Così Stevanato è diventato un colosso nel farmaceutico
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ApprofondimentiImprese Italiane Dom 28 maggio 2023

Da Padova a Wall Street, così Stevanato è diventato un colosso nel farmaceutico

Per Stevanato Group, multinazionale italiana della farmaceutica, dal 2021 quotata a New York, bilanci positivi e crescite a doppia cifra. Da Padova a Wall Street, così Stevanato è diventato un colosso nel farmaceutico
Emanuele Bonora
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Emanuele Bonora

Giornalista de La Verità, esperto di nuovi media. Responsabile dell'edizione online del quotidiano e delle strategie digitali.

Da Padova a Wall Street, così Stevanato è diventato un colosso nel farmaceutico

L’ultima trimestrale si è chiusa con 238 milioni di ricavi, in crescita del 12% rispetto all’anno precedente. Non una novità per Stevanato Group, multinazionale italiana della farmaceutica, dal 2021 quotata alla Borsa di New York, abituata ad inanellare bilanci positivi e incrementi a doppia cifra. Per quest’anno punta a 1 miliardo e 100 milioni. Nel 2019 fatturava 570 milioni. Lo scorso anno ha fatto il tagliando al miliardo. Una crescita verticale per questa impresa, nata 1949 come soffieria del vetro, producendo flaconi e fiale per l’industria cosmetica, e con il quartiere generale a Piombino Dese in provincia di Padova.  

“Nel 2012 abbiamo iniziato a ragionare su come poter di traghettare verso il futuro un’azienda come la nostra, che ha un bel prodotto, massimizzando gli asset di crescita nel suo settore di riferimento – spiega Franco Stevanato, presidente esecutivo, che rappresenta la terza generazione alla guida dell’impresa -. Abbiamo buttato avanti la nostra vision, scegliendo di concentrarci nei prodotti iniettabili e abbiamo aumentando il portfolio. Dopo ci siamo detti: il cliente è globale, il mercato cresce e dobbiamo essere globali anche noi. Così abbiamo iniziato lo sviluppo internazionale, il percorso che ci ha portato alla quotazione. Infine, siamo partiti dalla considerazione che serviva una parte di ricerca e sviluppo molto spinta, che deve alimentare non solo nello sviluppo del processo, ma soprattutto del prodotto e quello che il paziente vuole”. 

Gli investimenti

Il risultato oggi è un’azienda che è il secondo produttore mondiale di flaconi in vetro e non solo.  Che ha tre stabilimenti produttivi (a quello storico a Piombino Dese, nel padovano, si sono aggiunti quelli a Cisterna di Latina e a Fishers, in Indiana, Stati Uniti, che entrerà in funzione nel 2024). E che punta al quarto in Cina nell’area di Zhangjiagang, un centinaio di chilometri da Shanghai, entro il 2025. Un ruolino degli investimenti continuo di 350/400 milioni l’anno, grazie al volano della quotazione e senza ricorrere all’indebitamento.

“Gli investimenti sono tutti dedicati a crescere e a completare le nostre capacità produttive in tutte le regioni del mondo nei prodotti di alta gamma – interviene l’amministratore delegato del gruppo Franco Moro -. Inoltre, ogni investimento è stato pensato per essere sviluppato in più fasi. Ad esempio, a Fisher l’idea di spesa iniziale di 150 milioni è stata superata e nel 2027 saranno i 500 milioni dedicati, che andranno a progredire man mano linea dopo linea”.

La visione è chiara: fare di Stevanato un partner completo per le case farmaceutiche. Radicandosi dove le case farmaceutiche sono. In modo da essere competitivi nella logistica e sulla qualità del prodotto fornito. “La competizione nel settore è alta, ma noi stiamo alzando molto le barriere – assicura il presidente -. Da un lato con i nostri brevetti e il nostro know how. Dall’altro considerando gli investimenti fatti, molto alti, e una validazione dei processi per la quale occorre anni. C’è competizione, sì, ma noi partiamo da una posizione di vantaggio”.

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