Credit Suisse, i bond AT1 azzerati per fare un favore ai sauditi
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BancheIn evidenza Lun 20 marzo 2023

Credit Suisse, sui bond AT1 azzerati si strizza l'occhio ai sauditi rovesciando le regole del gioco

Due dettagli dell'accordo tra Credit Suisse e Ubs fanno discutere: l'azzeramento dei bond AT1 e il compenso agli azionisti. Ecco perché Credit Suisse, sui bond AT1 azzerati si strizza l'occhio ai sauditi rovesciando le regole del gioco
Redazione Verità&Affari
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Credit Suisse, perché la scelta di azzerare i bond AT1 è controversa

Non è ancora chiaro se il salvataggio di Credit Suisse da parte di Ubs riuscirà a chiudere la crisi sui mercati finanziari, ma di certo porta un risultato storico: la sconfitta dei possessori dei bond AT1 di Credit Suisse e la salvaguardia, seppur con ingenti perdite, dei sauditi, primi azionisti di Credit Suisse. Tra i dettagli dell’accordo tra i due istituti svizzeri, infatti, sono previsti il pagamento di 3 miliardi di franchi in azioni Ubs agli azionisti e l’azzeramento dei bond AT1 per 16 miliardi di euro.

Due condizioni che, combinate, ribaltano le regole del gioco portate avanti fino a questo momento: gli azionisti vengono privilegiati e ottengono tutele superiori degli obbligazionisti. Una scelta controversa che sta già facendo discutere e che non può che essere stata influenzata dalla geopolitica. I primi azionisti – e che quindi avrebbero avuto le perdite maggiori se, come da consuetudine, non avessero ottenuto un occhio di riguardo – sono sauditi (Saudi National Bank, con il 9,88%) e qatarioti (Qatar Investment Authority, 6,8%). Le ripercussioni saranno molteplici e per ora si possono solo immaginare.

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Cosa sono i bond AT1

Facciamo un passo indietro però. Cosa sono i bond AT1 diventati oggetto di discussione? Nati dopo il 2008, sono delle obbligazioni più rischiose per gli investitori in caso di fallimento che contano per il capitale regolamentare della banca. In caso di default, infatti, si posizionano, nella scala della priorità di rimborso, al penultimo gradino, sopra solo agli azionisti.

I bond AT1 (o CoCo bond), infatti, sono perpetui (con opzioni di chiusura anticipata in mano agli istituti che li emettono che di solito le utilizzano) e progettati per essere trasformati in azioni quando le riserve di capitale di un prestatore vengono erose oltre determinate soglie. 

Le prime reazioni

Nel caso di Credit Suisse, a logica, il destino dei bond AT1 non sarebbero dovuto essere l’azzeramento perché è stata prevista una remunerazione degli azionisti. Ma l’Autorità federale svizzera di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) ha deciso che “il sostegno straordinario da parte dello Stato comporta un azzeramento integrale del valore nominale di tutte le obbligazioni AT1 di Credit Suisse per un importo pari a circa 16 miliardi di franchi”. Miliardi che vengono trasformati in capitale della banca.

Una scelta che sta già scatenando le prime reazioni sdegnate del mondo finanziario, in particolare di chi deteneva parte di quei bond AT1. “È incredibile e difficile capire come possano invertire la gerarchia tra detentori e azionisti di AT1”, ha commentato Jerome Legras riporta Reuters, responsabile della ricerca presso Axiom Alternative Investments. Dello stesso tono anche Patrik Kauffmann, gestore per Aquila Asset Management, come riporta Bloomberg: “Questo non ha senso. Gli azionisti dovrebbero ottenere zero” perché “è chiaro che gli AT1 hanno priorità rispetto alle azioni”.

Le possibili conseguenze del caso Credit Suisse bond AT1

Cosa comporterà questa revisione delle regole del gioco si può solo immaginare. Ma la conseguenza più naturale pare essere un rialzo dei rendimenti dei CoCo bond che verranno emessi d’ora in poi, perché un precedente del genere li rende automaticamente più rischiosi. I rialzi dei rendimenti provocati dalla scelta delle autorità svizzere andranno ad aggiungersi a quelli provocati dalla crisi finanziaria delle ultime settimane, che rende tutto ciò che proviene dalle banche più pericoloso. 

Non a caso, già qualche giorno fa Reuters riportava come tra gli operatori si stesse diffondendo il sentore che gli istituti non avrebbero esercitato, come da consuetudine, le opzioni per rimborsare i bond AT1 nelle prossime settimane perché sarebbe molto più costoso emettere dei CoCo bond attualmente. Un sentiment che è destinato ad allargarsi.

Non è detto anche che, nel scenario di un crollo completo della fiducia in questi strumenti, essi vadano in disuso. Va ricordato che i CoCo bond sono nati dalle ceneri delle scorse crisi bancarie per ridurre il carico sui conti degli Stato in caso di salvataggi di altri istituti in crisi. Una sorta di rete di protezione per attutire le conseguenze di crolli bancari sui conti pubblici. Ribaltare le regole del gioco, utilizzando questa rete per attutire gli impatti sugli azionisti per tutt’altre ragioni, potrebbe rendere impossibile utilizzarla di nuovo.

La Bce prova a tranquillizzare gli investitori

Non è un caso che Bce, Eba e Srb abbiano diramato in mattinata una nota per fare chiarezza sull’ordine che verrebbe seguito in Europa in casi simili. Dopo aver ripetuto che “il settore bancario europeo è resiliente, con solidi livelli di capitale e liquidità”, i vertici della finanza dell’Unione europea hanno spiegato che l’ordine secondo il quale azionisti e creditori di una banca in difficoltà dovrebbero sostenere le perdite è già stabilito.

Gli strumenti di capitale ordinario sono i primi ad assorbire le perdite e solo dopo il loro pieno utilizzo sarebbe necessario procedere alla svalutazione dell’Additional Tier 1″, hanno scritto le autorità europee. Ribadendo che questo approccio “continuerà a guidare le azioni della vigilanza bancaria dell’Srb e della Bce negli interventi di crisi”.

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