Debito, giù le mani dai risparmi degli italiani - V&A
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Commento Mar 31 gennaio 2023

Giù le mani dai risparmi degli italiani, il debito si abbatte con la buona spesa

ll risparmio privato ammonta ad oltre 3,3 miliardi, un tentazione per chi propone imposte patrimoniali. Sarebbe iniquo e deleterio Giù le mani dai risparmi degli italiani, il debito si abbatte con la buona spesa Risparmio
Riccardo Riccardi
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Riccardo Riccardi

Debito pubblico monstre

È vero il nostro debito pubblico è monstre. Ci danneggia oltre ogni limite nonostante la sua compatibilità. Alle scadenze gli interessi vengono regolarmente onorati. Alla fine di novembre il dovuto era pari a 2.765 miliardi di euro. Di contro il risparmio privato ammonta ad oltre 3,3 miliardi. Superiore di oltre il 22% sulla esposizione dello Stato. L’accostamento non significa che le due cifre si debbano mettere a confronto. Anzi, vade retro Satana, quelle sconclusionate proposte che vorrebbero gravare gli italiani di imposte patrimoniali ingiuste e controproducenti. Da diverse persone probe, lavoratrici ed attente a mettere qualcosa da parte, si sono levate alcune perplessità. Che non dovrebbero meravigliare ma far riflettere. Abbiamo uno Stato spendaccione e sprecone nell’ambito di un tortuoso labirinto burocratico nel quale una volta entrati è difficile uscire. Di contro tante famiglie, con senso di responsabilità, avvertono grande senso del risparmio che fa gola a case straniere di gestione. Che anziché sostenere l’economia italiana indirizzano investimenti fuori dai confini. Taluno dice lo Stato siamo tutti noi, la cui maggioranza è oculata. E se così, perché lo Stato spende tanto?

La Storia d’Italia

Senza andare molto lontano basterebbe sfogliare il libro sulla Storia d’Italia dal 1871 al 1915 scritto prima degli anni ’30 da Benedetto Croce. Nei primi governi dello Stato unitario c’erano uomini del calibro di Ricasoli, Lamarmora, Lanza, Sella, Minghetti e Spaventa componenti “una aristocrazia spirituale galantuomini e gentiluomini di piena lealtà”. Poi due conflitti mondiali, il fascismo e la sconfitta. Ricostruzione, miracolo economico, benessere sociale in parte condito da ammicchiate fonte del debito. Il problema non è soltanto finanziario. Fare debito buono è producente. Si ripaga da solo. Fare debito, per favorire caste burocratiche che ingannano la gente, porta inevitabilmente il Paese vicino ad un burrone. Costruito ad arte dall’interno e dalla speculazione esterna. Il che induce le case di rating a dare voti non sul sostanziale ma sul virtuale.

È ingiusta l’immagine che si vuole dare dell’Italia. Nel dopoguerra lo Stivale è diventato uno Stato tra i più democratici. Nonostante la demonizzazione della politica e di certa parte di essa che preferisce non seppellire Mussolini. Il fascismo morto il 25 luglio del ’43 è presente quando si vuole far fuori, si spera metaforicamente, l’avversario politico. A furia di ripetere stessi argomenti all’estero ci credono e ci giudicano male. Con il risultato che l’Italia, in Europa, è considerata il discolo da seguire con attenzione nonostante della UE sia un Paese fondatore. Abbiamo assistito in questi ultimi tempi a leaders di spicco che parlando all’estero dell’avversario, ne mettevano in risalto la pericolosità in caso di vittoria. Non entriamo nelle dispute politiche. Ma giusto o sbagliato questo è il mio Paese, italiano ed europeo. Va difeso, non messo alla berlina con frasi slogan prive di senso. Si danneggia la vera essenza della Nazione troppo spesso governata “fuori sacco”. Bastano fake news sapientemente sparse sul campo da tanti intellettuali che si pensano, da soli, depositari di canoni economici e politici.

L’Italia mostra vitalità economica

L’illuminista D’Alembert, nel ‘700, affermò che “l’arte della guerra è l’arte di distruggere gli uomini, la politica è l’arte di ingannarli”. Voltaire invece sostenne che “la più grande politica è d’esser onesti”. Senza fare di tutta un’erba un fascio pensiamo che molti siano coloro che praticano la politica in senso volteriano. Nonostante la pandemia e la guerra, l’Italia sta mostrando vitalità economica. Abbiamo ancora molte ineguaglianze, numerose le sacche di povertà assoluta crescente. Da combattere non per il senso di carità, sempre giusto, che risolve poco. L’Italia è il paese che trasuda di cultura passata che è presente. Cosi come deve essere presente quella del fare e della libertà che incentivi l’intrapresa. La sola che crea lavoro. Non è difficile in un Paese come il nostro. A patto che si mettano da parte disfattismi di maniera e si esalti l’ottimismo della ragione. Cioè la consapevolezza dell’orgoglio di essere italiani. Non chiusi ma aperti ad una Europa meno burocratica e più politica. Che è quella della visione lunga e non della miopia egoistica.

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