Svimez, "crescita solo nel 2024. Intanto oltre 760mila nuovi poveri"
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Approfondimenti
Approfondimenti Lun 28 novembre 2022

Svimez, la ripresa non arriverà prima del 2024. Oltre 760 mila nuovi poveri

Svimez, "La ripresa arriverà nel 2024. Intanto oltre 760mila nuovi poveri a causa degli aumenti delle bollette. Mezzo milione sono al Sud Svimez, la ripresa non arriverà prima del 2024. Oltre 760 mila nuovi poveri HOMELESS ALLA STAZIONE TERMINI DI ROMA SENZATETTO SENZA TETTO DIMORA POVERTA' EMARGINAZIONE POVERI VITA IN STRADA ABBANDONO
Fiorina Capozzi
di 
Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Più di un anno prima di ripartire

Ci vorrà ancora del tempo prima che l’economia riparta. Secondo la 49esima edizione del rapporto Svimez, presentato oggi alla Camera dei deputati, “il 2024 dovrebbe essere un anno di ripresa sulla scia del generale miglioramento della congiuntura internazionale, unitamente alla continuazione del rientro dall’inflazione che scende al +2,5% e +3,2% nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno nell’anno”. Secondo gli esperti, il Prodotto interno lordo dovrebbe aumentare nel 2024 dell’1,5% a livello nazionale, per effetto del +1,7% nel Centro-Nord e dello +0,9% al Sud. In particolare, la crescita del Mezzogiorno, apprezzabile dopo la flessione attesa nel 2023, resterebbe comunque sensibilmente inferiore a quello del resto del Paese. “Un aspetto strutturale che contribuisce a spiegare la debole ripartenza meridionale é rintracciabile sul lato dell’offerta: a seguito dei continui restringimenti di base produttiva sofferti dal Sud dal 2008, si è sensibilmente ridimensionata la capacita del sistema produttivo dell’area di agganciare le fasi espansive del ciclo economico” hanno spiegato gli analisti di Svimez.

Oltre 760mila nuovi poveri a causa dell’inflazione. Mezzo milione al Sud

Il rapporto ha inoltre evidenziato come, a causa dei rincari dei beni energetici e alimentari, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta potrebbe crescere di circa un punto percentuale salendo all’8,6%, con forti differenze di carattere territoriale: + 2,8 punti percentuali nel Mezzogiorno, contro lo 0,3 del Nord e lo 0,4 del Centro. In valori assoluti si stimano 760 mila nuovi poveri causati dallo shock inflazionistico (287 mila nuclei familiari), di cui mezzo milione al Sud. La crescita dei prezzi ha infatti ridotto il potere d’acquisto delle famiglie italiane che si sono praticamente ritrovate in tasca uno stipendio in meno l’anno. Le misure messo in campo dal governo di Mario Draghi prima e da quello di Giorgia Meloni ora riescono infatti solo in minima parte a compensare la perdita del potere d’acquisto. L’esecutivo ha rinnovato il reddito di cittadinanza per gli occupabili per la durata di otto mesi nel 2023. Intanto sta studiando una riforma che intervenga sulle banche dati per l’incrocio della domanda e dell’offerta di lavoro, oltre che sulla formazione finalizzata al ricollocamento. Secondo il programma del centrodestra resteranno comunque in piedi le misure a vantaggio di chi non può lavorare e degli over 59.

I rincari dell’energia pesano 42,9 miliardi nelle bollette delle imprese

Intanto, secondo quanto riferisce Svimez, la situazione si fa sempre più pesante per le aziende italiane: l’aumento dei prezzi di energia elettrica e gas si sta traducendo in un aggravio dei costi in bolletta di 42,9 miliardi di euro l’anno per le imprese industriali italiane; il 20% circa (8,2 miliardi) grava sull’industria del Mezzogiorno, il cui contributo al valore aggiunto industriale nazionale è tuttavia inferiore al 10%. Il dato è particolarmente significativo perché rischia di mettere in ginocchio soprattutto le piccole e medie imprese che in Italia creano buona parte dell’occupazione su tutto il territorio nazionale. Non a caso Svimez ha evidenziato l’importanza strategica sul territorio nazionale, e in particolare al Sud, di imprese a partecipazione statale come Leonardo.

 

 

 

 

Condividi articolo