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AutoIn evidenza Mar 11 aprile 2023

Tesla, i dipendenti sfruttano immagini private: possibile una class action

Immagini registrate dalle telecamere delle auto "sfruttate" dai dipendenti. E' l'accusa di un possessore di una Tesla Tesla, i dipendenti sfruttano immagini private: possibile una class action
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Tesla, i dipendenti sfruttano immagini private

Una class action potrebbe costare miliardi di dollari a Elon Musk. Il proprietario di una Tesla ha infatti intentato una causa contro la società automobilistica  accusandola di aver consentito ai suoi dipendenti di utilizzare immagini private o imbarazzanti prese dai veicoli per “divertimento di cattivo gusto”.

Henry Yeh, di San Francisco, si è mosso dopo la diffusione della notizia secondo cui gli impiegati di Tesla avevano avuto accesso a video o immagini dei proprietari delle auto. “I dipendenti – si legge nella denuncia – hanno fatto circolare registrazioni in situazioni private e imbarazzanti, senza il loro consenso, grazie ai sofisticati sistemi di telecamere nelle auto”.

Tra gli episodi citati, che risalgono al 2019, c’è una Tesla che colpiva un bambino in bicicletta, animali domestici  e diversi incidenti stradali. La causa chiede al tribunale di ordinare a Tesla di porre fine al “comportamento illecito” e di pagare danni non specificati.

Tesla non registra all’interno dell’auto

Va chiarito un aspetto importante visto che sul web stanno circolando anche notizie fortemente inesatte. Le immagini provengono dalle telecamere esterne dei veicoli, non dalla telecamera interna montata sui modelli più recenti per monitorare l’attenzione del conducente durante la guida assistita. Questo non toglie che i video non dovessero essere condivisi. Anche se solo con le telecamere esterne, possono infatti riprendere scene famigliari o di persone che non hanno mai dato il consenso per essere filmate. In Germania si erano già posti il problema e Tesla era stata sanzionata.

Per ora la Tesla non va fuoristrada

Nonostante il rischio di rimborsi miliardari Tesla per ora ha avuto solo effetti marginali in Borsa.  Del resto il modello Y e il modello 3 sono state per mesi le auto più vendute in Europa (la prima a dicembre ha registrato un incremento del 300% sul 2021) e la stessa Model Y ha sovrastato la concorrenza anche in settembre e novembre. Una crescita confermata dai dati di quest’anno. Ciò è anche dovuto al fatto che la società di Austin, Texas ha tagliato per prima e in modo deciso – tra il 4% e il 12% – i prezzi delle automobili a livello globale invertendo la rotta rispetto alla strada imboccata dal settore in seguito alla crisi dei microchip e alle difficoltà logistiche esplose con la pandemia.

La class action spettro delle multinazionali

La “class action”: è il terrore della grande industria americana.  Basta un prodotto difettoso, un danno alla salute dei clienti, o come nel caso di Tesla un presunto “attentato ” alla privacy e negli Stati Uniti scattano sanzioni economiche che possono mettere in ginocchio le più grandi multinazionali: dal tabacco all’alimentare sino alla cosmesi e all’automobile. In nessun altro paese la protezione del consumatore è così efficace.

La “class action” ha l’effetto di riequilibrare i rapporti di forza. Se un singolo consumatore fa causa a una grande azienda, rischia di essere schiacciato dall’arsenale della difesa avversaria. Ma se decine o centinaia di migliaia di consumatori fanno tutt’uno, diventano essi stessi una potenza. Questo effetto perequativo della “class action” viene a sua volta rafforzato da un’altra peculiarità americana: qui la legge consente che gli avvocati si prendano una percentuale sull’indennizzo che riescono a ottenere per i propri clienti, se vincono la causa in tribunale o se convincono l’azienda a patteggiare dietro pagamento.

A questo punto il fior fiore dell’avvocatura americana è dalla parte dei consumatori: non solo difende una causa nobile, ma guadagna bene. Per quanto riguarda l’industria automobilistica una delle “class action” più note fu quella che si concluse con la condanna nel 2001 di Ford e Firestone per i pneumatici difettosi dei fuoristrada Explorer, che tendevano a sbandare ad alta velocità. La sola Firestone ha perso dieci miliardi di dollari.

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