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ApprofondimentiIn evidenza Ven 09 dicembre 2022

Metalli, senza risorse a rischio la produzione: il governo Meloni deve mappare il territorio nazionale

Senza metalli ed energia danni alla produzione. Il governo Meloni deve mappare le risorse italiane e creare un'autorità per gestirle Metalli, senza risorse a rischio la produzione: il governo Meloni deve mappare il territorio nazionale Miniera d'oro
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Altro che Green deal: senza metalli, materie prime ed energia non si va da nessuna parte

Con la fiammata dei prezzi non resta che fare una sola cosa: il governo deve mappare le risorse italiane e creare un’autorità per la loro gestione. A lanciare la proposta operativa è Gianclaudio Torlizzi, fondatore della società di consulenza T-Commodity e autore del libro “Materia rara. Come la pandemia e il green deal hanno stravolto il mercato delle materie prime”.

L’idea di Torlizzi arriva ad una manciata di giorni dalla proposta del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, per la creazione di un fondo sovrano europeo per le materie prime tentando di evitare colli di bottiglia nella produzione europea. “Una soluzione che però non è risolutiva visto che l’Europa ha dimostrato ben poca solidarietà sul gas e in generale sull’energia” commenta Torlizzi che spiega come senza un’adeguata strategia di medio e di lungo periodo sul tema dei metalli l’Italia si ritroverà ben presto a dover affrontare una  nuova crisi legata proprio alle penuria di risorse normalmente importate. 

La crisi dei metalli è dietro l’angolo e costerà cara all’Italia. Non ci sarà una soluzione europea

“L’assenza dell’Europa in questa crisi energetica è un qualcosa di allucinante. Nella vicenda dei prezzi dell’energia le elite europee hanno mostrato il peggio di loro stesse. L’Unione europea è stata la grande assente, lasciando la possibilità ai Paesi che potevano di risolversi i problemi in autonomia e sulla base del proprio spazio di bilancio – spiega l’esperto –  Questa impostazione tradisce l’essenza economica dell’Unione e il suo paradigma che è essenzialmente mantenere i salari bassi. L’Italia non viene aiutata, come altri Paesi, perché si vuole impedire che l’inflazione sfugga al controllo della Bce”.

“Ma il problema è che l’inflazione deriva da fattori esogeni. Non solo dalla fiammata del prezzo del gas, ma dall’inondazione di stimoli fiscali adottata dagli Stati Uniti fra il 2020 e il 2021 che ha prodotto un cortocircuito nel comparto delle materie prime che poi nel caso della Russia è stata utilizzata come arma geostrategica. Il che ha acuito la situazione, ma di fatto se l’inflazione è arrivata al 10% lo si deve a fattori esogeni contro i quali bisognerebbe contrapporsi con una politica espansiva”.

E, cioè l’esatto contrario di quanto sta facendo l’Europa. Ma il peggio è che, se le cose stanno in questi termini, non basterà la fine del conflitto fra Russia e Ucraina a riportare l’orologio indietro. L’inflazione resterà alta come continueranno a schizzare i prezzi delle materie prime. Detta in altri termini per l’esperto si tratta di una crisi “globale che sta diventando strutturale e che di certo non si risolve con la politica dei tassi”.

Green deal e produzione industriale nazionale a rischio

Se le cose stanno in questi termini anche il Green deal con il passaggio all’elettrificazione e alle fonti di energia pulita rischia di essere un problema prima ancora di diventare un’opportunità. “Per il passaggio alle energie pulite servono comunque materie prime per costruire gli impianti fotovoltaici ed eolici. I metalli sono un elemento fondamentale della transizione energetica e l’Europa, men che meno l’Italia, si sta ponendo questa questione”.

“Il Vecchio continente ha da tempo delegato all’esterno del suo territorio il reperimento delle materie prime necessarie alla produzione, ma temo sia arrivato il momento di cambiare registro – prosegue Torlizzi -. Materie prime e rare saranno sempre più richieste e chi le ha le terrà per sé facendone anche un’arma della guerra economica. La Cina che da anni investe in Africa sono certa non esiterà ad utilizzare le risorse disponibili per alimentare la sua economia piuttosto che esportare metalli”.

Per mettere in sicurezza gli approvvigionamenti bisogna riprendere a scavare e ad estrarre.

Il tema è particolarmente spinoso, ma, secondo l’esperto, per mettere in sicurezza l’industria nazionale, sul breve periodo è necessario innanzitutto fare degli accordi commerciali internazionali come ha fatto il governo di Mario Draghi sul gas. Contemporaneamente si deve avviare una mappatura delle risorse del territorio e, in caso di necessità, riprendere a scavare.

Tutti sanno ad esempio che vicino Roma c’è del litio, ma nessuno sa di quale consistenza sia il giacimento – riprende Torlizzi – Il governo deve fare una grande operazione di mappatura ed entrare nell’ottica di idee che se necessario deve poter riprendere ad utilizzare le risorse del nostro territorio e creare un’autorità che possa poi gestirle. Non dico che questa sia un’operazione facile. Ma bisogna sapere che se non c’è una strategia di lungo periodo sul tema materie prime, si rischia davvero molto”.

Senza materie prime, le imprese vanno in affanno, chiedono ammortizzatori sociali e licenziano, mentre lo Stato tenta di parare i colpi con le poche risorse disponibili che ha. 

L’extradeficit è l’unica chance per una nuova politica industriale

Secondo l’esperto, a questo punto della storia, “il governo dovrebbe concordare con Bruxelles e Francoforte nuovo spazio di manovra in bilancio. Denaro che dovrebbe servire per sostenere il tessuto produttivo grazie ad una forte defiscalizzazione e metterlo in condizioni di affrontare i tempi duri che ci attendono. Perché la corsa dei prezzi sulle materie prime non si fermerà” conclude ricordando che la manovra del governo Meloni prevede 21 miliardi su 35 per tamponare i rincari energetici per famiglie e imprese. Ma solo fino ad aprile. 

 

 

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