Le fake news condannano l'Italia alla campagna elettorale - V&A
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Commento Mar 28 febbraio 2023

Il minestrone delle fake news che condanna l'Italia a una perenne campagna elettorale

Per molti il male assoluto è la politica e chi la pratica per i suoi interessi personali. Ma la condanna generalizzata è un errore Il minestrone delle fake news che condanna l'Italia a una perenne campagna elettorale
Riccardo Riccardi
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Riccardo Riccardi

Perenne campagna elettorale

Le notizie ed i commenti della stampa hanno il pregio di confondere quei pochi lettori che sono rimasti. L’Italia sembra condannata ad essere in perenne campagna elettorale. Non è l’esaltazione della giusta crociana polemica politica, quanto piuttosto il minestrone di tante fake news. Sonniferi che inducono al torpore della astensione. Il fenomeno, di per sé molto preoccupante, non pare interessare più di tanto. Per molti il male assoluto è la politica e chi la pratica per i suoi interessi personali. Non è che la condanna generalizzata ci indovini; è vero il contrario. La situazione geopolitica – con l’avvento di una, sulla via del tramonto, globalizzazione, giusta nelle idee e non nella applicazione – è talmente interconnessa da essere entrata in tutti i pori.

Purtuttavia resta granitica la provincialità, fenomeno peraltro non soltanto italiano. Quanto anche dei paesi virtuosi che il freddo nordico rende arroganti. Torniamo a noi. Sulla etichettatura della provincialità. Per capire, partendo dal particulare guicciardiano, il senso della generalizzazione. L’economia italiana è soprattutto di trasformazione. Il paese non possiede risorse di base. Ha quelle che gli offre il paesaggio, la cultura storica, le eccellenze della tavola, l’industria manifatturiera di trasformazione. Lo Stivale, anche per una atavica causa storica che neppure la centralizzazione del fascismo riuscì ad eliminare, è diviso tra Nord e Sud. Lo sviluppo delle comunicazioni lo ha unito in parte ma soprattutto virtualmente. Nord e Sud sono due contenitori, al cui interno convivono differenze culturali, politiche, sociologiche e quant’altro.

L’unità d’Italia

Non sono del tutto veritiere le assolute diversità delle quali ci si appropria per comiziare. L’unità d’Italia partì dal Nord. Da una regione non tra le più grandi e popolose. Il Sud, che pareva arretrato (per capire va contestualizzato il periodo), aveva in Napoli la città più europea di tante capitali continentali. Le potenze d’allora avevano deciso come si doveva fare l’Italia. Non capirono e non fecero gli italiani ma istillarono nelle loro menti il DNA di una inferiorità che ancora dovrebbe sopravvivere. Si universalizzano conseguentemente luoghi comuni che sono come le bugie. Quelle che frequentemente dicono i bugiardi. Sono talmente tante che alla fine chi ne abusa le ritiene vere. Non distingue più tra realtà e falsità. La realtà sostituita dalla falsità che diventa realtà. Motivo per il quale il torpore degli italiani è strategico. Non scegliere (quando si è democraticamente data una preferenza, tante ridicole grida di dimissioni) perché non si capisce e si è drogati da chi, ad esempio, comunica il tutto gratis.

Meno debito improduttivo

Chi paga? È la solita variabile indipendente che si voleva applicare ai salari. Che giustamente devono essere decorosi. A patto che il Paese abbia il suo decoro. Meno debito, soprattutto quello improduttivo. L’ottimismo di maniera, lo ha spiegato Voltaire nel suo capolavoro Candide, non è la soluzione. Che non la dà la cecità del pessimismo che vede e crede che tutto sia nero. All’italiano si vogliono applicare tante etichette malevole. Non è così. Croce ricordava l’aristocrazia spirituale dei governanti del tempo andato. Definiti galantuomini e gentiluomini di piena lealtà. Erano cattolici nella loro ferma laicità. Croce, il laico per eccellenza, affermò “non possiamo non dirci cristiani”. Anche gli italiani, riappropriandosi del loro orgoglio, devono sostenere con forza non possiamo non dirci italiani. Che non significa chiusura autarchica provinciale. Ma quella apertura che i tanti i nostri illustri avi hanno portato in tutto il mondo allora conosciuto.

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