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AperturaTech Sab 31 dicembre 2022

Non solo Tim. La vera partita è sui dati. E le partecipate pubbliche rischiano di restarne fuori

Entro il 19 gennaio l' Acn sfornerà un nuovo regolamento per le società che gestiscono dati. A rischio le pmi tech pubbliche
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

La battaglia sui dati inizia con il nuovo anno

La scadenza è il 19 gennaio. Per allora l’autorità sulla Cybersecurity, Acn, dovrà aver rilasciato il nuovo regolamento sulla qualificazione delle società che si occupano di gestire e conservare i dati della pubblica amministrazione. E cioè delle aziende che possono occuparsi di informazioni rilevanti e sensibili come quelle anagrafiche o sanitarie. Una volta noto il regolamento, le società del settore dovranno mettersi in linea con le prescrizioni dell’autorità. Pena l’esclusione da un mercato in forte crescita. 

Per il Polo Strategico nazionale di Tim, Leonardo, Sogei e Cdp, il problema non esiste

La società, partecipata da TIM (45%), Leonardo (25%), CDP (20%) e Sogei (10%), è stata creata proprio per rispondere alle esigenze della pubblica amministrazione e ha vinto in bando indetto dal ministero dell’innovazione tecnologia sotto la guida dell’ex ministro Vittorio Colao. Come ha spiegato l’ad del Polo strategico nazionale, Emanuele Iannetti, “l’infrastruttura sarà operativa entro fine anno e ospiterà i dati e i servizi critici e strategici delle P.A. centrali, delle ASL e delle principali amministrazioni locali”.

Ma il progetto è decisamente più ambizioso: “L’obiettivo, insieme ad altre iniziative previste dal PNRR, è portare il 75% delle amministrazioni italiane ad utilizzare servizi cloud entro il 2026” come ha spiegato l’azienda in una nota di fine ottobre. Non a caso, secondo indiscrezioni, il consorzio sta già facendo circolare le offerte di gestione cloud fra gli enti locali. Forte anche della struttura commerciale di Tim e della collaborazione dell’ex monopolista con Google cloud.

Questione più spinosa per le partecipate pubbliche che si occupano di rete e dati

Ci sono infatti una ventina di imprese informatiche regionali con un fatturato da circa un miliardo di euro e oltre 8mila dipendenti appese ad un filo. Sono società create dalle Regioni per sviluppare la rete e il cloud in fibra a livello locale, catalogare e valorizzare dati pubblici, servendo Asl, Università ed enti locali. Alcune sono il fiore all’occhiello delle Regioni. Fra queste Lepida in Emilia Romagna, Csi in Piemonte o ancora LazioCrea nel Lazio. Per loro cambieranno in corsa le regole del gioco e si troveranno a competere con il Polo strategico nazionale per accaparrarsi i clienti.

Oltre a loro ci sono poi altri soggetti privati che offrono questa tipologia di servizi. Basti pensare che ben 35 società sono stata catalogate da Agid come soggetti qualificati per offrire servizi alla pubblica amministrazione. Finché Colao non ha deciso di affidare all’Acn la nuova regolamentazione sulla scia della necessità di potenziare la sicurezza in una fase storica in cui il cybercrime è in deciso aumento. 

Oltre allo spezzatino Tim, si rischia di perdere un altro pezzo di tecnologia italiana

La competizione fra il Polo nazionale e le medie aziende non è infatti ad armi pari. Anche perché Tim può contare sul partner Google. Rischia quindi di essere un boomerang per il sistema italiano delle telecomunicazioni che ha già subito un pesante deupaperamento nel corso dell’ultimo decennio.

Esistono forse delle alternative allo smantellamento di Tim che magari coinvolgano anche le partecipate pubbliche dei dati? Secondo alcuni esperti, la risposta è si. Ma un progetto simile non sarebbe né facile né immediato. Anche perché si scontrerebbe con il potere delle regioni sulle sue partecipate. 

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