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AutoIn evidenza Mer 15 novembre 2023

Pichetto: "Flop dell'auto elettrica? Stipendi troppo bassi"

Case, governo e associazioni: timori per le vendite scarse di vetture green ma volontà di continuare nella transizione. Pichetto: "Flop dell'auto elettrica? Stipendi troppo bassi"
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

L’auto elettrica italiana è un po’ come l’araba fenice: che vi sia, ciascun lo dice, dove sia, nessun lo sa. Battute a parte è proprio questo doppio binario la chiave di lettura che emerge da due convegni sulla mobilità del futuro che si stanno svolgendo a Milano e che vedono la presenza di Case automobilistiche, rappresentanti del governo, associazioni di categoria. Tutti in sostanza si dicono certi che il futuro parlerà green (elettrico in primis ma anche biocarburanti) ma nel contempo emerge grande preoccupazione per l’andamento del mercato delle vetture a spina che in Europa sta crescendo in modo ben inferiore al previsto e che in Italia è bloccato su percentuali da parcheggio condominiale.

Più auto elettriche? Aumentare gli stipendi

A cercare di dare una risposta al perché del grande flop dell’auto elettrica, nonostante il bombardamento pubblicitario da parte delle Case automobilistiche è il  ministro Gilberto Pichetto Fratin, responsabile dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. “Colpa – dice Pichetto – degli stipendi troppo bassi“.

E i conti sono presto fatti: “L’auto elettrica costa il 30% in più di una vettura a motore endotermico e gli italiani con un salario medio non se la possono permettere”. Secondo il ministro ” ci sarebbe bisogno di una integrazione della busta paga di almeno del 50% o 60% per essere alla pari del salario tedesco. Inoltre ci dovrebbero essere incentivi per l’elettrico di dimensioni, triple, quadruple rispetto all’attuale stanziamento”. Una analisi che si scontra con la realtà, come ammette lo stesso ministro.  “Il bilancio dello Stato – aggiunge infatti  – non può permettersi interventi di questo genere”.

Le Case accelerano sulla spina

Le Case automobilistiche, in ogni caso, anche di fronte a dati negativi, confermano le strategie sull’elettrico. Bmw ha annunciato che la storica fabbrica di Monaco ha sfornato l’ultimo propulsore a combustione interna, un V8 e dunque si apre un nuovo capitolo votato al solo elettrico. Stellantis non arretra sul grande piano che ha come meta il “tutto elettrico” già nel 2030. Renault ha appena annunciato la nascita di Ampere, società che si occuperà nello specifico dell’elettrico. Anche Volkswagen prosegue col  piano green, come pure Toyota conferma i maxi investimenti nell’elettrico. Audi, dal canto suo, si dice soddisfatta degli ultimi dati delle auto a spina. In realtà le cronache degli ultimi giorni parlano di modelli endotermici mandati in pensione e poi precipitosamente rimessi sul mercato e fabbriche di auto elettriche con gli operai messi in cassa integrazione per mancanza di ordini

Produrre più auto

D’altra parte che la strada del green sia obbligata, a detta di tutti  è un dato di fatto dopo l’approvazione definitiva da parte dell’Unione europea  del divieto di vendita delle auto diesel e benzina dal 2035. Ma detto questo gli scenari ipotizzati sono diversi. Al tutto elettrico si risponde infatti con la richiesta di includere tra le tecnologie permesse, oltre agli E-Fuel anche i biocarburanti. Tema strettamente legato alla difesa dell’industria nazionale.  “Alle nuove tecnologie occorre però una certa maturità e l’elettrico ormai ce l’ha – spiega Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae.  – Bisogna però avere a disposizione più strumenti”. D’accordo Marco Stella, vicepresidente di Anfia: “Un Paese manifatturiero non può essere competitivo se i volumi non sono importanti, quindi bisogna determinare strumenti per sostenere la produzione e mettere in campo iniziative forti e potenti anche per la riconversione delle competenze dei lavoratori”. Da qui la pressante richiesta del governo a Stellantis di tornare a produrre un milione di auto (elettriche o meno) nel nostro Paese. Una richiesta che, secondo il ministro Urso, avrà positivo riscontro a breve.

Produrre ma anche vendere

Molte le ricette sul tappeto. Ma tutto ciò potrebbe non bastare se non si convincono anche gli automobilisti. Ne è sicuro Luca Ventrone, Communication ed external affairs general manager di Toyota: “Vediamo della ritrosia a passare all’elettrico, ma le soluzioni sulla mobilità vanno a risolvere o mitigare i dubbi. È il modo ideale per provare un’auto elettrica e capire se fa per noi”. A questo punto, la domanda è: quale sarà il futuro dell’auto in Italia? “Immagino – si sbilancia Santo Ficili, country manager Italia di Stellantis – una leggera crescita nel tempo e nel breve periodo. Poi ritengo stabilizzarsi, in considerazione dei fattori positivi e negativi che influenzeranno il settore automotive”. Insomma,  a quel che sembra, poche certezze.

 

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