Il re delle criptovalute di Ftx in bancarotta ha dato i soldi a Biden
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Da non perdere/Criptovalute
CriptovaluteDa non perdere Lun 14 novembre 2022

Il re delle criptovalute in bancarotta ha dato i soldi a Biden

L'ex ceo di Ftx, andata in bancarotta, era un grande finanziatore di Biden e del Partito Democratico. A Biden ha versato 77 milioni. Il re delle criptovalute in bancarotta ha dato i soldi a Biden
Franco Bechis
di 
Franco Bechis

Ftx ha dato i soldi a Biden

Il suo sogno – dichiarato – era quello di diventare entro il giorno delle elezioni presidenziali americane del 2024 il più grande finanziatore della politica Usa mai esistito nella storia con l’obiettivo di versare un miliardo di dollari nelle casse del partito democratico. Joe Biden magari si sarà pure ingolosito alla prospettiva, ma dovrà mettersi l’animo in pace: non arriverà più un cent da Sam Bankman-Fried (SBF) e dalla Ftx da lui fondata.

La piattaforma di scambio delle criptovalute con sede nelle Bahamas è saltata gambe all’aria come annunciato in un tweet dello stesso SBF venerdì, spiegando di avere chiesto l’adesione volontaria al Chapter 11 della legge fallimentare americana e di essersi dimesso da ogni incarico. Al miliardo di dollari non arriverà certamente, tanto più che ogni giorno accade qualcosa di strano al capezzale di Ftx (sabato sarebbero spariti altri 600 milioni di dollari rubati da presunti hacker).

I soldi di Ftx a Biden

Ma Biden non può certo lamentarsi troppo. Anzi, oggi il presidente Usa e i notabili del suo partito provano pure qualche imbarazzo perché poco prima di gettare la spugna SBF ha riempito di finanziamenti candidati e Pacs democratici. Alla fine nel ciclo elettorale 2021-2022 che si è concluso con le elezioni di midterm SBF e Ftx con oltre 77 milioni di dollari si sono classificati al secondo posto nella classifica dei finanziamenti alla politica da parte del settore finanziario, subito alle spalle di George Soros con il suo Soros Fund Managament (126 milioni di dollari).

I soldi di SBF hanno aiutato quasi unicamente i candidati democratici (99,6% della somma), e a quelli repubblicani “illuminati” sono arrivati appena 155 mila dollari. Non si trattava di liberalità, ma di finanziamenti che SBF e i suoi manager hanno pensato fin dall’inizio come attività di vera e propria lobbing per arrivare a costituire una maggioranza nel congresso favorevole alle criptovalute.

Bankman-Fried 

I guadagni con Bitcoin & co sono stati così consistenti e rapidi da avere portato i milionari/miliardari che avevano costruito lì le loro fortune a diventare uno dei principali settori in grado di influenzare la politica anche attraverso quelle donazioni. E Bankman-Fried era diventato quasi una sorta di capo lobbista del sindacato delle criptovalute.

I 77 milioni di dollari sono tanti, ma non esattamente quelli che a marzo SBF aveva promesso al partito democratico: l’obiettivo era 100 milioni, che poi in due anni sarebbero dovuti lievitare a un miliardo, facendolo diventare il più grande finanziatore della politica di sempre, oscurando Sheldon Adelson (scomparso un anno fa) che deteneva il record con 218 milioni di dollari nelle elezioni del 2020 (erano per Donald Trump e i candidati del partito repubblicano).

Il richiamo degli esperti

Come ha svelato nella primavera scorsa una accurata inchiesta di The American Prospect il fondatore di Ftx da un anno stava usando quei finanziamenti per costruire una vera e propria agenda politica pro crypto. E buona parte delle 50 proposte di legge approdate nel 2022 al Congresso su criptovalute, blockchain e costituzione di una banca centrale ad hoc, venivano da politici democratici finanziati da SBF. Dal loro pressing era arrivato anche un ordine esecutivo firmato dallo stesso Biden nel marzo scorso con cui si apriva alle criptovalute chiedendo di esplorare anche la possibilità delle banche centrali di emettere valute digitali.

I democratici si stavano spingendo così avanti grazie ai rapporti con SBF e Ftx da costringere un gruppo di 26 economisti ed ingegneri, fra cui Bruce Schneier (Harvard) e Kelsey Hightower (Google Cloud), a scrivere al Congresso chiedendo di dare il sostegno solo a una «politica fintech responsabile», e aggiungendo: «Siamo fortemente in disaccordo con la narrativa propinata da coloro che hanno un interesse finanziario nell’industria dei cripto-asset, secondo cui queste tecnologie rappresentano un’innovazione finanziaria positiva e sono in qualche modo adatte a risolvere i problemi finanziari degli americani comuni».

Condividi articolo