Auto elettrica, a rischio i 713 milioni del Pnrr per le colonnine- V&A
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AutoPrimo piano Mer 08 febbraio 2023

Auto elettrica, i 713 milioni del Pnrr per le colonnine a rischio

Irrealistico il programma per la creazione di 21mila nuove colonnine di ricarica per l'auto elettrica. A rischio i 713 milioni del Pnrr. Auto elettrica, i 713 milioni del Pnrr per le colonnine a rischio Ricarica auto elettrica
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Auto elettrica, i 713 milioni del Pnrr per le colonnine possono andare persi

Scoppia il caso dei 713 milioni di euro, previsti dal Pnrr per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica per l’auto elettrica da qui a fine 2025. I fondi rischiano infatti di rimanere inutilizzabili senza un  intervento del governo che corregga le misure attuative peraltro appena licenziate. Si tratta dell’ennesima doccia fredda sull’auto elettrica dopo il dato negativo delle vendite di gennaio (le immatricolazioni delle vetture full electric sono addirittura arretrate dell’8,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, attestandosi a 3.333 unità) e il flop degli incentivi messi a disposizione dal governo per l’auto green con una richiesta praticamente nulla (a fronte del tutto esaurito degli aiuti per l’acquisto di  vetture a combustione tradizionale).

Il motivo del corto circuito sui fondi del Pnrr riguarda i tempi di realizzazione. I decreti che stabiliscono le modalità di accesso ai fondi, le tipologie di progetti, le spese ammissibili, le modalità di selezione e gli ambiti territoriali per l’installazione delle colonnine non fanno i conti con una realtà italiana fatta di lungaggini burocratiche e da una giungla di adempimenti amministrativi. Senza un cambio di rotta appare totalmente irrealistico (come denuncia la stessa associazione E-Motus che raggruppa tutti i soggetti legati allo sviluppo dell’auto elettrica) portare a termine un piano che prevede entro la fine del 2025 l’installazione di  7.500 stazioni di ricarica nelle strade extraurbane (da almeno 175 kW) e 13.755 nelle città (da almeno 90 kW).

Anche un problema di sicurezza

Ma non solo. Il piano stesso prevede la creazione di  un cospicuo numero di colonnine di ricarica nei distributori di benzina tradizionali. Un controsenso per un mezzo a batterie che (come avviene per altri strumenti come il  telefonino), presuppone un diverso modo di fare rifornimento.

E la questione non riguarda solo l’aspetto relativo alla capillarità della rete e della mobilità, ma investe il tema della sicurezza degli automobilisti. Per ricaricare una vettura elettrica a tutt’oggi si va da un massimo di 8 ore (rete domestica) ai 30 minuti (colonnina con ricarica rapida). Ora, molti dei distributori di carburanti tradizionali si trovano  in luoghi isolati o in quartieri periferici delle città. È evidente la problematica del sostare oltre un’ora in luoghi potenzialmente a rischio.

Italia spaccata in due

La richiesta di chi spinge sull’auto elettrica è ora quella di correggere le misure attuative del Pnrr. Per contro che sta facendo i conti, come i concessionari,  con un mercato che continua a premiare le vetture a combustione tradizionale chiede un ripensamento sulla marcia a tappe forzate verso il green imposta all’Italia dall’Unione europea. Sta di fatto che gli automobilisti con auto elettrica avranno a disposizione ancora per qualche tempo le poco più di 32 mila colonnine installate nel nostro Paese di cui il 75% nelle città.

Colonnine che per giunta mostrano un’Italia spaccato in due. In quanto a  distribuzione geografica, il 57% circa delle infrastrutture è  nel Nord Italia, il 23% circa al Centro e solo il 20% al Sud e nelle isole. Guardando alle singole regioni, la Lombardia, con 5.418 punti  possiede da sola il 17% di tutte le installazioni. Seguono, nell’ordine: Piemonte (11%), Lazio ed Emilia-Romagna (10%), Veneto (9%) e Toscana (8%). Queste sei Rergioni coprono complessivamente il 64% del totale dei punti in Italia.

Come dire che, in attesa delle 21mila nuove centraline previste dal Pnrr, l’automobilista green per il momento è condannato a circolare solo in alcune grandi città e soprattutto del Nord. Non è un caso che in un gennaio in cui la quota di mercato dell’elettrico è calata al 2,6% dal 3,4% di un anno prima il modello più venduto è stata la Fiat 500, una citycar.

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