In Europa è stallo sull'auto green: voto rinviato a data da destinarsi
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AperturaAuto Ven 03 marzo 2023

In Europa è stallo sull'auto green: voto rinviato ancora, esultano Italia e Germania

Stop in Ue sull'auto green: il voto sullo stop alla vendita di veicoli nuovi a benzina o diesel dal 2035 rinviato a data da destinarsi In Europa è stallo sull'auto green: voto rinviato ancora, esultano Italia e Germania
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Voto sull’auto green rinviato a data da destinarsi

L’Europa si conferma in stallo sull’auto green. Il voto sullo stop alla vendita di veicoli di nuova immatricolazione a benzina o diesel dal 2035 è stato rinviato a data da destinarsi per evitare che emergesse una minoranza di blocco nella riunione degli ambasciatori. Il tema infatti non è entrato nell’agenda  dei lavori della riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti dei 27, come ha annunciato la stessa presidenza svedese.

È chiaro che a pesare siano state soprattutto le posizioni dell’Italia e della Germania, oltre a quelle contrarie di Polonia e Bulgaria. Il governo Meloni si è schierato apertamente contro l’approvazione del blocco alle auto a benzina o diesel dal 2035 approvato dal Parlamento europeo lo scorso 14 febbraio. Berlino, invece, ha tergiversato per giorni, facendo scattare il primo rinvio da mercoledì a oggi. Dal governo Scholz, però, è filtrata in modo netto l‘insoddisfazione per l’impostazione attuale della regola che andrebbe a mettere molto in difficoltà tutto il sistema auto tedesco. L’impossibilità di trovare una mediazione ha portato al rinvio del voto di oggi a data da destinarsi, oltre allo stralcio del punto anche dal Consiglio Ue dei ministri dell’educazione, che il 7 marzo era chiamato alla mera ratifica formale dell’accordo.

Perché l’Unione europea ha optato per il rinvio

Ma perché l’Ue ha scelto di non arrivare allo scontro sull’auto green, nonostante la maggioranza dei Paesi si fosse mostrata favorevole alla norma? Perché i regolamenti comunitari prevedono che di fronte al “no” di quattro Paesi con una percentuale significativa di popolazione, si crei una “minoranza di blocco” in grado di stoppare la norma. E il fronte formato da Italia, Germania, Polonia e Bulgaria avrebbe rispettato i criteri, rendendo possibile lo stop alla norma.

Verità&Affari ha più volte raccontato come Berlino, come d’altra parte Roma, non contesta la strategia verso un’auto a zero emissioni, ma modi e tempi di realizzazione del piano. Chi chiede un ripensamento sulla marcia a tappe forzate verso l’elettrico pone dei temi con pesanti conseguenze socio-economiche per il Paese: dai prezzi delle auto elettriche europee (che perderebbero la competizione con la Cina) alle ricadute economiche e sociali su lavoro e consumi. Senza dimenticare la diffusione delle centraline di ricarica, come approfondito da Verità&Affari in questo articolo, o l’incomprensibile allergia per eventuali motori a scoppio che utilizzano carburanti puliti.

Esulta la maggioranza

Il successo politico, almeno momentaneo, dell’Italia viene salutato con favore dai partiti esponenti della maggioranza. “Il rinvio a data da destinarsi del voto Ue sullo stop alla vendita, dal 2035, di auto nuove diesel e benzina, è un successo del governo italiano. Come Fratelli d’Italia abbiamo sostenuto sin da subito che l’auto elettrica non è ad oggi un veicolo alla portata di tutti, sia per i costi, sia la per gestione. Il termine del 2035, stabilito dal Parlamento europeo e che mette al bando l’uso delle auto a motore, è troppo breve”, ha dichiarato Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

Esulta anche il segretario della Lega Matteo Salvini. “Un grande segnale arrivato anche grazie alla Lega: è stata ascoltata la voce di milioni di italiani, e il nostro governo ha dimostrato di offrire argomenti di buonsenso sui tavoli internazionali, a difesa della nostra storia e del nostro lavoro. La strada è ancora lunga ma non ci svenderemo alla Cina”, ha scritto sui social. 

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