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AperturaMercati Lun 17 aprile 2023

Domani le nuove offerte per la rete Tim. Vivendi dice no, il cda in mezzo a due fuochi

Cdp dovrebbe mettere circa un miliardo in più sul piatto, Kkr supererà i 20 miliardi. Decide il 4 maggio il consiglio di amministrazione Domani le nuove offerte per la rete Tim. Vivendi dice no, il cda in mezzo a due fuochi
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Nuove offerte per la rete

Arriveranno domani le nuove offerte del fondo americano Kkr e della cordata Cdp-Macquarie per la rete Tim. Entrambi si sono presi fino all’ultimo secondo utile per limare le proposte e cercare di soddisfare le pretese dell’ex monopolista. Impossibile che le Nbo (le lettere di intenti non vincolanti) si avvicinino alla valutazione di 31 miliardi di Vivendi, il primo azionista di Tim che in questi giorni ha alzato il pressing sul consiglio e in particolar modo su tre figure apicali della società. Si parte dal presidente Salvatore Rossi, da tempo nel mirino dei francesi, per arrivare fino al presidente del comitato nomine e remunerazioni, Paola Bonomo, in quanto la politica degli incentivi non spingerebbe il management alla performance, e all’amministratore delegato Pietro Labriola chiamato in causa per il bonus che sarebbe spropositato rispetto ai risultati. All’assemblea del 20 è prevista la resa dei conti. Sarà importante capire la posizione dei fondi e il voto della stessa Cassa Depositi e Prestiti sulla remunerazione di Labriola. 

Remunerazione a parte, comunque, Vivendi considera il processo di vendita della rete alla stregua di una perdita di tempo perché ritiene le offerte basse e punta invece a un’offerta su tutta Tim alla quale partecipino i fondi e un soggetto pubblico al quale destinare la rete. Strada difficile perché su Cassa Depositi e Prestiti resta il pericolo antitrust che Kkr non si vuole accollare. Difficile al momento individuare una strada alternativa.

La soglia dei 20 miliardi

Certo più Kkr e Cdp alzeranno l’asticella sopra quota 20 miliardi e più il consiglio di amministrazione chiamato il 4 maggio a prendere una posizione sarà in difficoltà nel decidere cosa fare. Secondo quanto risulta a Verità&Affari il rialzo di Cdp dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo rispetto ai circa 18 nella prima offerta. Oggi è previsto un comitato del fondo australiano Macquarie che ha in ballo con Cdp anche la partecipazione con una quota del 40% in Open Fiber e che potrebbe mettere un’altra piccola fiche nell’operazione, il resto dovrebbe arrivare dalla Cassa.  Potrebbe spingersi un po’ più in su l’asticella di Kkr con un rialzo che dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo e mezzo e una base di partenza di circa 20 miliardi.

Il perimetro selezionato

Oltre alla valutazione economica la due offerte andranno confrontate anche rispetto al perimetro selezionato – che parte di debito e quanti dipendenti resteranno in pancia alla ServiceCo? – e alla valutazioni sui singoli asset. E’ risaputo che nell’offerta di Kkr c’è una valutazione molto alta di Fibercop, la società della fibra ottica di cui il private equity detiene il 37,5%, per esempio. Insomma, tra due settimane il consiglio di amministrazione di Tim si troverà nella condizione molto delicata di prendere posizione tra le offerte, che comunque rappresentano una soluzione, e il no netto del primo azionista Vivendi che dall’uscita di Arnaud de Puyfontaine non ha più rappresentanti in consiglio. 

Il punto è che una soluzione va trovata, magari di sistema, e va fatto il prima possibile. Con il debito da 25 miliardi e tassi al 7% non c’è molto tempo da perdere. Da questo punto di vista al di là delle valutazioni di merito non si può che essere d’accordo con la lettera inviata da Pietro Labriola al Sole24Ore che ha parlato di “scelte coraggiose e in parte dirompenti”, evidenziando che non si “può più procrastinare”. Questa settimana ci aiuterà a capire se la soluzione potrà essere quella auspicata dall’ad, anche se le premesse non sono delle migliori.

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