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AperturaBanche Gio 30 marzo 2023

Le banche europee sono solide? I cinque fattori di rischio secondo Mediobanca

Le Borse provano a dimenticare la crisi di fiducia e in Europa si parla di sistema solido. Secondo Mediobanca i rischi che corre sono cinque Le banche europee sono solide? I cinque fattori di rischio secondo Mediobanca
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Quali rischi ci sono per le banche europee

Le Borse cercano di dimenticare le incognite che ancora circondano la situazione patrimoniale delle banche. Unicredit con un doppio annuncio ha voluto dissipare i veleni che lo circondavano: ha chiesto alla Bce l’autorizzazione a rimborsare il 3 giugno un At1 da 1,25 miliardi e avviare il buyback da 3,3 miliardi. Una maniera per segnalare al mercato la solidità del patrimonio. Nel mirino restano Deutsche Bank e  Societé Générale. Qualche trepidazione anche dalle spagnole Sabadell e Bankinter.

Secondo Mediobanca i rischi sono cinque: derivati, mutui negli Stati Uniti, perdite potenziali sui titoli di Stato, impossibilità di emettere altre obbligazioni «Additional Tier 1» dopo Credit Suisse e la tenuta dei depositi e della liquidità.

Derivati

Deutsche Bank ha in  bilancio contratti  per 42.500 miliardi di euro. Un valore non distante dalle grandi banche statunitensi: JP Morgan 54.300 miliardi di dollari, Goldman 51mila, Citi 46mila, Bank of America 21.600 miliardi. In  Europa l’altro protagonista è  Societé Générale  (15mila miliardi). C’è da preoccuparsi? Nel dubbio la speculazione si accanisce su Deutsche e SocGen. Lo studio ricorda il doppio paracadute  a tutela del mercato:  Ogni trimestre le banche devono  iscrivere i derivati al valore di mercato. Se ci sono perdite emergono rapidamente.  Nel frattempo la legislazione è diventata molto stringente. Per il resto incrociamo le dita.

Mutui

Settore in grave crisi soprattutto per quanto riguarda uffici e capannoni. Morgan Stanley stima una caduta dei prezzi del 40% per via della diffusione dello smart working. Le banche europee sentiranno il colpo? Se anche fosse  i numeri non sono clamorosi. Secondo i calcoli fatti da DWS, le banche del Vecchio continente hanno  un’esposizione sull’immobiliare commerciale pari in media al 6% del totale crediti, contro il 36% delle banche regionali Usa e il 16% delle grandi banche Usa. Dunque il problema sembra gestibile. Una perdita farebbe male. Ma l’incubo subprime è lontano.

Btp e i suoi fratelli

A quanto ammontano le perdite  potenziali nei titoli di stato congelati?. Sono quelli che le banche tengono fino alla scadenza perché offrono i rendimenti maggiori. Tutto bene se non fosse stato lo scandalo Svb. La banca californiana  per rimborsare i depositanti in fuga è stata costretta a liquidare il portafoglio titoli su cui aveva perdite ingenti visto il rialzo dei tassi.  Il crack è stato inevitabile e clamoroso.

Esiste un rischio anche in Europa? Potenzialmente sì, perché le banche hanno 3.300 miliardi di titoli di Stato (dati Eba) e di questi una fetta importante è ”congelata”. Ovviamente il problema riguarda soprattutto le banche italiane  che su questo fronte presentano qualche criticità. Le più esposte sono  Bper (14% degli attivi totali e 3,2 volte il patrimonio di vigilanza) e Popolare di Sondrio (17% degli attivi e 3,2 volte il Cet1) che infatti sono le più penalizzate dalla Borsa.  Il rischio è potenziale perché la sostenibilità del debito italiano non è in discussione. Ad ogni buon conto banche e assicurazioni hanno rallentato l’acquisto di Btp

Fuga dei depositi

E’ la maggiore criticità per tutte  le banche. Come osserva lo studio si tratta di un rischio trascurabile in Europa. Secondo lo studio se anche andasse via il 13% dei depositi non accadrebbe nulla. In qualche caso la percentuale potrebbe arrivare al 25%. Senza contare l’intervento della Bce per fornire la liquidità necessaria.

Le più vulnerabili, su questo fronte, sono Ing e Deutsche Bank: alla prima basterebbe una fuga del 7% dei depositi retail e alla seconda del 9% per portare il parametro della liquidità a 100%. Ma entrambe hanno molti depositi di aziende, non inclusi in questa analisi. Dunque nessun vero problema.

L’azzeramento degli At1

La decisione delle Autorità svizzere di azzerare i titoli «Additional Tier 1» (AT1) di Credit Suisse lasciando indenni le azioni è stato uno choc. Di regola prima spariscono le azioni (non a caso capitale di rischio) e poi le obbligazioni.  Ovvio il panico tra tutti i possessori di titoli AT1, sebbene le Autorità europee abbiano confermato che da noi in caso di crisi le prime ad essere azzerate sono sempre le azioni. .

Resta  la preoccupazione: che impatto ci sarebbe se il mercato delle AT1 sparisse e le banche non avessero più la possibilità di emetterle? Anche qui lo studio punta a minimizzare le criticità: l’emissione di azioni  per rimpiazzare gli AT1 farebbe scendere l’utile del 10% in media. Grave ma non gravissimo.

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