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Auto Mer 22 marzo 2023

Meloni: "Su auto green e biocarburanti l'Italia non arretra di un passo"

A poche ore dal Consiglio europeo proseguono le grandi manovre in Ue per trovare un compromesso sull'auto green Meloni: "Su auto green e biocarburanti l'Italia non arretra di un passo" GIORGIA MELONI
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Auto green, Meloni: “L’Italia non arretra”

Il presidente del Consiglio, Meloni  alla vigilia del Consiglio Ue ha ribadito la posizione italiana sull’auto green. “Perché uno deve acriticamente seguire quello che altri sostengono  – ha spiegato il premier – invece di provare a giocare una sua partita sul piano tecnologico? E’ questa la sfida che io sto cercando di porre: sulle auto penso che tutta la sfida sui biocarburanti sia una sfida che l’Italia si può tranquillamente intestare perché noi siamo l’avanguardia li’“. “L’elettrico – ha quindi aggiunto parlando alla Camera – non é la panacea di tutti i mali, per varie ragioni. Non mi sfugge come i componenti fondamentali dell’elettrico vengano infatti estratti con tecniche che devastano l’ambiente. E non mi sfugge che quei componenti vengono prodotti prevalentemente in Cina con le centrali a carbone“.

Meloni, riprendendo un concetto espresso il giorno prima al Senato ha avvertito del “rischio di passare dalla dipendenza del gas russo alla dipendenza dall’elettrico cinese”. “Non mi sembra una cosa intelligente. – ha concluso – Credo che l’Europa debba lavorare sulla propria sovranità su queste tecnologie. E’ il tema che io pongo e sul quale voglio lavorare”.

In queste ore a Bruxelles si sta cercando un difficile compromesso sull’auto green dopo la bocciatura del piano avanzato dalla Commissione che prevedeva la transizione a tappe forzate verso il solo elettrico con il divieto, dal 2035 di vendere auto diesel e benzina. Un regolamento fermato all’ultimo minuto grazie all’altolà proprio dell’Italia, seguita da Polonia, Bulgaria, Germania ed Austria.  Nelle scorse ore la Commissione aveva elaborato un nuovo testo, subito bocciato da Roma e Berlino. Il pollice verso del nostro governo nasce dal fatto che, oltre all’elettrico, il nuovo testo prevedeva l’apertura anche alla tecnologia E Fuel, ma noi a quella legata ai biocarburanti. 

E-fuel e biocarburanti, una differenza sostanziale

Ma perché è così importante specificare nel testo il via libera ai biocarburanti Intanto vediamo  le differenze che li distinguono dai carburanti sintetici e in che modo puntano entrambi ad azzerare o ridurre le emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

Gli e-fuel vengono prodotti combinando chimicamente idrogeno e anidride carbonica. L’idrogeno viene ottenuto per elettrolisi dall’acqua e per farlo serve molta energia elettrica e molta acqua. Affinché i carburanti sintetici siano davvero a zero emissioni di CO2 occorre che questa elettricità venga da fonti di energia rinnovabili come quella solare, eolica, geotermica, idrica o dalle maree.
biocarburanti, come il bioetanolo e il biodiesel vengono invece prodotti dalle biomasse, cioè dagli scarti di materia organica generata dalle piante e dagli animali. Per la produzione delle biomasse vengono utilizzati gli scarti dell’industria agroalimentare, i rifiuti organici urbani, le ramaglie verdi di attività agricole e forestali, i residui della legna da ardere e altro ancora. I biocarburanti sono “virtualmente” carbon neutral perché, impiegati per alimentare i motori termici, sviluppano l’anidride carbonica già presente nella biomassa di partenza, a sua volta captata dall’atmosfera e fissata nella materia organica dalle piante attraverso la fotosintesi.

Biocarburanti e l’Italia

In Italia è l’Eni a guidare la ricerca sulla produzione dei biocarburanti avanzati o di seconda generazione, in particolare con il progetto Waste to Fuel che ottiene biocarburanti dagli scarti alimentari attraverso una tecnologia che ricava bio-olio dalla frazione organica dei rifiuti domestici. Ogni anno in Italia vengono raccolte circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti. Di queste, 18 milioni di tonnellate sono correttamente differenziate e, all’interno di queste, circa 7 milioni di tonnellate sono di Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani). Promuovendo una maggiore e più corretta differenziazione degli scarti di cucina si potrebbero raggiungere 10 milioni di tonnellate di Forsu ogni anno. Questa, attualmente, viene utilizzata soprattutto per produrre compost per l’agricoltura e biogas.

Abbinando una buona raccolta differenziata a una diffusione degli impianti Waste to Fuel, su tutto il territorio nazionale, potremmo idealmente ricavare ogni anno circa un miliardo di litri di bio olio, equivalente a circa 6 milioni di barili di greggio all’anno. Sarebbe come scoprire un piccolo giacimento senza, però, dover perforare pozzi e senza, soprattutto, emettere ulteriore CO2 nell’ambiente. Con una sola azione potremmo dare un grande contributo alla sicurezza energetica del Paese e ridurre, al tempo stesso, la quantità di rifiuti e le emissioni di gas serra. Ma un’altra tecnologia brevettata di Eni è anche il sistema Ecofining che trasforma materie prime di origine biologica in biocarburanti di alta qualità.

Insomma l’Italia è già pronta per arrivare a quelle emissioni zero senza dover ricorrere alla sola transizione all’elettrico, tecnologia  che tra l’altro pone problematiche di super inquinamento alla fonte (materie prime per le batterie) e di smaltimento. Non solo: sull’auto elettrica sono i cinesi ad avere un forte vantaggio competitivo tanto che dalle case automobilistiche europee e dai sindacati è partito l’allarme su quasi un milione di posti di lavoro a rischio. 

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