Extraprofitti bancari, il governo trova la quadra. Focus piccole banche
Fuori dal calcolo della tassa su extraprofitti il margine di interesse su titoli di Stato, La banca potrà pagare o rafforzare il patrimonio
Pagare la tassa sugli extraprofitti bancari oppure utilizzarne una parte per rafforzare il capitale della banca. E’ questa la soluzione trovara dalla maggioranza, sulla spinta di Forza Italia, per evitare danni al sistema bancario italiano dalla tassa decisa dal governo sugli istituiti di credito lo scorso 8 agosto. Non solo. C’ è anche una modifica anche la base di calcolo dell’imposta.
Come riferiscono Il Corriere e Il Messaggero, il prelievo sarà contabilizzato escludendo il margine di interesse sui titoli di Stato. L’entità della tassa dovrebbe infine essere fissato allo 0,26% dell’attivo «medio ponderato». Inoltre “la tassa portata a patrimonio sarà versata all’erario solo nel momento in cui quel patrimonio dovesse essere distribuito agli azionisti”. Nonostante le modifiche il governo dovrebbe riuscire ad incassare una somma tra i 2,5 e i 2,7 miliardi destinati a rifinanziare le misure per il mutuo prima casa.
La modifica al dl Asset arriverà via emendamento del governo che è stato già trasmesso alla Ragioneria dello Stato per la bollinatura. La soglia dello 0,26% è più alta di quella prevista dalle prime ipotesi contenute negli emendamenti di Forza Italia (0,15%-0,18%) dell’attivo ponderato che è la voce del bilancio non comprendente i titoli di stato. Ma il tetto è stato ritocato al rialzo proprio per mettere in sicurezza il gettito.

Antonio Tajani
La ratio della modifica
Una delle critiche mosse al governo sulla tassa sugli extraprofitti bancari riguardava i danni che l’intervento avrebbe provocato ai bilanci bancari. Con la soluzione studiata dall’esecutivo, che prevede in alternativa al pagamento la possibilità di patrimonializzare la cifra oggetto della norma, cambia tutto.
La ricchezza prodotta dagli istituti di credito, nella dimensione indicata dal governo, finirà nelle casse pubbliche oppure servirà a patrimonializzare meglio gli istituti di credito. Non potrà cioè essere distribuita ai soci sotto forma di utile. La soluzione dovrebbe essere gradita anche alla Banca centrale europea che avevaespresso perplessità sul provvedimento del governo Meloni. Inoltre gioca a favore delle banche del territorio che per statuto destinano a patrimonio almeno il 70% degli utili che, nella prassi supera anche il 90%.
Il compromesso
La nuova soluzione arriva dopo una lunga polemica sulla tassa in questione. Sul tema era intervenuta anche l’Associazione bancaria italiana negando la presenza di extraprofitti. “L’imposta straordinaria è stata definita come tassazione di extraprofitti del settore bancario. L’extra-profitto si riferisce a una situazione specifica, quella in cui un’impresa godendo di una posizione di monopolio od oligopolio può fissare il prezzo dei suoi prodotti ricavando un profitto superiore a quello determinabile in un mercato concorrenziale. Questa situazione è assente nelle banche, non solo in forte concorrenza nell’intera area dell’euro” aveva spiegato il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, in audizione al Senato sul Dl Asset.
Ma la maggiore preoccupazione delle imprese era la possibilità di una conseguente stretta del credito. Di qui la trattativa in seno alla maggioranza per evitare che, alla fine, a pagare il conto dell’intervento sulle banche fossero aziende e cittadini. Di qui il pressing del vicepemier Antonio Tajani per un ritocco alla normativa. Non a caso Forza Italia si è detta soddisfatta della modifica evidenziando come abbia “vinto la linea moderata” su quella più aggressiva della Lega.