Puglia, alle stelle i prezzi del pane: mai così alti
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Approfondimenti Lun 19 settembre 2022

Pane, in Puglia mai stato così caro: ma gli aumenti non dipendono solo dall'energia

Il pane è qualcosa in più di un semplice alimento. Specialmente in Puglia, dove filoni come quelli di Altamura Pane, in Puglia mai stato così caro: ma gli aumenti non dipendono solo dall'energia PANETTERIA, PANIFICIO, PANE, FORNO
Marco Vassallo
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Marco Vassallo

L’allarme di Coldiretti: pane mai così caro in Puglia

Il pane è qualcosa in più di un semplice alimento. Specialmente in Puglia, dove filoni come quelli di Altamura sono l’emblema di una cultura gastronomica tra le più apprezzate in Italia. Ma adesso con i rincari energetici e le speculazioni,  questo bene prezioso e necessario sta diventando un bene di lusso sempre più lontano dai prezzi popolari. L’allarme lo lancia Coldiretti. Secondo la associazione, infatti, il pane in regione non è mai stato “così salato”.

Speculazioni in filiera

“I prezzi sono aumentati di un ulteriore 14% – si legge in una nota . “Dal grano al pane i prezzi aumenta 12 volte a causa di speculazioni e distorsioni all’interno delle filiere”.Queste distorsioni – continua Coldiretti – impoveriscono le tasche dei cittadini e danneggiano gli agricoltori, strozzati dai rincari record di energia, mangimi e fertilizzanti e prezzi del grano in caduta libera. Con un chilo di grano tenero che viene pagato agli agricoltori intorno ai 40 centesimi al chilogrammo, si produce un chilo di pane che viene venduto ai consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città, con una incidenza del costo del grano sul prezzo del pane che resta dunque marginale, pari a circa il 10% in media”.

Dipendenza dal grano ucraino

Tra i prodotti che hanno subito maggiori incrementi di prezzo ci sono proprio – sottolinea Coldiretti Puglia – alimenti la cui disponibilità dipende direttamente o indirettamente dalle importazioni dall’estero. In particolare dall’Ucraina. Un esempio sono proprio il pane e la pasta fatte con grano tenero e grano duro. L’Italia è dipendente dalle importazioni straniere per il 64% del frumento tenero che serve per pane, biscotti, dolci e del 47% del granturco per l’alimentazione delle stalle.E secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea, “per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori, ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi”.

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