Per l'economista delle previsioni Roubini, Italia la più a rischio recessione
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Per l'economista delle previsioni Roubini l’Italia è il Paese più a rischio recessione

Le scelte della Bce e il rialzo dei tassi potrebbero avere sull’economia italiana l’impatto più duro. La previsione di Nouriel Roubini. Per l'economista delle previsioni Roubini l’Italia è il Paese più a rischio recessione
Redazione Verità&Affari
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La previsione dell’economista americano Roubini

La fine dei programmi di acquisti di titoli pubblici da parte della Bce e il rialzo dei tassi d’interesse potrebbero avere sull’economia italiana l’impatto più duro. La previsione è dell’economista americano della New York University, Nouriel Roubini, che in un articolo sul Financial Times si è soffermato sui rischi di hard landing, atterraggio brusco, per le decisioni che le banche centrali stanno prendendo per contrastare l’inflazione.
La Federal Reserve qualche giorno fa ha alzato i tassi d’interesse di 75 punti base, un balzo che non si vedeva in America dal 1994. La Banca centrale europea si è mossa con più prudenza finora, ma ha di fatto annunciato per luglio la fine del programma di acquisto di titoli noto con l’acronimo Pepp e deciso durante la pandemia e insieme un rialzo dello 0,25 per cento del costo del denaro. Ma non sarebbe che l’inizio, visto che da Francoforte è stato fatto capire che a settembre ci sarà un nuovo rialzo dei tassi, probabilmente di 50 punti base.

L’impegno della Bce di evitare «il rischio di frammentazione (tra i Paesi dell’eurozona, ndr) è più facile a dirsi che a farsi», secondo Roubini. «La dottrina della Banca centrale europea afferma che gli acquisti potenzialmente illimitati di alcuni titoli di Stato sono accettabili solo se l’ampliamento degli spread dei tassi di interesse è guidato da dinamiche di mercato ingiustificate. Se la cattiva politica piuttosto che la sfortuna è la forza trainante, gli acquisti di obbligazioni della Bce dovrebbero essere soggetti a condizioni. Questo è il modo in cui è stato progettato nel 2012 il meccanismo di Outright Monetary Transactions (Omt), ma nessun governo lo ha chiesto perché nessuno voleva accettare le imposizioni politiche».

In quell’occasione tuttavia bastò l’annuncio del meccanismo da parte dell’allora presidente della Bce Mario Draghi per placare lo spread, che in Italia, nonostante il governo tecnico presieduto da Mario Draghi fosse in carica da sei mesi, aveva superato i 570 punti. Roubini sostiene che «il recente aumento degli spread italiani non è solo causato dal panico irrazionale degli investitori. L’Italia ha una bassa crescita potenziale, ampi deficit di bilancio e un debito pubblico enorme e potenzialmente insostenibile che è cresciuto durante la pandemia. Ora si profila un aumento permanente del costo del debito poiché la Bce rientra dalla sua politica ultra accomodante».

A questo, l’economista aggiunge la possibilità di una vittoria alle prossime elezioni di «una coalizione di destra dominata da partiti euroscettici», che sarebbe poco propensa ad accettare senza troppi problemi le eventuali dure condizionalità collegate all’attivazione dello scudo anti-spread (peraltro ancora tutto da inventare). «Qualsiasi nuova decisione della Bce progettata per salvare le obbligazioni italiane potrebbe comportare condizioni inaccettabili per i nuovi leader del Paese e per qualsiasi altro Stato dell’eurozona sotto pressione», conclude Roubini.

Secondo l’Istat il Pil italiano crescerà del 2,8 per cento quest’anno e dell’1,9 per cento nel 2023. Bankitalia prevede rispettivamente un +2,6 e un +1,6 per cento. Ma sono previsioni che assumono come scenario che la guerra economica con la Russia non conosca una escalation nei prossimi mesi. In caso di taglio delle forniture di gas le previsioni andrebbero riviste in peggio, molto in peggio.

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