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Commento Mer 04 gennaio 2023

Dare senso alla cultura è l’unico modo per mettere ordine nell'economia

La cultura è l’esaltazione dell’individuo partecipe nella collettività. Metterla al centro dà più equilibrio anche a finanza e politica Dare senso alla cultura è l’unico modo per mettere ordine nell'economia
Riccardo Riccardi
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Riccardo Riccardi

Il disordine universale

La Torre di Babele è la sintesi immaginifica del disordine universale. La tecnologia ha annullato le distanze. Con il telefonino si può colloquiare visivamente. Questa virtualità non unisce. Crea pericolose frammentazioni. L’economia, da sempre quando è nato l’universo, pur apparendo una disciplina estranea al di fuori della politica, condiziona quest’ultima. Non per le ricette degli addetti ai lavori quanto per situazioni di caos imprevedibili ed improvvise. Il globo poggia su fondamenta cementate dal debito. Dato assoluto ma giudicato sulla sua relatività. Dipende da come parametra il Pil. Indicatore obsoleto, principe nel giudicare apoditticamente la salute degli Stati. Valutata in parametri percentuali. Poco aderenti alla realtà. Una famiglia oculata spende a seconda delle possibilità, con l’occhio rivolto al futuro. La globalizzazione mostra i suoi limiti. Non più pietra filosofale ma maionese impazzita in un minestrone rancido. La politica, nei paesi democratici, non ha più ideali. Sogni stimolanti per trasformare concretamente i desideri onirici. Si addossano tutte le colpe alla finanza. Che ne avrà anche tante. Ma ha avuto il merito di scrostare le inerzie bloccanti produzione e commercio.

Gli assalti alla finanza

La finanza, per un utilizzo spregiudicato e truffaldino, subisce giornalmente assalti speculativi che sparigliano le carte. La medicina ha fatto grandi passi. Ma i virus aumentano e la corsa agli antidoti è diventata affannosa. La guerra. Si ignorano le regionali che, sono tante, si sviluppavano fuori dell’Europa. Poi, in casa, l’invasione russa in Ucraina e la crisi latente fra Serbia e Kossovo. Ne fa le spese il popolo che si vuole sovrano. Non lo è nelle autocrazie e nelle democrazie, dove hanno molta voce in capitolo i Masaniello amplificati dai media. La democrazia sta diventando sinonimo di tante dittature del “particulare” che limitano i diritti di maggioranze afone ed indifese. Nei paesi autarchici per motivi religiosi o pseudoculturali il potere è nelle mani di pochi arricchiti sodali del capataz di turno. La religione è nata pagana (ad Atene e Roma) si è trasformata in monoteista ma divisa. Nelle dominanti si crede in un solo Dio. Con differenze drammatiche. La cristiana non ha più l’egemonia anche se la laicità (Croce) ammette che l’Occidente non può non dirsi cristiano. La musulmana ha tante facce. Non ci piacciono quelle dell’Iran, dello Afghanistan e quelle terroristiche in particolare.

Poi ci sono le filosofie. Confucianesimo ed induismo con tanti altri piccoli ruscelli che non scorrono placidamente. Si inneggia alla intelligenza virtuale ed al metaverso che creano opportunità. Rischiano però di uccidere individualità non virtuali e la sua cultura. Chi si dichiara poco colto è conscio di avere tanta fame di cultura. Il nostro, paese piccolo politicamente, ha grandi tesori. I soli che possano far ridurre il debito reale. La cultura non è una definizione scientifica. Diversi possono essere colti. Paradossalmente anche gli analfabeti. Perché la cultura è l’esaltazione dell’individuo partecipe nella collettività. Dare senso e significato alla cultura è l’unico rimedio per un mondo più ordinato, meno povero e bellicoso. Gli intellettuali, se sono tali, non pontificano. La conoscenza non ha limiti e trascende l’uomo che inconsciamente semina cultura. Seme indispensabile per fare germogliare nel mondo un po’ di tolleranza. Troppo ignorata e calpestata.

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