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BanchePrimo piano Gio 16 marzo 2023

Credit Suisse, la catena di scandali che ha affossato la banca

Da anni il Credit Suisse è al centro di scandali finanziari che ne hanno minato la credibilità. E i clienti scappano Credit Suisse, la catena di scandali che ha affossato la banca
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Tutti gli scandali che hanno affossato Credit Suisse

Evasione fiscale. Manager che spiano altri manager. Clienti dalla reputazione quantomeno dubbia se non dei veri e propri criminali. Rischi eccessivi riversati sui clienti. La storia recente di Credit Suisse è il racconto di una serie interminabile di scandali. Di piani di rilancio e amministratori delegati che si sono susseguiti a ritmi vertiginosi. E di una perenne ristrutturazione che da anni cerca di risollevare, senza riuscirci, quella che è stata una delle più grandi banche del mondo. Se tutto questo avesse prodotto dei risultati, probabilmente la banca non avrebbe avuto problemi a trovare investitori. Invece, ha accumulato perdite miliardarie con il titolo sempre più in calo.

Le polizze per evadere le tasse

Nel 2016, la banca svizzera paga 110 milioni all’Agenzia delle entrate e patteggia una inchiesta per evasione fiscale aperta dalla procura di Milano. I magistrati lombardi avevano svelato un sistema messo in piedi dalla banca attraverso il quale oltre 13 mila clienti italiani avrebbero nascosto al fisco e trasferito all’estero circa 14 miliardi di euro. Formalmente, i clienti sottoscrivevano polizze vita attraverso consociate della banca in paradisi fiscali.

L’ex manager spiato dai vertici

Nel 2019 scoppia lo scandalo dello spionaggio. L’ex responsabile della gestione patrimoniale, Iqbal Khan, lascia la banca per passare a Ubs. Il manager viene fatto spiare da Credit Suisse nel timore che possa portare alla concorrenza clienti e ex colleghi. Inizialmente il numero uno Tidjane Thiam, che era arrivato nel 2015 e aveva riportato l’istituto all’utile nel 2018 dopo una lunga serie di forti perdite, resta al suo posto. Ma sulla scia dello scandalo qualche mese dopo, nel febbraio del 2020, è costretto a lasciare.

Il crac Greensill nei conti dei clienti

A distanza di poche settimane, nella primavera del 2021, arrivano il crac di Greensill e quello fondo Archegos. In entrambi i casi Credit Suisse è coinvolto. Nel caso Greensill, aveva venduto ai propri clienti strumenti finanziari con sottostante “carta” emesse da Greensill. Il cui business era ufficialmente una sorta di versione evoluta degli anticipi su fatture ed era abbondantemente finanziata da Credit Suisse.

Ma con il crac si è scoperto che quelle fatture erano spesso inesistenti. In alcuni casi, semplici “promesse” di affari futuri mai realizzati. Greensill costa alla banca svizzera circa 10 miliardi, ad oggi recuperati solo in parte. Nel febbraio 2023 la Finma, autorità svizzera di controllo, giudicherà Credit Suisse “gravemente responsabile” per essere venuta meno ai suoi obblighi nei confronti del supervisore.

Il buco miliardario di Archegos

Credit Suisse aveva finanziato anche Archegos, fondo speculativo che il 22 marzo collassa sotto il peso di una serie di scommesse sbagliate su titoli azionari. Un buco di 20 miliardi di euro. Una indagine interna alla banca farà emergere una serie di carenze e omissioni nei controlli interni, che non avevano rilevato i rischi per la banca legati alle scommesse del fondo.

“Tuna bond” e corruzione

Nell’ottobre del 2021 è la volta dei “Tuna bond”. Credit Suisse deve pagare 475 milioni di dollari di multa per aver facilitato uno schema di corruzione in Mozambico. La banca svizzera aveva finanziato il paese africano per oltre un miliardo di euro tra 2012 e 2016. Fondi che dovevano servire tra le altre cose per importante progetto per sviluppare la pesca e la lavorazione del tonno a Maputo. In realtà, almeno 137 milioni erano finiti in mazzette, in parte anche per alcuni manager della banca stessa.

Il top manager a Wimbledon

Qualche mese dopo è Antonio Horta Osorio, superbanchiere diventato presidente nel 2020, a doversi dimettere perché travolto dallo scandalo. Tra le altre cose, il banchiere aveva violato ripetutamente gli obblighi previsti dalle normativa svizzera sul Covid. In un caso, per recarsi ad assistere alla finale di Wimbledon accompagnato dai suoi familiari.

I clienti di Suisse Secrets

Appena un mese dopo l’addio di Horta Osorio, nel febbraio del 2022, una inchiesta giornalistica internazionale basata sui dati di 18 mila conti correnti rivela che la banca ha per anni fornito i suoi servizi a criminali, corrotti, corruttori, spie e ogni tipo di cliente imbarazzante. L’inchiesta, nota come Suisse Secrets, svela la leggerezza con la quale l’istituto ha accolto fondi e clienti di dubbia provenienza malgrado regolamenti e controlli interni.

Il primato della condanna per riciclaggio

Il record è però forse quello raggiunto nel giugno successivo. Quando Credit Suisse diventa la prima banca svizzera a essere condannata penalmente da un tribunale elvetico per riciclaggio. Il caso è quello di Evelin Banev, narcotrafficante bulgaro che smerciava grandi quantitativi di cocaina anche in Italia. E riciclava poi i soldi in Svizzera grazie a Credit Suisse, che senza porsi troppi problemi incamerava i soldi dei traffici.

Perdite miliardarie e azioni a picco

Tutta questa ricerca degli affari a ogni costo non ha prodotto grandi risultati nel conto economico e neppure ha dato soddisfazione agli azionisti in termini di remunerazione del capitale. Tra 2015 e 2022 Credit Suisse ha chiuso in utile solo tre esercizi, mentre negli altri cinque ha registrato forti perdite. Il rosso cumulato è stato di 8,6 miliardi di franchi svizzeri. L’ultimo esercizio (2022) si è chiuso con perdite per 7,3 miliardi. Le azioni a inizio 2015 valevano intorno ai 22 franchi. Ieri 15 marzo, dopo un tracollo del 24% in una singola seduta, hanno chiuso a 1,7 franchi.

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