Ci sono i soldi ma non i cantieri, così le alluvioni fanno morti in Italia
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ApprofondimentiCronaca Sab 17 settembre 2022

Ci sono i soldi ma non i cantieri, così le alluvioni distruggono e fanno morti in Italia

Miliardi di euro stanziati su vari capitoli di spesa per decine di progetti contro le alluvioni, alcuni a lunga scadenza, altri cantierabili. Ci sono i soldi ma non i cantieri, così le alluvioni distruggono e fanno morti in Italia
Carmine Gazzani
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Carmine Gazzani

I soldi contro le alluvioni in Italia

Miliardi di euro stanziati su vari capitoli di spesa per decine di progetti, alcuni a lunga scadenza, altri immediatamente cantierabili. Sulla carta gli stanziamenti contro il dissesto idrogeologico sono corposi, tanto da far sperare in risultati concreti e rapidi. Invece nella realtà, come testimoniano le ultime notizie di cronaca, non si vedono. La tragedia nelle Marche rappresenta una conferma di quanto ci sia ancora da fare per la cura del territorio, primo antidoto contro la furia della natura.

Anche perché i problemi dell’Italia non sono un mistero. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ci sono «7.423 comuni (93,9 per cento del totale) a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera», mentre «il 18,4 per cento del territorio nazionale classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni, 841 km di litorali in erosione pari al 17,9 per cento delle coste basse italiane». La conclusione è che «1,3 milioni di abitanti a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni».

Le responsabilità dell’alluvione

Le responsabilità sono numerose, a cominciare dai rimpalli di responsabilità tra governo centrale ed enti locali, a cui si lega l’effettiva capacità di spesa. «Si possono mettere a disposizione tutti i miliardi possibili, ma molte volte mancano negli uffici regionali e comunali le competenze tecniche per rendere concreti i progetti ideati», spiegano, in maniera concorde, alcuni degli esperti interpellati da Verità&Affari. Le Regioni, per esempio, hanno il compito di rendere esecutivi i lavori, attraverso le risorse arrivate dallo Stato. «I fondi ci sono, ma non vengono adeguatamente spesi», dice Mauro Coltorti, senatore uscente (non ricandidato) del Movimento 5 stelle, in prima linea sul tema.

E dove finiscono questi fondi? «Spesso con sub appalti a chi ha competenze in materia. Così tutto sfugge al monitoraggio, visto che al livello centrale il governo, attraverso i ministeri, non verifica davvero l’impiego delle risorse erogate». C’è poi la questione della farraginosità nella realizzazione. Secondo il dossier Rendis, realizzato dall’Ispra, in media occorrono 4,8 anni per completare gli interventi di messa in sicurezza del territorio. Oggi scopriamo che la stima rischia di dover essere aggiornata: le opere avviate a inizio di questa legislatura, 4 anni e mezzo fa, ancora non vedono la luce.

Gli stanziamenti per il rischio idrogeologico

E dire che dal 2018 si conta una serie impressionante di stanziamenti, di cui si stenta a vedere l’impatto. Un recente documento, redatto dal centro studi della Camera e che Verità&Affari ha visionato, sviscera i vari interventi pensati dai governi nell’arco di questi anni. Lo strumento principale è il progetto “ProteggItalia”, nome dato al piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico che, secondo quanto riportato, aveva una dotazione di 10,9 miliardi di euro da investire nel triennio 2019-2021.

Una delibera del 2019, approvata dal Cipe, ha quindi avviato «il piano stralcio relativo agli interventi immediatamente cantierabili individuati dal ministero dell’Ambiente (successivamente trasformato in Transizione ecologica, ndr) per l’ammontare complessivo di 315,1 milioni di euro», come riporta il dossier predisposto a Montecitorio. Nel 2020, con il governo Conte bis, l’allora ministro Costa annunciò «oltre 262 milioni per 119 interventi in tutta Italia», con 9,4 milioni di euro destinati, tra gli altri, proprio alle Marche.

Cosa non funziona

Insomma, investimenti a lungo raggio, ma con particolare attenzione a quelli da realizzare con celerità. Tuttavia, “ProteggItalia” non è stato propriamente un successo, come ha certificato una relazione della Corte dei Conti. Le ragioni? Prima di tutto «non ha unificato i criteri e le procedure di spesa», inoltre «non ha risolto il problema dell’unicità del monitoraggio, né individuato strumenti di pianificazione territoriali efficaci, in grado di attuare una politica di prevenzione e manutenzione». E ancora: non è intervenuto sulla «lentezza nell’adozione sia dei processi decisionali che di quelli attuativi, spesso condizionati da lunghi processi concertativi nazionali e locali».

Tanti progetti

Peraltro questo non è l’unico progetto messo in campo. Già nella Legge di Bilancio 2019 erano stati stanziati 2,6 miliardi di euro per «investimenti finalizzati alla mitigazione del rischio idrogeologico e all’aumento del livello di resilienza di strutture e infrastrutture». Nella manovra 2020, poi, c’erano 500 milioni di euro, successivamente raddoppiati a un miliardo, da dare ai Comuni per lo stesso obiettivo. Altri 2,78 miliardi di euro sono stati previsti sotto forma di contributi per il periodo 2020-2031.

La lista prosegue ancora con 160 milioni di euro destinati, nel 2020, ai Comuni più piccoli, salendo a 168 milioni per il biennio successivo. Altri 25 milioni sono stati messi in conto per la realizzazione della carta geologica d’Italia, strumento necessario per la prevenzione. Tutte risorse a cui si sommano le misure di sostegno ai territori colpiti da eventi calamitosi, dalla Calabria all’Emilia-Romagna.

C’è pure il Pnrr

E non può mancare il Pnrr che prevede quasi 3 miliardi di euro da mettere sul capitolo anti-dissesto idrogeologico: 500 milioni di euro per sviluppare un sistema di monitoraggio, 1,2 miliardi per misure strutturali in grado di mettere in sicurezza un milione e mezzo di persone, e 1,2 miliardi per il ripristino delle infrastrutture danneggiate. Visti i precedenti, però, i vantaggi li vedremo forse tra anni. Sperando non ci siano altre decine di morti da contare.

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