Il masochismo europeo non ha freni, confermato l’addio a diesel e benzina
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ApprofondimentiAuto Gio 30 giugno 2022

Il masochismo europeo non ha freni, confermato l’addio a diesel e benzina

Ha deciso di proseguire sulla strada delle emissioni zero entro il 2035, con la messa al bando dei veicoli nuovi a benzina e diesel. Il masochismo europeo non ha freni, confermato l’addio a diesel e benzina
Riccardo Pelliccetti
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Riccardo Pelliccetti

Riccardo Pelliccetti, triestino, è stato caporedattore e inviato speciale per 20 anni de Il Giornale, dopo aver lavorato per diversi quotidiani, periodici e riviste web, occupandosi di politica estera e difesa. Ma è tornato alla sua passione: l’economia. Ha pubblicato i libri “La via dell’esodo” (1997), “I nostri marò” (2013) e “Le verità negate” (2020).

La fine delle auto diesel e benzina

Un’intesa nella notte che scontenta diversi governi e soprattutto le industrie automobilistiche. Il consiglio dei ministri dell’Ambiente dei Paesi Ue, riunito a Lussemburgo, ha infatti deciso di proseguire sulla strada delle emissioni zero entro il 2035, con la messa al bando dei veicoli nuovi a benzina e diesel. Il provvedimento sul clima prevede anche di aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di Co2 dei veicoli nuovi entro il 2030, portandoli al 55% per le auto e al 50% per i furgoni. Un risultato tutt’altro che scontato, viste le premesse.

Paesi insoddisfatti

C’è chi non è totalmente soddisfatto, perché si aspettava una svolta più decisa per limitare il riscaldamento globale, e chi, come Italia, Bulgaria, Portogallo, Romania e Slovacchia, ha chiesto una proroga fino al 2040 senza essere accontentato. E neppure è passato il compromesso tedesco, cioè procedere con il bando di benzina e diesel nel 2035, ma con nuove regole per consentire anche dopo quella data l’uso di «carburanti neutri dal punto di vista della CO2» in alcuni veicoli, quali auto da corsa, veicoli industriali come trattori, ambulanze e motori dei vigili del fuoco. A sostenere il compromesso proposto da Berlino era stato anche il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, secondo il quale il bando al 2035 era accettabile solo pensando di «raggiungere la neutralità tecnologica mediante l’uso di combustibili carbon neutral dopo il 2035» e attuando «una progressiva eliminazione dei motori a combustione interna per furgoni, con una tecnologia adeguata per i veicoli pesanti». Il consiglio dei ministri dell’Ambiente ha anche approvato la proroga di cinque anni dell’esenzione dagli obblighi di Co2 concessa ai produttori di nicchia, quelli cioè che producono meno di 10mila veicoli all’anno. La clausola, soprannominata “emendamento Ferrari”, farà tirare un sospiro di sollievo ai marchi di lusso, principali beneficiari della deroga. Resta aperto anche uno spiraglio per il futuro sull’uso di biocarburanti, carburanti sintetici o ibridi plug-in.

Le divergenze tra Italia a Germania

In ogni caso, non sembra ci sia molto spazio per altre eventuali modifiche al provvedimento, anche se la misura sarà ancora oggetto di un triangolo negoziale tra Consiglio Ue, Parlamento europeo e Commissione per raggiungere un accordo definitivo sui testi legislativi. Torneranno a galla di sicuro le divergenze che fino a poco tempo fa hanno creato tensioni in diversi governi, tra cui quelli di Italia e Germania. Il ministro delle Finanze tedesco e leader dei liberali, Christian Lindner, il quale aveva annunciato al convegno degli industriali che la Germania non avrebbe votato il bando di diesel e benzina, ha spinto molto sul ruolo dei carburanti sintetici, minacciando di bloccare qualsiasi tentativo del governo tedesco di sostenere l’obiettivo del 2035, fortemente voluto invece dai ministri Verdi del suo governo.

La Commissione europea nel 2026 farà un check dei progressi compiuti per raggiungere l’obiettivo zero emissioni e, allo stesso tempo, riesaminerà la situazione «tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in e l’importanza di una transizione praticabile e socialmente equa verso emissioni zero». La questione dei carburanti sintetici era già stata oggetto di una proposta del Ppe all’Europarlamento, ma era stata bocciata. La porta però non è chiusa, ma i costruttori, che avevano chiesto indicazioni precise sulle tecnologie su cui investire, ancora non sanno come dovranno muoversi. Secondo il presidente dell’Anfia, Paolo Scudieri, «non è ancora chiaro quello che è stato deciso, cioè se la possibile apertura alle energie alternative sarà conclamata tra un anno – ha spiegato -. Aspettiamo per domani delucidazioni sul frutto dell’accordo». Giorgio Marsiaj, presidente Unione Industriali di Torino ha detto invece che «l’accordo metterà in grave difficoltà la filiera automotive. Spiragli importanti, ma non cambiano il quadro generale».

Delusione italiana

In Italia però sono fioccate le reazioni politiche, che hanno messo in luce la delusione per l’accordo trovato a Lussemburgo. «Il compromesso raggiunto non può essere di piena soddisfazione per un grande paese produttore di componentistica quale è l’Italia, ma sicuramente un passo avanti – ha detto il viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto – Adesso si apre una nuova sfida a fianco dell’elettrico e di tutte le nuove tecnologie a esso connesse». Per il leader della Lega Matteo Salvini, l’accordo è invece una follia. «Il passaggio all’elettrico consegna l’industria occidentale nelle mani di Pechino», ha affermato. Lo stop a diesel e benzina nel 2035, secondo Salvini, «non serve per l’ambiente, ma a far licenziare milioni di persone in Europa e a farne assumere altrettante in Cina».

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