Euro digitale, le banche mettono le mani avanti
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BancheIn evidenza Sab 25 marzo 2023

Euro digitale, le banche mettono le mani avanti

Per l'Associazione bancaria italiana, gli istituti di credito dovranno essere centrali per lo sviluppo di servizi innovativi Euro digitale, le banche mettono le mani avanti Euro digitale
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Abi al lavoro con la Bce sulla valuta digitale

Non bastavano le turnolenze di mercato e la crisi economica, ci mancava anche l’euro digitale. Il mondo bancario cambia ad una velocità impressionante. E gli istituti di credito si stanno ingegnando per capire come reagire alle nuove sfide che pone la tecnologia. Prima fra tutte proprio quella della valuta digitale. Per questo l’Associazione bancaria italiana si è messa al lavoro affiancando la Banca centrale europea su un tema che rischia di cambiare le carte in tavole per gli istituti bancari e di comprimere il loro ruolo di intermediari. 

“Il progetto dell’euro digitale, nonchè la tecnologia sottostante, potrà costituire un caposaldo dell’economia digitale europea, in particolare se riuscirà ad abilitare gli intermediari vigilati a sviluppare su di esso servizi innovativi a valore aggiunto, permettendo di soddisfare esigenze attualmente non soddisfatte o di semplificare i processi esistenti e di espandere l’offerta di servizi e prodotti innovativi alla clientela” spiega l’Abi in un documento di approfondimento sul tema euro digitale. Il dossier entra poi nel vivo di quelle che sono le priorità per gli istituti di credito che in questo momento sono anche alle prese con i crediti incagliati da Superbonus e una nuova possibile ondata di crediti inesigibili. 

I tre pilastri dell’ABI per un euro digitale

Per l’Associazione “è essenziale salvaguardare il ruolo di intermediazione delle banche per il sistema economico”. Detta in altri termini “è importante mantenere il ruolo di intermediari delle banche nel sistema economico. E’ inoltre necessaria un’architettura a due livelli che, a fianco di quello dell’Eurosistema, preservi il ruolo attivo degli intermediari in processi quali l’identificazione, la distribuzione del denaro, la validazione delle transazioni e i controlli antiriciclaggio”. In pratica gli istituti di credito si ritagliano una nuova funione nel nascente mercato valutario digitale. 

Promuovono così il loro futuro. “Gli intermediari vigilati, dato il loro contatto diretto con gli utenti, rappresentano i soggetti più adatti a individuare servizi avanzati di pagamento che soddisfino i bisogni della clientela. L’euro digitale, secondo l’ABI, dev’essere funzionalmente diverso dagli strumenti di pagamento elettronici, per integrare e non competere con la moneta di banca commerciale, le iniziative e gli investimenti delle banche” si legge nel documento.

In sintesi per l’Abi “come accade oggi per le banconote e le monete che hanno una funzione e una “forma” diversa rispetto agli strumenti di pagamento elettronici, tali per cui i cittadini possono rendersi immediatamente conto della differenza, lo stesso dovrebbe accadere con l’euro digitale di domani che dovra’ avere caratteristiche diverse per consentire casi d’uso specifici”.

La nuova moneta in un nuovo mondo

Secondo l’Associazione Bancaria Italiana, l’euro digitale “deve svolgere un ruolo a supporto dell’economia digitale, offrendo la materia prima per offrire servizi innovativi e a valore aggiunto. La funzionalità chiave per abilitare questa possibilità è la programmabilità dei pagamenti realizzata tramite Distributed Ledger Technology” si legge.

Tutto questo garantirà un sistema equilibrato. “Grazie alla funzione della programmabilità dei pagamenti, l’euro digitale potrebbe assicurare, da un lato, il pieno controllo e governo dell’emissione da parte della BCE/Eurosistema e, dall’altro, consentire alle banche di fornire e proporre nuovi servizi, o servizi già esistenti in modo piu’ efficiente. L’euro digitale potrebbe effettivamente portare “valore aggiunto” solo se permettesse di soddisfare esigenze attualmente non soddisfatte o di semplificare i processi attuali, cio’ che le funzionalità di programmabilità possono consentire” conclude il documento. Così tutti vivranno meglio nel nuovo mondo digitale. Incluse le banche. 

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