Popolare Bari: lo scontro con Amco pesa sul rilancio, vuole 130 milioni
Il rilancio stenta e i guai del passato si fanno ancora sentire. Ma pesa anche un contenzioso da 130 milioni con la società del MefSul rilancio di Popolare Bari pesa una lite con Amco
“Le nostre non sono solo rivendicazioni salariali, qui manca completamente la prospettiva di rilancio e crescita dell’istituto”. Stella Sanseverino, (Fist Cisl) sintetizzava così, lo scorso lunedì 17 aprile, le ragioni del primo sciopero nella storia della Popolare di Bari. Intanto, un’altra società pubblica come Popolare Bari, Amco, chiede all’isituto oltre 130 milioni di risarcimento.
Due anni e mezzo dalla fine del commissariamento
A due anni e mezzo dalla fine del commissariamento e della acquisizione da parte di Mcc (ottobre 2020), quella che è stata la più importante banca del Mezzogiorno è ancora in mezzo al guado. Nel piano industriale dell’azionista Mcc c’è il progetto della Banca del Sud con l’azionista statale, fortemente voluto dai grillini. Un polo bancario pubblico, con la banca barese a fare da perno alla aggregazione di una serie di banche piccole e medie del Sud, magari in difficoltà. Ma il piano ambizioso è finito in congelatore con la fine del Conte II e al momento non sembra avere grandi possibilità di essere resuscitato.
Risanamento incompiuto
L’ultimo bilancio della Popolare di Bari ha registrato oltre 45 milioni di perdita netta. Un bel miglioramento rispetto ai 170,7 milioni dell’anno precedente. Ma di certo ancora lontani da quel pieno “risanamento” messo come presupposto della nascita della Banca del Sud dall’allora numero uno di Mcc, Bernardo Mattarella. Il margine d’intermediazione in netto miglioramento beneficia del rialzo dei tassi d’interesse. La raccolta diretta e indiretta “sostanzialmente stabile” a circa 10 miliardi e la modesta crescita degli impieghi (+4,4%) spiegano meglio le difficoltà operative e di contesto economico dell’istituto.
Le richieste dei soci
Ma i dati da guardare con attenzione sono altri. Nel comunicato sui conti, nel riferire della perdita netta si fa riferimento a “talune significative componenti negative connesse alle dinamiche della voce Accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri nonché alla valutazione delle quote Oicr di proprietà e relative a operazioni precedenti al periodo di Amministrazione Straordinaria”. Nel 2022, gli accantonamenti per i rischi legali hanno assorbito altri 42 milioni di euro e superano i 170 milioni. Si tratta in gran parte di controversie aperte dagli ex soci-azionisti della Popolare pre-commissariamento, che reclamano i propri soldi e che continuano a pesare sui conti della banca.
I fondi immobiliari
Nel bilancio ha pesato anche, per circa 10 milioni di euro, la valutazione del fondo Fontana – Comparto Federico II, gestito da Castello Sgr. Una vecchia operazione che risale al 2009, quando alla Bari era pratica comune far confluire immobili dei grandi clienti in fondi immobiliari dei quali poi la banca avrebbe sottoscritto tutte le quote, abbellendo il proprio bilancio. L’esposizione verso un cliente diventava così un investimento finanziario. Senza queste eredità del passato, il bilancio avrebbe avuto un leggero utile.
Lo scontro con Amco
Ma l’onore più pesante arriva dal passato recente. Nel giugno del 2020, durante il commissariamento, la banca ha venduto un pacchetto di crediti deteriorati ad Amco. Adesso Amco, anch’essa pubblica, chiede un risarcimento di 132,8 milioni di euro per quella operazione. Secondo la società specializzata nell’acquisto di crediti bancari e controllata dal Mef, circa 20 mila posizioni acquistate avevano la documentazione assente o incompleta. La società statale contro l’altra società statale. Per una operazione nata durante la gestione commissariale. Una situazione paradossale. Ma anche la prova che non tutti i problemi della Bari arrivano dal lontano passato.