L'nvasione di auto cinesi: costa 7 miliardi di profitti alle case Ue
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AperturaAuto Gio 11 maggio 2023

Allarme Allianz sull'invasione di auto cinesi: "rubano" 7 miliardi di profitti alle case europee

A lanciare l'allarme è un dossier di Allianz Trade che contiene un forte richiamo ai politici di Bruxelles Allarme Allianz sull'invasione di auto cinesi: "rubano" 7 miliardi di profitti alle case europee TESLA MOTORS RICARICA AUTO ELETTRICA
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Crollo dei profitti e migliaia di disoccupati a causa dell’invasione di auto cinesi

Le case automobilistiche europee potrebbero perdere 7 miliardi di euro di profitti entro il 2030 a causa dell’invasione di vetture cinesi. L’allarme arriva da uno studio di  Allianz Trade secondo il quale “le economie europee dipendenti dal settore automobilistico subiranno un duro colpo a causa delle importazioni di automobili cinesi”. Le importazioni cinesi di veicoli elettrici, prevede lo studio, potrebbero costare un totale di 24 miliardi di euro in termini di produzione economica nel 2030, che si traduce in un calo dello 0,15% del Pil del Vecchio Continente. I più colpiti sarebbero Paesi come Germania, Slovacchia e Repubblica Ceca, che rischiano tra lo 0,3 e lo 0,4% del Pil, ma a ruota segue l’Italia.

Se oggi l’impatto della Cina sul mercato europeo delle auto elettriche appare ancora marginale, la situazione nei prossimi anni è destinata a cambiare radicalmente. Secondo analisti ed associazioni di categoria, già nel 2025 potrebbero infatti essere importate in Europa oltre 800.000 autovetture di fabbricazione cinese, la maggior parte delle quali elettriche. Questa tendenza trasformerebbe l’Europa in un importatore di automobili, con un surplus di importazioni, nel 2025, di oltre 221.000 veicoli. Un vero e proprio ribaltamento della situazione attuale, basti pensare che nel 2015  il surplus di esportazioni europee era di circa 1,7 milioni di veicoli, mentre lo scorso anno è stato di poco meno di 80 mila vetture. Sempre lo scorso anno  in Europa sono stati venduti  circa 200.000 veicoli di marchi cinesi, di cui circa 90.000 completamente elettrici, 40.000 ibridi plug-in e il resto con trasmissioni convenzionali.

Il richiamo alla politica europea

Secondo il rapporto di Allianz Trade, questa situazione esplosiva, che finirebbe per  provocare decine di migliaia di disoccupati (tra dipendenti diretti delle Case ed indotto) potrà essere disinnescata solo attraverso una forte azione del mondo politico. Il dossier invita a prendere in considerazione  dazi doganali pari a quelli delle auto europee importate in Cina. Come pure la richiesta è quella di supportare maggiormente chi investe nello sviluppo di materiali e tecnologie per le batterie dei veicoli elettrici e, in ultima  istanza,  consentire anche ai costruttori cinesi di produrre auto in Europa.

Un esempio della difesa dell’industria nazionale arriva dagli Stati Uniti dove l’amministrazione Biden ha approvato, nell’ambito del grande piano Inflaction reduction act , un pacchetto di norme per promuovere l’auto elettrica. Il piano prevede sgravi fino a 7.800 dollari sull’acquisto di auto a spina solo nel caso che il veicolo contenga il 65% dei componenti prodotti negli Usa. Diversa però la situazione in Europa dove Bruxelles, pur avendo approvato un piano di passaggio all’elettrico in tempi rapidi (dal 2035 scatterà il divieto di vendita di auto diesel e benzina) non ha varato alcun provvedimento a difesa dell’ndustria europea.

Perché la Cina vince

Le case automobilistiche europee hanno ancora problemi relativi alla catena di approvvigionamento, per questo si stanno concentrando sulla costruzione nel Vecchio Continente di veicoli elettrici più costosi e con volumi inferiori. Al contrario, i produttori cinesi, avendo ottimizzato i loro modelli per il mercato locale, ora si stanno focalizzando sull’Europa, proponendo diversi modelli Bev a prezzi accessibili.

Inoltre, anche se i precedenti tentativi delle case automobilistiche cinesi di penetrare in Europa sono risultati fallimentari, la questione potrebbe totalmente cambiare con le auto elettriche, dove invece le compagnie asiatiche sono molto competitive. Ma lo strapotere del Dragone parte a monte della produzione, ovvero dalle materie prime per le batterie elettriche e per i microchip cui la Cina ha il quasi monopolio. Le case europee si ritrovano di fronte quindi a una duplice minaccia: da una parte un possibile calo di vendite in Cina, dove i produttori locali hanno aumentato le loro quote di mercato, dall’altra l’aumento delle vendite di auto cinesi nei mercati occidentali.

Produttori europei in trincea

Ma l’allarme sull’invasione cinese, rilanciato da Allianz, arriva dagli stessi manager delle Case europee. Carlos Tavares, Ceo di Stellantis, ha più volte richiamato le autorità europee a rivedere la politica del “tutto elettrico” proprio per il rischio di uno strapotere cinese. E Linda Jackson, amministratore delegato della Peugeot, ha affermato senza mezzi termini che i produttori cinesi di veicoli elettrici rappresentano una minaccia crescente perché offrono auto migliori rispetto al passato a prezzi accessibili. Sta di fatto che i marchi cinesi hanno raggiunto nel 2022 una quota del 5,2% del mercato dell’elettrico, in crescita rispetto al 3,8% del 2021.

mauri.cattaneo@gmail. com

 

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