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AperturaEuropa Ven 03 febbraio 2023

Le quattro proposte dell'Italia sul piano Ue: "Decisione unica su aiuti di Stato e Fondo comune"

Il nuovo piano Ue deve comprendere anche uguali possibilità per tutti gli stati e tempistiche certe per il fondo comune europeo. Le quattro proposte dell'Italia sul piano Ue: "Decisione unica su aiuti di Stato e Fondo comune"
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Le quattro proposte italiane per il nuovo piano sull’industria Ue

L’Italia e il governo Meloni provano a rendere più efficace il piano europeo sull’industria con quattro proposte che il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso spiegherà in un “tour delle capitali” europee tra oggi e l’inizio di settimana prossima. Quattro punti che servono, come spiegato da Urso stesso, ad “alzare il livello di ambizione” delle proposte europee. Ma soprattutto, come emerge dalle quattro proposte, a non andare a frammentare il mercato unico creando condizioni di vantaggio per alcuni Stati rispetto ad altri grazie all’allargamento delle maglie degli aiuti di Stato. 

In questo senso si può interpretare il primo dei punti sollevati dall’Italia. La richiesta è che l’Unione europea agisca in una logica di “pacchetto sull’industria”. Non più quindi una prima tappa con un accordo sugli aiuti di Stato e solo successivamente una revisione della governance economica e un possibile fondo comune. L’Italia chiede che la discussione sugli aiuti di Stato sia invece contestuale a quella sul Fondo sovrano europeo e la decisione complessiva.

Le nuove regole non devono frammentare il mercato unico

La stessa proposta sulla revisione delle regole europee sugli aiuti di Stato deve essere migliorata per l’Italia. Gli obiettivi devono essere garantire un’effettiva semplificazione e velocizzazione delle procedure perché lo Stato possa intervenire e migliorare la competitività delle imprese. In particolare questo deve avvenire per i settori strategici sui quali si andrà a misurare nei prossimi anni la competitività globale, come semiconduttori, materie prima, energia, difesa e aerospazio.

Inoltre, la proposta italiana sottolinea che le nuove regole europee sugli aiuti di Stato devono garantire equilibrio ed equa concorrenza per gli Stati indifferentemente dalla loro capacità fiscale. Il rischio è di frammentare il mercato interno e di aumentare il divario socio-economico tra paesi e aree dell’Unione.

La centralità del Fondo sovrano europeo

Non va dimenticato, anzi va ribadito per l’Italia, il principio di solidarietà. Il modello è il successo del programma Sure. Il governo spiega che bisogna garantire agli Stati membri l’accesso al credito a condizioni paritetiche, da utilizzare a beneficio delle imprese e quindi dell’occupazione nei settori chiave dell’economia, delle due transizioni (verde e digitale) e ai fini del perseguimento dell’autonomia strategica dell’Ue.

Occorre più chiarezza sui settori che potranno essere supportati in questo regime speciale, che secondo il piano presentato in settimana dall’Unione durerà fino al 2025. Non solo, andranno definite anche le modalità di finanziamento, funzionamento e le tempistiche di attivazione del Fondo sovrano europeo. Un fondo definito assolutamente necessario per sostenere il sistema delle imprese in una logica di coesione e competitività dall’Italia.

Il tour di Urso e Valentini

“È necessaria oggi più che mai una politica europea assertiva, competitiva e solidale”, ha spiegato Urso in partenza per il suo tour delle capitali. I primi incontri son arrivati oggi, con il ministro dell’industria della Repubblica Ceca, Jozef Síkela a Praga e con il ministro dello Sviluppo Economico d’Ungheria, Márton Nagy, a Budapest. Sempre oggi  il viceministro Valentino Valentini ha avuto colloqui telefonici con gli omologhi di Grecia, Bulgaria e Romania.

Lunedì invece Urso andrà a Stoccolma, dove incontrerà il commissario europeo al mercato interno e ai servizi, Thierry Breton, il ministro svedese del Clima e delle Imprese, Ebba Busche e il ministro portoghese dell’Economia e della Transizione Digitale, Pedro Siza Vieira. Sulla nuova politica industriale europea – ha sottolinea il ministero – il negoziato vero e proprio inizia adesso e proseguirà per due mesi sino al Consiglio europeo del 23-24 marzo.

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