Auto, otto Paesi in pressing a Bruxelles contro Euro7
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ApprofondimentiAuto Lun 22 maggio 2023

Auto, otto Paesi in pressing a Bruxelles contro Euro7

I dubbi di Italia, Bulgaria, Repubblica ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria in un paper per la Commissione Auto, otto Paesi in pressing a Bruxelles contro Euro7
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Nuovo scontro sull’auto a Bruxelles. Otto Stati contro Euro7

Nuovo pressing sulla commissione europea per fermare l’arrivo di norme più restrittive sull’auto. Italia, Bulgaria, Repubblica ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria hanno inviato alla Commissione europea un non paper congiunto, per illustrare le principali preoccupazioni comuni sul disegno di regolamento europeo.

La nuova normativa, sostengono gli otto stati dissenzienti, “non appare realistica” e rischia di avere effetti negativi sugli investimenti del settore e soprattutto distrarre risorse dall’elettrico. Quel che rende perplessi gli otto Paesi che si oppongono alla normativa sono soprattutto le nuove regole relative alle emissioni inquinanti prodotte da freni e pneumatici.

Si all’ambiente, ma valutando correttamente l’impatto delle nuove regole

Nel paper si legge che, se da un lato, gli otto Paesi “percepiscono l’importanza di migliorare le performance in termini di emissioni”, anche sotto il profilo dell’abrasione di freni e pneumatici, prodotte tanto dai motori tradizionali quanto da quelli elettrici, dall’altro ritengono che i nuovi limiti “dovrebbero riflettere l’attuale sviluppo dei metodi di misurazione a livello delle Nazioni Unite, includere l’applicazione della relativa fase di monitoraggio a livello delle Nazioni Unite e tenere conto delle proprietà dei veicoli elettrici”.

“È fondamentale valutare correttamente l’impatto del quadro Euro 7, anche sul comportamento dei consumatori, e garantire che le nuove norme sulle emissioni siano adatte allo scopo nel senso che siano realistiche rispetto allo stato dello sviluppo tecnico e in termini di analisi costi-benefici”, concludono i Paesi dissenzienti.

Gli aspetti più preoccupanti

In dettaglio, i Paesi dissenzienti hanno posto l’accento sull’ambito di applicazione del regolamento. Secondo la loro visione, eventuali nuove norme sulle emissioni di gas di scarico (compresi nuovi requisiti di test o nuovi limiti di emissione) per auto e furgoni “dovrebbero essere rimosse in quanto dirotterebbero gli investimenti necessari per raggiungere l’obiettivo del 2035“.

Le date di applicazione – il 1 luglio 2025 per autovetture e furgoni e il 1 luglio 2027 per i veicoli pesanti – sono tutt’altro che realistiche per soddisfare i nuovi requisiti e non riflettono il fatto che il quadro giuridico sarà completo solo dopo l’adozione dei relativi regolamenti di attuazionè. Di qui il convincimento che debba essere garantito che i tempi di realizzazione siano di almeno tre anni dal momento dell’adozione dell’intero pacchetto, compresi gli atti di esecuzione.

Ciò fornirà ai produttori (sia case automobilistiche che chi produce dispositivi di misurazione e prova), servizi tecnici e autorità nazionali con un periodo di tempo sufficiente per adeguarsi ai nuovi requisiti. Sempre secondo il fronte contro Euro7, per i veicoli pesanti dovrebbe essere preso in considerazione un tempo di consegna aggiuntivo (almeno cinque anni dal momento dell’adozione dell’intero pacchetto, compresi gli atti di esecuzione), dato l’elevato livello di ambizione dei nuovi requisiti e il passaggio proposto dall’attuale tipo di motore omologazione all’omologazione del veicolo.

Inoltre si ritiene essenziale distinguere tra i nuovi tipi di veicoli e le nuove immatricolazioni, anche per i produttori di piccoli e piccolissimi volumi. Per i veicoli pesanti, i nuovi requisiti devono essere fissati ‘in modo realisticò e le condizioni per le singole categorie devono essere differenziate.

Obiettivi troppo ambiziosi

Per gli 8 Stati “i limiti di emissione proposti per i veicoli pesanti sono troppo ambiziosi, in particolare per quanto riguarda il tetto di emissione a freddo di Co e Nox. Un’estrema riduzione dei limiti provocherebbe un significativo dirottamento delle risorse dagli investimenti verso tecnologie a emissioni zero e, di conseguenza, rallenterebbe la transizione verso la neutralità climatica e comporterebbe inoltre un aumento estremo del prezzo dei veicoli nuovi, con conseguente tasso di rinnovo del parco veicoli notevolmente inferiore e quindi benefici per la qualità dell’aria notevolmente inferiori rispetto a quanto stimato nella valutazione d’impatto della Commissione”, come spiega il paper.

Per questa ragione “le procedure di omologazione e la metodologia di prova, tra cui le condizioni al contorno durante il collaudo, dovrebbero rimanere quelle attualmente prescritte dalla norma Euro 6”. Inoltre, “il settore dei veicoli pesanti copre una varietà di categorie, che si differenziano per le loro prestazioni e per il modo in cui vengono utilizzati. Questo aspetto non è interamente preso in considerazione nella proposta della Commissione, che non riflette le specificità di particolari categorie di questi veicoli (camion e autobus)” si legge.

Infine, i poteri della Commissione per l’adozione di atti di esecuzione sono troppo ampi e non definiti in modo esplicito, pertanto il quadro giuridico finale è imprevedibile. I poteri delegati “dovrebbero essere utilizzati solo in casi debitamente giustificati”. In sosanza, il documento indica che “l’ambizione di Euro 7 non può essere fissata senza considerare gli impatti dei futuri obiettivi di Co2 per i veicoli pesanti”. Secondo gli 8 alleati, occorre “garantire la coerenza e la proporzionalità tra i due regolamenti”. In particolare, dovrebbe essere considerata l’esenzione degli autobus urbani dalle disposizioni relative al rispetto dei limiti di emissione dei gas di scarico. 

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