«Avete guadagnato poco». Pioggia di cartelle per tenori e orchestrali. Ma non potevano lavorare per il Covid
Per darsi un centro tenore l’Agenzia delle entrate ha deciso che cantanti lirici, orchestrali scenografi, registi e chiunque lavori.
La vicenda che riguarda tenori e orchestrali
Per darsi un centro tenore l’Agenzia delle entrate ha deciso che cantanti lirici, orchestrali scenografi, registi e chiunque lavori nel teatro d’opera a partita Iva è un evasore fiscale e come tale va perseguito. Speriamo che gli hacker non abbiano sottratto ad Ernesto Maria Ruffini le prove di questa “frode” in sol maggiore, per le casse non acustiche, ma pubbliche sarebbe un vero guaio. Sembra incredibile, ma è così. A rendere nota questo melodramma quasi verdiano degli esattori alla prima crociata fiscale è Roberto Abbondanza, baritono di caratura internazionale, docente di conservatorio, ma soprattutto presidente di Assolirica, l’associazione che riunisce professionisti e lavoratori del teatro musicale che opera a partita Iva.
Che cosa è successo
Nel corso di una conferenza stampa ieri al Senato, ospite di Andrea Cangini (passato da Forza Italia ad Azione) Abbondanza ha scandito: «L’agenzia delle Entrate sta inviando in questi giorni a interpreti ed imprenditori dello spettacolo dal vivo cartelle esattoriali e inviti al ravvedimento perché ci considera evasori. La giustificazione è perché sono state dichiarate entrate nulle o basse nel 2020 rispetto ai parametri previsti dagli studi di settore del quinquennio precedente. È incredibile – nota con amarezza– che non si sia tenuto conto che nel 2020 come peraltro anche lo scorso anno l’intero comparto è stato penalizzato dalla pandemia».
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