Comunità energetiche e rischio truffe sugli aiuti statali- V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

ApprofondimentiEnergia Ven 24 febbraio 2023

Le comunità energetiche e il rischio truffe sugli aiuti a fondo perduto

Mentre si discute dei danni del Superbonus, si apre un nuovo fronte sul 40% di incentivi a fondo perduto per le comunità energetiche Le comunità energetiche e il rischio truffe sugli aiuti a fondo perduto Contatore e bollette
Maddalena Camera
di 
Maddalena Camera

Nuovo fronte dopo il Superbonus

Non si sono ancora spenti gli echi di truffe, spese gonfiate e problemi vari derivati dai generosi ecobonus (con, purtroppo, sconto in fattura) varati dal governo Conte che già si prospetta all’orizzonte un’altra ghiotta possibilità di incasso per furbetti di vario genere. Questa volta però centrata sulle comunità energetiche per comuni sotto i 5mila abitanti.

Solo questi infatti potranno accedere al contributo del 40% a fondo perduto da 2,2 miliardi di euro stanziato da Pnrr per realizzare le comunità energetiche. Il ministero dell’Ambiente infatti ha inviato all’Unione Europea la proposta di decreto che incentiva le comunità energetiche, cioè le forme di autoproduzione ed autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, che non entrerà subito in vigore ma dovrà attendere il via libera della Ue.

Come nascono le comunità energetiche e cosa sono

Sia ben chiaro: l’idea,  nonostante sia stata molto spinta dal leader dei Cinquestelle Beppe Grillo, è buona. Le comunità energetiche infatti sono gruppi di persone, imprese, cooperative, enti locali, associazioni, enti religiosi che si uniscono per autoprodurre e autoconsumare energia elettrica da fonti rinnovabili: fotovoltaico, eolico, idroelettrico e biomasse. I vantaggi sono molteplici: risparmio in bolletta, riduzione di inquinamento ed emissioni, sicurezza ed indipendenza energetica del Paese.

La proposta di decreto è incentrata su due misure: un incentivo in tariffa e un contributo a fondo perduto.  E dunque solo le comunità realizzate nei comuni sotto i 5mila abitanti avranno i contributi a fondo perduto fino al 40%. L’intervento può riguardare sia la realizzazione di nuovi impianti che il potenziamento di impianti già esistenti. La misura, finanziata con 2,2 miliardi di euro del Pnrr, punta a realizzare una potenza complessiva di almeno 2 gigawatt. Che sarebbe paragonabile a quella di una grande centrale nucleare.

Chi invece sta in una grande città potrà associarsi in una comunità energetica per ottenere una tariffa incentivante sulla quota di energia prodotta. In questo caso la potenza finanziabile è pari a complessivi 5Gw, con un limite temporale fissato a fine 2027.  La misura dunque favorisce i piccoli comuni dato che, negli altri casi, chi si associa in una comunità energetica, ad esempio un condominio, dovrà pagare l’impianto.  Che poi si ammortizzerà ottenendo le tariffe incentivate ma anche risparmiando. Dato che l’energia elettrica prodotta dal fotovoltaico, o altri sistemi green, è a costo zero. Da sottolineare comunque che anche chi otterrà il contributo a fondo perduto potrà chiedere di cumularlo con l’incentivo in tariffa.

Tutto bene dunque? Non proprio

Gli obiettivi infatti sono molto ambiziosi, 5Gw sono l’equivalente di due centrali nucleari, ma il problema sta a monte. Infatti se i comuni sotto i 5mila abitanti si muoveranno celermente per non perdere i 2,2 miliardi del Pnrr e  per poter accedere ai contributi, provocheranno nuovamente il fenomeno di scarsità di materiali (pannelli, centraline ecc) e conseguente aumento dei costi. Problematiche già viste con il Superbonus 110%.

Quanto agli abitanti che vorranno costituire comunità energetiche nei comuni senza contributi gli incentivi sulle tariffe elettriche risulterebbero, secondo gli esperti, non particolarmente incentivanti.  Si parla infatti,  per gli impianti sotto o pari ai 200 Kw,  di un fisso di 80 euro più una tariffa premio non superiore ai 120 euro per Mw.  Tariffe che scendono se gli impianti sono di potenze maggiori.   La difficoltà maggiore però sta nel mettere tutti d’accordo.

La  creazione di una comunità energetica è, come si può intuire, una specie di condominio allargato che può comprendere più condomini, villette ma anche imprese. Va da se che più è grande la comunità energetica, minore risulta la spesa da affrontare singolarmente. Tanto per fare un esempio: per realizzare un impianto da, mettiamo 100Kw, la spesa potrebbe aggirarsi intorno ai 200mila euro. Ovvio che se  è divisa tra 100 persone fa “solo” 2 milaeuro a testa. Ma mettere tutti d’accordo non  è e non sarà semplice.  Questo è il motivo per cui le comunità energetiche sono ancora molto poco diffuse  in tutta Europa con alcuni esempi virtuosi.  Come quando, ad esempio, ci sono condomini vicino a realtà industriali con cui condividono l’impianto fotovoltaico.

Il ministro Gilberto Pichetto Fratin è ottimista

Certo le stime del ministro dell’ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, sono molte ambiziose. Secondo il ministro infatti il via libera al decreto dovrebbe favorire la nascita di 15mila comunità energetiche. “Ho fiducia negli italiani che, sono convinto, sapranno cogliere questa grande opportunità” ha detto al Sole24Ore.

L’importante, per la tutela dei conti pubblici e dei cittadini, è che ci siano opportuni controlli preventivi sull’effettiva realizzazione delle opere, altrimenti si verificheranno altre truffe. Non c’è dubbio infatti che qualcuno si metterà all’opera per intascare il 40% a fondo perduto creando una comunità energetica fittizia.

Controlli e limiti andranno posti anche sui costi delle opere

Opere che, ci auguriamo fortemente, non possano mai accedere allo sconto in fattura.  Per il Superbonus 110%, ad esempio, per l’istallazione di impianti fotovoltaici ci sono limiti di spesa precisi: 2400 euro per Kw di potenza e 1000 euro per ogni Kw di potenza sulle batterie di accumulo. Nel caso di questo provvedimento il tetto per  le spese ammissibili (dalla fornitura e posa in opera dei sistemi di accumulo ai collaudi tecnici e/o tecnico amministrativi)  è più stringente. La spesa ammissibile nel limite del costo di investimento massimo  è di 1.500 euro per kilowatt per impianti fino a 20 kW, di 1.200 euro per kW per impianti di potenza superiore a 20 kW e fino a 200 kW, di 1.100 euro per kW per potenze superiori a 200 kW e fino a 660 kW e di 1.050 euro per impianti di potenza superiore a 600 kW e fino a 1.000 kW.  A questo punto, volendo realizzare un impianto fotovoltaico, forse è meglio utilizzare lo sconto fiscale che, al momento è comunque ancora  possibile al 50% della spesa con detrazioni in 10 anni.

Condividi articolo