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AutoIn evidenza Gio 02 marzo 2023

L'auto elettrica manda fuoristrada la "gauche caviar"

Oggi si decide sull'auto green: il niet della Germania ha mandato in cortocircuito la sinistra demagogica e ambientalista L'auto elettrica manda fuoristrada la "gauche caviar"
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Auto green,  si decide il futuro

Un po’ come Greta Thumberg che in questi giorni protesta contro le pale eoliche perché disturbano le renne, il dibattito a Bruxelles sull’auto elettrica, sfociato nel divieto di vendita di vetture diesel e benzina dal 2035, a ben guardare si poggia sugli  stessi presupposti di fondo. Una certa demagogia ambientalista nutrita da una gauche caviar alla disperata ricerca di  nuova identità, ma sempre più lontana dalla massa di  cittadini  economicamente fragili che dovrebbe rappresentare.

Non è un caso che proprio l’auto elettrica si è rivelata veicolo perfetto su cui imbarcare socialisti, verdi ed affini. Una strada che, visti i numeri nell’emiciclo comunitario, è apparsa da subito in discesa con tanto di brindisi transnazionale lo scorso 15 febbraio all’approvazione conclusiva della legge da parte del Parlamento europeo.

La Germania si tirerà indietro?

Ma si è festeggiato troppo presto. A interrompere la marcia verde verso il Sol dell’avvenir potrebbe pensarci, a sorpresa, la Germania. Berlino, poche ore prima della ratifica finale del provvedimento da parte degli ambasciatori Ue (una formalità, secondo i più), se ne era uscita con il suo niet che ha rimescolato le carte costringendo le autorità di Bruxelles a decidere il rinvio del voto.

La conta è prevista per oggi, ma più passano le ore e più appare probabile un nuovo slittamento. Cosa accadrà? La gran parte degli osservatori non prevede una spaccatura netta. Difficilissimo che si ridiscutano le fondamenta del piano. La stessa Germania non vuole stracciare il trattato ma chiede delle deroghe ed è per questo che in Europa si sta cercando di prendere tempo. Le deroghe chieste da Berlino, poi, non sono altro che quelle su cui si poggia il “no” italiano già annunciato dal governo Meloni.

Tutte le problematiche dell’auto elettrica

Rilievi di buon senso. A cominciare dalla difesa dei posti di lavoro messi a rischio da una transizione al green a tappe forzate (solo in Italia, secondo i sindacati, a perdere il posto saranno in 200 mila). Ma poi c’è il grande tema delle materie prime su cui si basa l’industria dell’auto elettrica: la Cina ha il quasi monopolio delle componenti per batterie e microchip. Ciò darà al dragone un vantaggio competitivo straordinario sia dal punto di vista del numero di vetture prodotte che, soprattutto, per il prezzo.

Un’invasione di auto cinesi (che sta già avvenendo) con vetture a basso costo, potrebbe squassare i conti delle case europee già alle prese con la difficile transizione al green. E c’è ancora tutto il tema di una decisione che premia solo l’elettrico. Perché, ci si chiede, non valutare anche altre tecnologie che già esistono per arrivare alle emissioni zero?

Non meno importante, il tema della rete di centraline di rifornimento che appare carente (e difficilmente si arriverà ad una vera copertura dell’intero territorio europeo in poco più di dieci anni). Infine, viene fatto notare da chi critica l’ultimatum Ue, il divieto di vendita delle auto a motore endotermico potranno, paradossalmente, fare aumentare l’inquinamento. Chi infatti non avrà i soldi per comprare una vettura elettrica, che mediamente costa un terzo in più della tradizionale, si terrà l’auto vecchia e sempre più inquinante.

Tutte tematiche, queste, accolte a Bruxelles con una alzata di spalle. Ma che pesano come un macigno sulla votazione di oggi.

Come dicevamo, è improbabile un cambio di rotta. Ma, comunque vada, ciò che è accaduto in questi  giorni appare come  una novità assoluta nel panorama europeo. Un seppur piccolo compromesso sull’auto elettrica potrebbe fare da grimaldello per le decisioni future sull’ambiente. Su questo dovrà riflettere la componente ecologista più oltranzista che ha guadagnato peso nella sinistra  a Bruxelles come a Roma.

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