfare tutto il potenziale delle startup che potremmo sviluppare come Paese” ha aggiunto il manager che guida una realtà di cui hanno parte il Politecnico, l’Università di Torino e 22 partner industriali.