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AperturaCriptovalute Mar 28 febbraio 2023

Criptovalute, è allarme truffe. Scende in campo anche Abi

Dopo Bankitalia, anche l'Associazione bancaria entra sul tema valute virtuali. E chiede un nuovo quadro di regole a difesa degli investitori Criptovalute, è allarme truffe. Scende in campo anche Abi Criptovalute
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Massima allerta sulla diffusione delle frodi 

I casi di truffe in criptovalute si stanno diffondendo rapidamente anche in Italia. Per questo dopo Bankitalia, è scesa in campo anche l’Abi, l’Associazione bancaria italiana. A mettere le cose in chiaro è  il direttore generale Giovanni Sabatini, in un intervento al webinar organizzato dalla European Banking Institute, centro studi di Francoforte di cui fanno parte diverse Università europee, oltre alle associazioni nazionali degli istitituti di credito del Vecchio continente. Per Sabatini due sono i nodi cruciali. Innanzitutto la situazione delle banche e la stabilità del sistema finanziario rispetto alla diffusione delle criptovalute. E poi anche i rischi che corrono i piccoli investitori. Due facce della stessa medaglia.  

“Sono fermamente convinto che abbiamo bisogno di un quadro normativo più completo che vada oltre l’approccio tradizionale (compreso l’aumento dei requisiti prudenziali per le entità regolamentate)” ha spiegato. Serve cioè un sistema “che garantisca che i rischi e le sfide poste dalle criptovalute siano adeguatamente affrontati indipendentemente dalle entità che si occupano di tali attività risorse” ha aggiunto. Secondo Sabatini “la questione chiave era ed è tuttora come trovare il giusto equilibrio tra la necessità di garantire la stabilità finanziaria, l’integrità del mercato e la protezione degli investitori“.

Prendendo atto della velocità esponenziale che aggiunge “una nuova dimenione alla complessità” delle sfide normative, Sabatini ha osservato che “la prima linea di difesa” deve essere “rafforzare i controlli e i requisiti prudenziali delle entità regolamentate quando si ha a che fare con entità non regolamentate o si commerciano o si offrono prodotti digitali per conto dei propri clienti. Considerando la crescente domanda di cripto-asset, riteniamo che la definizione di un trattamento prudenziale sia una componente chiave per un quadro normativo”. Secondo l’Abi, a suo giudizio, “aiuterebbe a mitigare i relativi rischi e collocare questi nuovi strumenti in un ambiente regolamentato”. Su come poi ciò possa avvenire concretamente, la partita è decisamente aperta. E va di pari passo con quella dell’euro digitale. 

Bankitalia parla di “uno strumento pericoloso”

Per il governatore Ignazio Visco stiamo infatti parlando di uno strumento “pericoloso”. Il motivo? “Ci possono essere problemi se la gente non comprende i rischi connessi” a questi strumenti, come ha spiegato il banchiere a margine del vertice dei ministri delle Finanze e dei banchieri centrali del G20, in India. “In molti casi le criprovalute sono più simili a strumenti per scommettere piuttosto che ad asset patrimoniali, quelli che di norma regoliamo e controlliamo quindi dobbiamo fare chiarezza perchè sono strumenti pericolosi dal punto di vista dell’antiriciclaggio e ci possono essere problemi anche per la stabilità finanziaria” ha chiarito il governatore della banca centrale italiana. 

Il riferimento è alle crypto che “non hanno un’emittente chiaro o non hanno valore in sè”. Questa categoria di valute vituali, “così come l’utilizzo della tecnologia dei registri distribuiti (Dlt) in modi che non sono trasparenti è un problema” ha chiarito. “Stiamo facendo un grande lavoro per cercare di regolamentare tutto il sistema” ha aggiunto Visco. “Certamente questo non è un asset che può avere un corso legale come una moneta legale è invece un qualcosa che sviluppa con il mondo digitale e in questo senso va regolamentato attentamente” ha concluso il numero uno di Bankitalia. 

Preoccupanti i casi di Chieti e Treviso

Nel caso delle truffe legate al Superbonus, le criprovalute, assieme ai paradisi fiscali, sono diventate un porto sicuro per i malfattori. Intanto anche in Italia hanno iniziato a diffondersi i casi di raggiri legati a valute virtuali. Nei giorni scorsi, a Chieti, un piccolo risparmiatore ha subito una truffa telefonica da alcuni consulenti finanziari che promettevano guadagni stellari attraverso l’apertura di un conto online. Dopo aver eseguito diverse operazioni, il piccolo risparmiatore si è accorto che sul conto non c’erano Bitcoin, ma un saldo pari a zero. Tutta colpa di un furto di identità digitale che ha consentito il trasferimenti del denaro a terzi, non identificabili, nonostante la società di intermediazione fosse legalmente autorizzata. 

E’ andata ancora peggio ad un gruppo di piccoli investitori di Treviso che si sono affidati alla società trevigiana Nft, che prometteva rendimenti elevati. Salvo poi sparire nel nulla con i soldi dei malcapitati investitori. Il tutto dopo aver costruito una rete di decine di agenti, subagenti o segnalatori, tutti retribuiti direttamente o indirettamente dalla Nft. 

Dall’altro lato dell’Oceano le cose non vanno meglio

In temporale, Galois Capital è l’ultima vittima dello scandalo Ftx, la Borsa per criptovalute finita in bancarotta con il fondatore Sam Bankman-Fried accusato di frode. L’hedge fund americano perso metà del proprio patrimonio con il crack di Ftx e ora ha deciso di chiudere, restituendo il denaro rimanente agli investitori.

E pensare che solo un anno fa Galois Capital gestiva un patrimonio da circa 200 miioni. E soprattutto era uno dei maggiori investitori in criptovalute al mondo, come ha spiegato il Financal Times. “Data la gravità della situazione di Ftx, non riteniamo possibile continuare a gestire il fondo da un punto di vista finanziario e culturale” ha spiegato il co-fondatore Kevin Zhou, dicendosi rammaricato per l’accaduto. Pochino per chi ci ha rimesso i soldi in quella che negli Stati Uniti è considerata una vera e propria emergenza frodi in criptovalute

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