Anche la Germania contro l'ultimatum Ue e lo stop alla vendita di auto diesel e benzina
La Germania chiede all'Ue una deroga sullo stop alla vendita di auto diesel e benzina dal 2035. Berlino si allinea alla posizione italiana
La Germania contro lo stop alle auto diesel e benzina
Anche la Germania si schiera contro l’ultimatum dell’Unione europea contro diesel e benzina. L’Ue, che poche settimane fa ha deciso in via definitiva il divieto di vendita di auto diesel e benzina dal 2035, deve incassare nuovi e pesanti critiche. Berlino infatti ha chiesto ufficialmente all’Ue di proporre norme che consentano la vendita di auto con motore a combustione anche dopo la data limite entro la quale tutte le nuove auto devono essere a zero emissioni. Così all’altolà di molti Paesi, tra cui l’Italia, ora si aggiunge il colosso tedesco. E dunque la partita di chi a Bruxelles chiede una transizione più morbida verso il green sembra riprendere slancio.
I veicoli per i quali la Germania vorrebbe un’eccezione sono quelli in grado di utilizzare i cosiddetti e-fuel ad emissioni nette a zero. Gli e-fuel, che possono essere prodotti utilizzando le emissioni di CO2 catturate dall’atmosfera, compensando così la CO2 emessa quando il carburante viene bruciato – sono in fase di sviluppo per consentire a versioni modificate dei motori a combustione di continuare ad essere utilizzati.
“La commissione dovrebbe presentare una proposta su come utilizzare gli e-fuel o su come organizzare i motori a combustione alimentati con carburanti climaticamente neutri”, ha affermato il segretario di Stato tedesco per i Trasporti, Michael Theurer al suo arrivo alla riunione dei ministri dei trasporti e dell’energia dell’Ue a Stoccolma, Theurer ha affermato che la Germania é convinta che i veicoli elettrici a batteria siano la “strada da percorrere”, ma desidera vedere supportate anche altre tecnologie. “Abbiamo bisogno della tecnologia dell’idrogeno e anche degli e-fuel, soprattutto nei veicoli pesanti, nel trasporto su camion”, ha affermato.
La posizione italiana
Il governo Meloni sin dal suo insediamento si è detto contrario all’ipotesi di vietare in tutta l’Unione europea la vendita delle auto a diesel e benzina a partire dal 2035. Posizione che non era cambiata neppure all’indomani del via libera definitivo al provvedimento. Per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin “le tempistiche imposte dalla normativa europea renderebbero l’addio alla vendita di auto a combustione impraticabile”.
Fratin, che ha bollato come un “affare per ricchi” il passaggio all’elettrico ha quindi precisato: “Ho votato positivamente al Consiglio dei ministri Ue per il blocco delle auto inquinanti ma il Parlamento ha dato una stretta non praticabile nei tempi. Bisogna rimodulare l’intervento. Al momento non è compatibile economicamente e socialmente>.
“Nel medio termine – ha continuato il ministro – dobbiamo essere capaci di sviluppare alternative ai combustibili fossili e penso all’idrogeno, al biometano, ma anche a tecnologie come la cattura del carbonio che può rappresentare una soluzione puntuale per situazioni in cui gli idrocarburi sono più complessi da sostituire nel medio termine”.
Ma lo stesso ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini è sceso in campo contro il provvedimento. “Non dobbiamo andare subito all-in sull’elettrico – ha spiegato Salvini – Un fattore determinante è il tempo. Sul target finale siamo tutti d’accordo, ma correre eccessivamente rischia di produrre l’effetto contrario. La transizione in cui tutti crediamo va incentivata e accompagnata. Bisogna che il diritto alla mobilità sia garantito a tutti, pensando soprattutto a chi l’auto elettrica non può permettersela” .
Una linea ora sposata dunque anche da Micheal Theurer.
Ma forti critiche arrivano anche dai sindacati metalmeccanici. Secondo uno studio della Cisl sono oltre 200mila i posti di lavoro a rischio se il passaggio all’elettrico non sarà graduale, senza contare gli effetti sull’indotto.
Il paradosso: più inquinamento
A sottolineare l’errore Ue nel decidere una transizione in tempi brevi sono gli stessi concessionari che segnalano come lo stop alla vendita di auto diesel e benzina dal 2035 produrrà paradossalmente un maggior inquinamento sulle strade. “Chi non potrà permettersi l’acquisto di un’ auto elettrica – viene spiegato – posporrà il cambio della vettura tenendosi quindi quella vecchia ed inquinante. Così sulle strade avremo un parco auto sempre più obsoleto. E ciò avverrà in un Paese dove il circolante sopra i 10 anni ha già una quota che tocca oltre il 20%”.
Ma che agli italiani non piaccia l’elettrico è certificato dai dati di vendita delle auto green. A gennaio 2023 si sono addirittura vendute meno auto elettriche rispetto all’anno precedente con la quota di mercato che è scesa sotto il 3%. A frenare l’acquisto non solo il costo delle vetture (mediamente un terzo in più dello stesso modello col motore a combustione) ma anche la scarsità di centraline di ricarica. Tutto ciò, a poco meno di 15 anni dall’ultimatum Ue appare ben più di un campanello d’allarme che dovrebbe far riflettere anche la componente ecologista più integralista a Bruxelles.
mauri.cattaneo@gmail.com