Cantine Aperte, vetrina dell'enoturismo che vale 2,5 miliardi
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ApprofondimentiVino Dom 28 maggio 2023

Cantine Aperte, pronta la vetrina dell'enoturismo che vale 2,5 miliardi

Trentesima edizione di Cantine Aperte: quest'anno oltre 530 le aziende di 15 Regioni  che accoglieranno i visitatori con tour tra le botti Cantine Aperte, pronta la vetrina dell'enoturismo che vale 2,5 miliardi Cantina
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

L’enoturismo in Italia vale complessivamente 2,5 miliardi di euro l’anno

Sono circa 14 milioni i turisti legati a vario titolo al settore del bere di qualità. Dei 28 milioni di italiani in vacanza nell’estate 2022, il 39% ha scelto destinazioni a tema enogastronomico e ha speso un terzo del budget a tavola. Parte da questi numeri l’edizione numero 30  di Cantine Aperte, l’evento ormai  storico che si svolgerà nella giornate del 27 e 28 maggio. Quest’anno oltre 530 le cantine in 15 Regioni  apriranno le porte ai visitatori con tutta una serie di visite tra le botti, manifestazioni  e assaggi.

Era il 1993 quando  durante il Vinitaly nasceva,  grazie ad un’intuizione  di un gruppo di vignaioli,  il Movimento Turismo del Vino. “Nel corso degli anni – sottolinea Nicola D’Auria, presidente di quello che è diventato il brand di riferimento dell’enoturismo  – ci siamo resi conto della forte accelerazione del fenomeno. Soprattutto negli anni post pandemia, che hanno visto un cambiamento della fisionomia dell’enoturista e parallelamente un’evoluzione dell’offerta delle nostre cantine”.

Una bandiera del made in Italy

L’Italia si è confermata anche lo scorso anno primo produttore mondiale di vino, con oltre 50 milioni di ettolitri, e secondo per export sia in valore (dopo la Francia) che in quantità (dopo la Spagna). Lo certifica una ricerca realizzata da Intesa San Paolo. Le esportazioni nel 2022 sono cresciute di circa il 10% a valori correnti (stabili in quantità) raggiungendo la cifra di 7,8 miliardi di euro. Gli Stati Uniti sono la prima destinazione commerciale per i vini italiani, con oltre 1,8 miliardi nel 2022 (+8%), segue la Germania con circa 1,2 miliardi (+5%) e il Regno Unito con oltre 800 milioni (+9%).

Nel 2023 si prospetta un rallentamento generalizzato del fatturato ma nel complesso una buona tenuta dei margini. In sostanza, nonostante uno scenario incerto e volatile tra costi altalenanti , problema della manodopera e eventi climatici shoc, per il vino italiano  ci sono prospettive interessanti sia sul mercato nazionale che su quello estero.

Le opportunità

L’Oriente è ancora un mercato da conquistare per il vino italiano: in Cina, ad esempio, la nostra quota di export in valore è ancora molto bassa, soprattutto se paragonata a quella della Francia, nostro principale competitor: per i vini fermi siamo al 2% verso un dato francese che supera il 13%. Si tratta di un mercato dalle enormi potenzialità.

Bisogna inoltre lavorare sul corretto posizionamento di prezzo della nostra offerta enologica, forse ancora poco remunerata in relazione alla qualità che esprime: il prezzo medio dei nostri vini Dop è infatti sensibilmente più basso rispetto a quelli francesi: Le sfide nel futuro riguarda poi il ricambio generazionale che tocca quasi un’impresa vitivinicola su 10. Bisognerà infine continuare su un percorso di rafforzamento dimensionale e patrimoniale: in Francia oltre l’80% delle aziende vitivinicole ha una dimensione superiore ai 10 ettari, in Italia solo il 50%.

Etichette “terroristiche” e imitazioni

Non solo solo i problemi legati al costo delle materie prime ed  all’inflazione a frenare un settore in espansione. La decisione dell’Irlanda, di mettere sulle etichette del vino avvertenze  come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati“. rischia di avere pesanti ripercussioni sul comparto. La decisione era  stata presa da Dublino a  giugno dello scorso anno e quindi notificata a Bruxelles. Dopo una discussione i tecnici europei hanno  confermato che le autorità nazionali potevano adottare la legge.
Un via libera, quello dell’Unione europea, arrivato nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati Ue, che considerano la misura una barriera al mercato interno. Il governo italiano ha comunque poi  votato, all’inizio di quest’anno, una risoluzione contro le etichette sanitarie sulle bottiglie. Secondo le associazioni di categoria e lo stesso governo “non è il consumo di vino, ma l’abuso a nuocere alla salute“. E dunque i vari Stati, anziché pensare di intervenire sulle etichette dovrebbero “mettere in campo una serie di interventi per sensibilizzare il consumatore sull’uso moderato del prodotto”.

C’è poi il problema delle copiature o storpiature delle eccellenze italiane nel mondo, che non riguarda solo il Parmesan, la Zottarella o l’Asiago cheese ma investe anche il mondo del vino. Dal Prosek al Chianti alle storpiature dell’ Amarone all’estero si trovano prodotti di bassa qualità che scimmiottano il made in Italy.

Un problema, quest’ultimo, che si combatte anche con la  manifestazione Cantine Aperte, attraverso cui, si consumatori  (soprattutto stranieri), potranno saggiare la differenza tra  il vino tricolore le le imitazioni.

 

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