Welfare, Anpit: "Il governo dia alle imprese la possibilità di offrire copertura sanitaria"
Il welfare pubblico vecchio stile non è più sostenibile. Le aziende sono pronte a fare la loro parte ma serve decontribuzione e detassazione
Welfare, Anpit: “Il governo dia alle imprese la possibilità di offrire copertura sanitaria”
Il welfare incentrato sul ruolo dello Stato non fuziona più. Non è sostenibile anche per via della crisi demografica. Per questo lo Stato deve ripensare l’assistenza e le imprese sono pronte a fare la loro parte. Mail governo deve consentire la detassazione e decontribuzione dei benefit. E’ questo il messaggio che lancia Federico Iadicicco, numero uno di Anpit, dalla terza edizione di Apotheke, strumenti per l’economia e il lavoro, la scuola di formazione di Anpit Azienda Italia in collaborazione con il suo Centro Studi ‘Articolo 46’.
L’evento, a Orvieto dal 18 al fino al 20 maggio, è stata infatti l’occasione per una riflessione profonda non solo sull’attuale sistema di welfare, ma soprattutto sulle evoluzioni demografiche, i conseguenti aggiustamenti le necessarie nuove politiche che coinvolgano anche le aziende. Tre giorni, inagurati dal sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, in cui si sono susseguiti interventi e approfondimenti su pari opportunità, giustizia sociale, sviluppo sostenibile, agevolazioni, sicurezza sul lavoro, welfare aziendale, contratti collettivi e crisi d’impresa.
“La terza edizione di Apotheke è stata un’occasione per approfondire le leve contrattuali attraverso le quali affermare un modello d’impresa che vede al centro la persona e la comunità, e che valorizza la partecipazione dei lavoratori quali strumenti utili per coniugare produttività, crescita ed equità” ha commentato il presidente nazionale di Anpit Federico Iadicicco.
L’analisi di Anpit sullo stato dell’arte nel welfare e le ipotesi di lavoro
I cambiamenti economici e sociali in atto impongono una riflessione su come riformare i modelli di welfare dei paesi occidentali e anche dell’Italia, perché il tradizionale Welfare State incentrato sul ruolo dello Stato purtroppo – anche a causa della crisi demografica – è difficilmente sostenibile. In questo scenario Anpit ritiene necessario di dare forza ai corpi intermedi e al ruolo che le associazioni, in abito sociale ed economico, possono rappresentare rispetto ai novi modelli di welfare e guardare, appunto, ad un modello di welfare come ruolo attivo dello Stato e dei corpi intermidi, in primis della famiglia.
“Già in passato Anpit ha lavorato molto al ruolo sussidiario che le imprese possono offrire all’interno dei modelli di welfare, tanto che nella nostra contrattazione collettiva nazionale abbiamo introdotto il welfare aziendale obbligatorio che deve essere erogato a tutti i dipendenti delle aziende che applicano i nostri contratti collettivi” spiegano dall’associazione datoriale. Questo modello di welfare obbligatorio produce un doppio vantaggio, perché può andare sia nella direzione di acquisizione di beni e servizi vari ma, soprattutto, può essere gestito per integrare le prestazioni sanitarie e pensionistiche che sono due dei grandi temi che abbiamo di fronte rispetto al welfare del futuro. Quest’ultimo, certamente, prevederà, un ruolo attivo delle imprese per offrire copertura sanitaria e assicurativa ai lavoratori che in qualche modo integri quella pubblica e ciò, però, può essere fatto se viene incentivato il welfare.
“Come Anpit stiamo facendo la nostra parte come c’è bisogno di un intervento attivo dello Stato che valorizzi sempre di più – dal punto di vista fiscale e contributivo – il welfare aziendale introducendo elementi di detassazione e decontribuzione dei benefit e quindi di tutto ciò che non viene erogato nell’ordinaria retribuzione di lavoro ma come servizi complementari” aggiungono.
L’altro pilastro è la valorizzazione della bilateralità
L’associazione ha già realizzato un lavoro importante perché la tutela della maternità è stata declinata all’interno della bilateralità. Questo vuol dire che i dipendenti delle aziende associate ad Anpit usufruiscono dentro la bilateralità di una serie di servizi aggiuntivi che aiutano nel momento della nascita dei figli. Tema, che rappresenta uno dei tasselli del grande puzzle di interventi di cui ha bisogno l’Italia per invertire il trend demografico.
Il pilastro centrale del nuovo welfare, secondo Anpit, è la famiglia, necessario quindi costruire una rete di servizi a suo sostegno che consenta di agevolare la conciliazione vita-lavoro. Servono pertanto forti investimenti di servizi collaterali, come la possibilità di usufruire di asili nido aziendali, servizi per anziani, per consentire alle famiglie di gestire liberamente la vita lavorativa e familiare senza un sovraccarico in termini fisici che psicologici.
Al governo: “Favorite le imprese per un passaggio da un Welfare State alle Well Communities”
Ma c’è bisogno anche dell’impegno del governo cui Anpit chiede di integrare e ampliare la defiscalizzazione e decontribuzione del welfare aziendale. Aiutare e favorire le imprese che introducono elementi di conciliazione vita-lavoro in azienda (ad esempio gli asili nido); e ancora, investimento diretto da parte dello Stato per ampliare i servizi all’infanzia e agli anziani e metterli a sistema.
“C’è necessità di una rivoluzione del welfare che introduca – oltre al ruolo attivo dello Stato – anche il ruolo attivo, propositivo e concreto delle comunità e dei corpi intermedi e ciò è possibile – secondo Anpit – se si valorizzano economicamente e fiscalmente tutte quelle realtà che in maniera sussidiaria offrono servizi di welfare alla persona sostituendosi allo Stato laddove non riesce. Passare quindi da un ‘Welfare State’ alle ‘Well Communities’, comunità del bene attraverso la valorizzazione e il ruolo attivo dei corpi intermedi, cercando di promuoverli da un punto di vista economico e sociale”.