Tim, cda pronto a dire no alle offerte per la rete - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Mercati/Apertura
AperturaMercati Gio 27 aprile 2023

Tim, cda pronto a dire no alle offerte per la rete. Vivendi punta sul delisting

Difficilmente il 4 maggio il consiglio darà l'ok a Kkr e Cdp. Martedì Labriola era a Parigi: il primo azionista insiste sul take private Tim, cda pronto a dire no alle offerte per la rete. Vivendi punta sul delisting PIETRO LABRIOLA AD TELECOM
Tobia De Stefano
di 
Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

Titolo in leggera risalita

Dopo i corposi ribassi post presentazione delle offerte migliorative per la rete, il titolo Telecom ha un sussulto e guadagna circa 2 punti e mezzo percentuali. Nulla di particolare, movimenti laterali in vista dell’appuntamento clou del 4 maggio quando il consiglio di amministrazione sarà chiamato a rispondere alle proposte non vincolanti arrivate dal fondo Usa Kkr e dalla cordata Cdp-Macquarie. In questi giorni il primo azionista, i francesi di Vivendi, ha detto prima informalmente e poi in modo ufficiale che le proposte vengono considerate basse (19.3 miliardi quella della Cassa, 21 i miliardi messi sul piatto da Kkr contro i 31 della valutazione di Vivendi) e che in Tim si deve “aprire un capitolo nuovo”.

Vuol dire che c’è anche un problema di governance che de Puyfontaine (ceo di Vivendi) e compagni considerano non più adeguata. La volontà di insediare Massimo Sarmi (attuale presidente di Fibercop controllata al 37,5% da Kkr) al posto di Salvatore Rossi è datata. Nuova, ma non nuovissima, l’idea dell’ennesimo cambio al vertice dell’ex monopolista. La sfiducia a Pietro Labriola, secondo i francesi sarebbe arrivata dal mercato che nell’assemblea del 20 aprile ha bocciato la remunerazione del manager. Un voto, quello dei fondi che in Tim hanno un peso importante, che non riguarderebbe solo la parte economica ma anche l’operato di Labriola. Chi potrebbe arrivare al posto dell’ex Tim Brasile è difficile dirlo.

A questo proposito va segnalato che l’amministratore delegato dell’ex monopolista è stato a Parigi martedì. Qui non avrebbe incontrato de Puyfontaine e il presidente, Yannick Bollorè. Sarebbe stato ricevuto solo da alcuni manager del gruppo, ai quali, secondo indiscrezioni, avrebbe riferito che sarebbe da preferire l’offerta di Kkr anche per il buon contratto di affitto che garantisce alla futura ServiceCo.

Verso la bocciatura

Sarà, sembra però quasi scontato che il cda del quattro boccerà le due offerte arrivate per la rete. Al di là della sostanza delle stesse infatti sembra difficile che un consiglio di amministrazione privo di un rappresentante del primo azionista si prenda la responsabilità di accettare proposte bocciate in modo così netto dallo stesso primo azionista. Quindi? Oltre al no secco resta un’ipotesi considerata residuale ma che in realtà potrebbe prender piede: concedere tempi strettissimi a uno dei due contendenti (ci sarebbe in questo caso un’esclusiva) per presentare una nuova offerta che si avvicini il più possibile ai desiderata di Vivendi.

Diciamo che tra i 20-21 offerti e i 31 richiesti la sintesi potrebbe essere trovata a quota 26. Ma anche su questa opzione ci sono dei “però”. In primis, al momento né Cdp né Kkr sembrano intenzionati a spingersi fino a questa soglia. Secondo: anche se fosse non sta scritto da nessuna parte che Vivendi sarebbe disposta ad accettare un’offerta che sarebbe comunque al ribasso. I francesi hanno fatto capire in tutte le salse che preferirebbero un take private. Un’offerta su tutta Tim con un fondo e un soggetto pubblico che parte da un accordo sulla rete, che al termine del delisting e del resto dell’operazione sarebbe ancora a controllo pubblico, mentre la Service Co resterebbe a Vivendi.

Rischio antitrust

L’ipotesi non è nuova e a un certo punto è tramontata perché Cdp non era disposta ad accollarsi il rischio Antitrust (la Cassa controlla con Macquarie anche Open Fiber, la società che a fatica sta cablando il Paese), “condicio sine qua non” posta da Kkr. Rispetto a questa situazione sembra che nulla sia cambiato, quindi, perché oggi l’operazione dovrebbe andare in porto? Insomma, o una delle due parti al momento cambia idea oppure potrebbero cambiare i soggetti coinvolti. Al posto di Cdp potrebbe essere coinvolta un altro soggetto pubblico, ma si fa fatica davvero a capire chi potrebbe avere le caratteristiche giuste, e al posto di Kkr potrebbero arrivare altri fondi. Certo, che se tra una settimana davvero le offerte dovessero essere respinte toccherebbe a Vivendi trovare una soluzione e anche in tempi stretti.

Incontro con il governo smentito

Per questo le voci di un incontro tra i francesi e il governo (de Puyfontaine con Fazzolari e poi con Salvini) seppur smentite continuano a circolare. In questa partita il ruolo del governo resta fondamentale. Anche perché sullo sfondo – con un debito lordo da 31 miliardi – resta l’ipotesi di un consistente aumento di capitale. E anche perché gli altri attori del complicatissimo mercato delle tlc si muovono. Secondo Bloomberg sarebbero ripresi i contatti tra Iliad e Vodafone per una possibile aggregazione di alcune attività, tra cui quelle italiane. Non è una novità. Già a inizio 2022, infatti, Iliad aveva presentato un’offerta per gli asset di Vodafone Italia intorno agli 11 miliardi miliardi. 

Condividi articolo