Banche, da Svp a Credit Suisse senza timori di tenuta del sistema
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Banche Sab 25 marzo 2023

Banche, da Svp a Credit Suisse senza timori di tenuta per il sistema europeo

Per gli esperti la situazione è sotto controllo. Sul Caso Credit Suisse Federico Carli ammonisce: "minare la fiducia è un fatto molto grave" Banche, da Svp a Credit Suisse senza timori di tenuta per il sistema europeo
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Le banche del Vecchio continente sono solide

Da un lato il crac della Silicon Valley bank, dall’altro il tracollo di Credit Suisse. Nel mezzo una turbolenza di mercato senza precedenti e il timore che ci possa essere un effetto contagio sui titoli degli istituti di credito europei. Lo scenario non è certo dei migliori in un contesto di rallentamento dell’economia, con l’inflazione alta e le banche centrali che continuano ad aumentare i tassi d’interesse.

“Siamo certamente in una fase estremamente delicata. Tuttavia, non vedo rischi per la stabilità del sistema bancario europeo nè la possibilità di un contagio sulle banche italiane che non sono significativamente esposte nei confronti di Credit Suisse”. Per il presidente dell’Associazione Guido Carli, Federico Carli, la situazione è sotto controllo. Merito anche del lavoro di pulizia dei bilanci bancari svolto in questi anni dagli istituti di credito su input della Banca centrale europea.

Di opinione analoga anche Paolo Mauri Brusa, gestore del team multi asset Italia di Gam Sgr. “A nostro avviso in Europa la solidità del sistema bancario non è in discussione”, commenta. “Nel Vecchio Continente, la normativa sui requisiti patrimoniali si applica a tutti gli istituti a prescindere dalle loro dimensioni e l’impatto del rialzo dei tassi, che comporta una discesa del valore delle obbligazioni che le banche hanno in pancia, viene contabilizzato nei bilanci ai prezzi di mercato. Il caso di Credit Suisse è sicuramente isolato, la crisi viene da lontano e non è certamente legata alle politiche monetarie restrittive ma a scelte gestionali sbagliate” conclude.

FEDERICO CARLI PRESIDENTE ASSOCIAZIONE GUIDO CARLI

L’economia rallenta e i crediti inesigibili rischiano di aumentare

E’ un aspetto certamente non trasciurabile. Non a caso la Bce ha chiesto alle banche di porre la massima attenzione. “L’argomento è senza dubbio di grande rilievo. Soprattutto perchè la stretta monetaria rischia di soffocare le imprese, mettendo di fatto le condizioni per un effetto boomerang sui bilanci bancari. Ma anche in questo caso la situazione è al momento sotto controllo” riprende Carli.

Inoltre le autorità europee e Bankitalia monitorano costantemente l’andamendo di crediti inesigibili e sofferenze” aggiunge il professor Carli. Intanto però in più occasioni l’Associazione bancaria italiana ha chiesto al parlamento di prevedere una garanzia pubblica per la ristrutturazione dei debiti delle imprese. Segno che sul tema c’è massima allerta.

La Fabi esclude che casi come Svb e Credit Suisse siano replicabili altrove

Lando Maria Sileoni

Secondo un’analisi del sindacato dei bancari, “impatti significativi in Italia sono quasi impossibili: indice di liquidità al 176%, grado di qualità del patrimonio al 16,2% e livello di redditività che sfiora il 9%. Nel Vecchio continente sono 111 gli istituti di credito significativi, di cui 12 concentrati in Italia”. Dati che testimoniano la solidità del sistema.

Come riferisce la Fabi, “il totale degli attivi complessivamente ammonta a ben 27,7 miliardi di euro e quello dei profitti supera i 92 miliardi. Coefficienti patrimoniali, indici di redditività e di liquidità danno uno spaccato ancora più preciso della capacità di tenuta a shock finanziari dell’industria bancaria del nostro Paese”. Le cifre insomma sono confortanti.

Sullo sfondo resta però il tema della fiducia

La decisione delle autorità di vigilanza elvetica, Fimas, di azzerare i bond At1 di Credit Suisse ha destato non poche perplessità fra gli investitori. Al punto che alcuni osservatori hanno parlato di una “finanza al contrario” che penalizza gli obbligazionisti prima dei soci. “Per dare una soluzione ad un problema che era diventato molto spinoso (il salvataggio di Credit Suisse, ndr) ,  le autorità svizzere hanno commesso una serie di leggerezze sulle quali ci saranno delle conseguenze. A cominciare dal fatto che hanno invertito contro ogni logica e direi anche contro ogni disposizione di legge e senza precedenti la gerarchia degli azionisti rispetto agli obbligazionisti” riprende Carli. 

Dal suo punto di vista “bene hanno fatto la Bank of England e la Bce a dichiarare che nel caso in cui toccasse a loro decidere, sarebbero rispettate le naturali gerarchie: quindi prima gli azionisti e solo successivamente gli obbligazionisti. Far perdere al mercato la fiducia su quello che è un quadro normativo è una questione estremamente grave. Credo sia abbastanza probabile che ora seguiranno una serie di azioni legali in aggiunta alla perdita di fiducia del mercato verso questo modo di agire delle autorità svizzere”. Un tassello ulteriore in uno scenario già di per sé assai complesso. 

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