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ApprofondimentiBanche Ven 31 marzo 2023

Traballa anche Metropolitan Bank: è il segno che le piccole banche Usa sono ancora fragili

Il titolo è sceso del 28% in una seduta, ma la banca diffonde dati rassicuranti. Biden chiede regole più stringenti per le banche Usa Traballa anche Metropolitan Bank: è il segno che le piccole banche Usa sono ancora fragili
Redazione Verità&Affari
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Scoppia il caso Metropolitan Bank

La situazione delle banche negli Usa non è ancora tranquilla. La fragilità nelle piccole e medie banche americane è testimoniata dall’ennesimo caso di un istituto che rischia il crollo, trascinata verso il basso dalla fuga degli investitori dal titolo e da forti posizioni ribassiste degli speculatori. L’ultimo nome che rischia di diventare famoso a livello globale è quello di Metropolitan Bank, banca commerciale di New York, il cui titolo è crollato del 28% nella seduta di ieri di Wall Street chiudendo a 25,36 dollari dopo aver toccato anche i 22,52 dollari.

A preoccupare gli investitori, che sono fuggiti in massa dal titolo, sono state principalmente due cose: l’esposizione verso il mondo delle criptovalute della banca e la dubbia situazione della liquidità della banca in caso di necessità. Tanto che qualcuno la paragonava già alla fallita Signature Bank. Metropolitan Bank è intervenuta alla fine della seduta provando a rassicurare i mercati diffondendo dati aggiornati. Tanto che il titolo, nelle contrattazioni dopo la chiusura, segna un rialzo di quasi il 20% intorno ai 30 dollari.

Le piccole banche Usa sono fragili

In base ai dati comunicati, Metropolitan Bank sostiene di essere più che affidabile sul fronte liquidità: al 29 marzo aveva a disposizione – tra depositi presso la Fed e fondi garantiti facilmente reperibili –  3,1 miliardi di dollari, mentre i depositi core erano 5,04 miliardi di dollari. Una cifra, quest’ultima, in crescita del 5,4% rispetto alla fine del 2022. Inoltre, ha sottolineato la banca, Metropolitan Bank ha quasi portato a termine il suo piano di uscita dal mondo cripto. Attualmente solo il 4% del totale dei suoi depositi è legato al mondo delle criptovalute e tale esposizione sarà ridotta a zero entro la fine del secondo trimestre.

La scelta della banca di divulgare in fretta e furia questi dati punta a fermare sul nascere il panic selling sul titolo che ha già fatto collassare diverse realtà bancarie, da Svb a Credit Suisse. Una mossa che, giudicando le prime reazioni, pare aver avuto successo. Ma che mostra come la fragilità del sistema bancario americano, soprattutto nelle sue realtà di dimensioni ridotte, sia grande e come il pericolo di fuga degli investitori sia ancora concreto.

Biden chiede regole più stringenti

Non a caso, da quando è scoppiata il caso Svb ormai quasi un mese fa, è partito un coro quasi unanime che chiede la stretta dei controlli sulle realtà più piccole del mondo bancario americano. L’ultimo in ordine di tempo è stato il presidente degli Usa Joe Biden, che starebbe spingendo per ripristinare dei controlli eliminati dall’amministrazione Trump per le banche piccole e medie.

Pur non proponendo soluzioni legislative, la Casa Bianca chiede stress test annuali, e non ogni due anni come accade ora, per le banche con 100-250 miliardi di dollari di asset. Inoltre l’amministrazione Biden è favorevole a un rafforzamento degli strumenti di vigilanza per assicurare che le banche possano sostenere il rialzo dei tassi di interesse. 

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