Dumping di Pechino? Ecco la differenza di prezzo tra auto europee e cinesi
La forbice tra modelli di medesima fascia varia tra i 6 mila e i 10 mila euro. Le incertezze dell'Unione europea mentre negli Usa c'è già un piano anti-Dragone.
La reazione della Cina all’apertura di una indagine Ue sulle auto cinesi e sul possibile dumping sull’esportazione delle loro automobili elettriche è stata particolarmente dura. “La Cina ritiene che le misure investigative proposte dall’Unione europea – scrive in una nota il ministero del Commercio cinese. – servano in realtà a proteggere la propria industria in nome della concorrenza leale. Si tratta invece di un puro atto protezionistico che sconvolgerà e distorcerà gravemente l’industria automobilistica globale e le catene di fornitura, compresa quella della Ue, e avrà un impatto negativo sulle relazioni economiche e commerciali fra la Cina e l’Unione Europea”.
Tradotto in parole povere il Dragone si prepara ad una azione di rappresaglia con un muro nei confronti dell’Europa. E questo, per alcuni gruppi del Vecchio Continente, avrebbe pesantissime ripercussioni. D’altra parte i numeri parlano chiaro e sono inquietanti: secondo i dati doganali cinesi nel 2022 le esportazioni verso la Ue sono aumentate dell’8,6% a 526 miliardi di euro mentre le importazioni dall’Ue sono crollate del 7,9% a 267 miliardi di dollari a causa della debole domanda cinese. E sul fronte delle auto elettriche la proiezione al 2030 gioca nettamente a favore di produttori cinesi. Dumping o meno, è proprio il prezzo delle auto il jolly che può giocarsi il dragone per conquistare i consumatori europei.
La forbice dei prezzi
Ma oggi, quale è la forbice tra un modello made in Europe ed uno con le medesime caratteristiche del Dragone? Una risposta non facile da dare, visto che ormai il prezzo dell’auto dipende molto da parte delle dotazioni e dall’elettronica che spesso figurano tra gli optional a pagamento. Resta il fatto che tra le vetture già a listino, anche tenendo conto del solo prezzo base, le differenze ci sono.
Prendiamo ad esempio il “segmento C” che è quello più ricercato dagli automobilisti del Vecchio continente e mettiamo a confronto tre case Ue (Renault, Volkswagen e Peugeot) con la cinese (in realtà anglo-cinese) Mg. Ebbene, tra la Mg 4 e le omologhe europee la differenza è attorno ai 10 mila euro (da 30 mila a prezzi attorono ai 40 mila euro). Per quanto riguarda i Suv e le berline il discorso cambia di poco: tra una Volkswagen, una Skoda e la cinese Byd ballano dai 6mila ai 10 mila euro. Ma in questa comparazione mancano ancora le auto di fascia bassa (segmento cruciale per gruppi cone Stellantis), dove veramente la Cina in futuro può fare la differenza. Tra le “piccole” infatti anche un prezzo inferiore di soli 2- 3-4 mila euro può orientare l’acquisto dei consumatori.
Non bisogna perdere tempo
L’inchiesta anti-dumping è un primo atto concreto dell’Ue dopo mesi di allarmi inascoltati provenienti dai vertici delle maggiori Case europee. Ma come difendersi da produttori che dispongono del quasi monopolio delle materie prime per l’auto elettrica (terre rare, batterie, ecc.), che possono contare sul sostegno del governo attraverso aiuti di Stato, e dove la manodopera costa meno che da noi? Un esempio viene dagli Stati Uniti dove sono stati varati forti incentivi all’acquisto di auto elettriche ma solo per i modelli i cui componenti sono prodotti almeno al 60% in territorio americano. Ciò non solo contribuisce a rendere l’industria nazionale più competitiva, ma obbliga i produttori cinesi ad aprire siti produttivi negli Usa.
Qualsiasi iniziativa intenda prendere Bruxelles, avvisano gli esperti di settore, va varata in tempi brevi. Al momento infatti le Case europee vantano ancora un vantaggio legato alla credibilità del brand. Anche di fronte ad una forbice dei prezzi i consumatori europei preferiscono affidarsi a marchi quali, per fare qualche esempio, Bmw, Audi, Volkswagen o Fiat. Ed inoltre la rete commerciale e soprattutto di assistenza post-vendita delle Case del Dragone è ancora allo stato embrionale. Ma la situazione sta cambiando rapidamente. Come ha ripetuto anche recentemente Luca De Meo, presidente di Acea e numero uno di Renault, commentando il Salone di Monaco (dove la metà degli stand era cinese): “Non c’è più tempo”.