Troppe parole inutili sul clima, muovetevi con gli investimenti
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Contrappunto Mar 20 settembre 2022

Troppe parole inutili sul clima, muovetevi con gli investimenti

Sui cambiamenti climatici c’è, e continua, una copiosa letteratura. Intervengono numerosi che, molti senza avere le competenze. Troppe parole inutili sul clima, muovetevi con gli investimenti
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

I cambiamenti climatici

Sui cambiamenti climatici c’è, e continua, una copiosa letteratura. Intervengono numerosi che, molti senza avere le competenze, dettano ricette a più non posso. L’opinione pubblica globale è confusa ed aumenta la rabbia di tutti contro tutti. Il problema è ovviamente mondiale, europeo ma tocca in modo particolare l’Italia. Il bel Paese, amato all’estero, dove la bella stampa è tanta. Non priva però di sottile acrimonia. Lo Stivale non può soltanto chiamare l’intera comunità alla raccolta. Deve dare il contributo che spetta ad una grande nazione. Però cominciamo da casa nostra. Piangere sul latte versato e condannare il passato serve a poco. Bisogna agire, in fretta. La politica deve avere lo sguardo lungo.

Le cose da fare sono tante. Serve coordinarle e pianificarle. Non lasciarle agli egoismi locali perché si tratta di interesse nazionale. Sentiamo gli esperti. Per non contraddirmi ho chiesto alla Dott.ssa A. Stravisi, nota biologa triestina, un appunto sull’acqua. Lo trascrivo: «Acqua. Risorsa fondamentale, eppure bistrattata. Il più delle volte ce ne ricordiamo quando manca, o quando fa danni. Nella estate torrida si sono rincorse notizie di siccità e di razionamenti. Attraversando il paese si susseguono campi ormai secchi intervallati da poche singole colture a cui si è data la precedenza di una irrigazione di sopravvivenza. E alla siccità si sommano incendi devastanti. Al singolo viene giustamente chiesto di limitare i consumi all’indispensabile dell’acqua potabile, risorsa doppiamente preziosa, pur sapendo che la rete di distribuzione ha delle carenze strutturali che determinano la perdita di circa il 40% della risorsa (media nazionale).

Gli effetti del cambiamento climatico nelle ultime stagioni stanno diventando evidenti anche ai più scettici, mentre a chi, da anni, continua ad auspicare interventi strutturali questo scenario non fa che aumentare un senso di impotenza, non rassegnata. Vengono messi in atto interventi emergenziali, ai quali ci stiamo abituando come se fosse la normalità. Il territorio è sempre più impermeabile, incapace di assorbire soprattutto le grandi quantità d’acqua delle piogge torrenziali. I fiumi sono imbrigliati e privati della vegetazione spondale, troppo spesso trasformati in canali banalizzati. Nelle aree agricole sono quasi scomparsi i fossi, indispensabili per ridurre lo scorrimento superficiale e garantire una efficace e lenta penetrazione dell’acqua nel sottosuolo. Le falde sono sovrasfruttate e non sufficientemente rimpinguate.

Il consumo di suolo è in aumento, con conseguente riduzione delle superfici permeabili, fenomeni di scorrimento superficiale e perdita delle acque meteoriche. La carenza stagionale d’acqua si ripeterà, e può solo parzialmente essere affrontata con la creazione di invasi di stoccaggio. Non sono più rimandabili interventi strutturali sul territorio che vedano la gestione della risorsa idrica inserita in una più ampia visione di tutela del territorio, che porti alla giusta valorizzazione delle aree naturali e alla rinaturalizzazione delle superfici urbanizzate. In agricoltura servono sistemi di irrigazione più efficienti, con investimenti tecnologici mirati. Il territorio deve poter riacquistare la sua capacità di resilienza nei confronti degli eventi, anche estremi». Chiaro?

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