Crisi energetica, tutte le contraddizioni di Bruxelles sul gas
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CronacaDa non perdere Ven 30 settembre 2022

Crisi energetica, tutte le contraddizioni di Bruxelles sul gas

Le bollette raddoppieranno, Berlino si fa il tetto ai prezzi da sola e l’Ue perde tempo. Le contraddizioni di Bruxelles sul gas. Crisi energetica, tutte le contraddizioni di Bruxelles sul gas URSULA VON DER LEYEN
Carlo Cambi
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Carlo Cambi

Le contraddizioni di Bruxelles sul gas

Anche all’Arera si peritano, è un po’ come quando devi dare il triste annuncio. Così i dati escono a tarda ora, ma la sorpresa amarissima è svanita da giorni: si sapeva, come ha anticipato Nomisma Energia presieduta da Davide Tabarelli, che il rincaro dal primo ottobre sarebbe stato da infarto. Nomisma lo aveva profetizzato a «circa il 60%, con un nuovo massimo del prezzo dell’elettricità di 66,6 centesimi per kilowattora, 25 centesimi in più rispetto al trimestre precedente». Se il governo non ci avesse messo una parziale pezza, aveva stimato Tabarelli, «l’aumento potenziale delle bollette elettriche per il prossimo primo ottobre sarebbe prossimo al raddoppio, più 100%». A cascata questo significa che l’inflazione e i costi di produzione aumenteranno e l’economia si avvita in una spirale recessiva.

Il bollettino Arera

Poi arriva il bollettino Arera: «Con un intervento straordinario, ritenuto necessario per le condizioni di eccezionale gravità della situazione, l’Arera limita l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica per le famiglie ancora in tutela e, pur rimanendo su livelli molto alti, evita il raddoppio. L’intervento eccezionale dell’Autorità per il quarto trimestre del 2022, che si somma agli interventi del governo, pur non essendo in grado di limitare gli aumenti, ha ridotto al più 59% l’aumento del prezzo di riferimento dell’energia elettrica per la famiglia tipo in tutela». Il dado è tratto. Per le famiglie si stima un aumento di spesa su base annua di oltre 5mila euro. La prospettiva più probabile è che milioni di bollette resteranno insolute.

Del pari la situazione diventa quasi insostenibile per le aziende non solo per i costi, ma per il fatto che i fornitori di energia non vogliono rinnovare i contratti se non in presenza di fideiussioni e garanzie. Stupisce perciò che la Commissione Ue si limiti a diffondere un “non paper” (cioè un documento non vincolante) che sarà discusso oggi in una riunione dei ministri energetici dove si esclude la possibilità di mettere il mitizzato price cap al prezzo del gas. Semmai si può applicare solo alla Russia, ma è una sanzione mascherata. Che rivela due cose: l’incapacità della Commissione e la sua inadeguatezza ad affrontare la crisi energetica, l’inesistenza di una politica comune.

A rendere palese tutto ciò è l’enorme contraddizione insita nella dichiarazione stessa di Bruxelles che da una parte è orgogliosa di aver ridotto la dipendenza dal metano di Mosca a solo il 9% delle forniture e di voler poi – come ha detto la presidente Ursula Von der Leyen – colpire col price cap la Russia «che vedrà cosi diminuire di altri 7 miliardi i suoi introiti energetici e non potrà continuare a finanziare la guerra in Ucraina». Alla baronessa Von der Leyen sfugge che l’Europa produttiva, che i consumatori europei sono alla canna del gas. Per questo 15 paesi dell’Unione, a rigore di regolamento una quota sufficiente a chiedere la decisione a maggioranza su un argomento strategico come l’energia, compresa l’Italia hanno chiesto l’applicazione di un tetto comune al prezzo del gas.

Ma la Commissione risponde picche. Si limita al gas russo e risponde: «Non escludiamo nulla, ma applicarlo in tempi brevi appare rischioso. La nostra missione è trovare misure che siano efficaci per tutti i Paesi. Per l’Ue i rischi di un price cap generalizzato e allo stesso livello a tutti il porterebbe, tra l’altro, anche ad una possibile aumento della domanda, con conseguenze sulla sicurezza delle forniture. Inoltre il tetto sarebbe molto probabilmente raggiunto in tutti gli Stati e verrebbe a mancare quell’incentivo di mercato che ora permette il trasferimento di gas tra gli Stati Ue».

La Ue rimanda

La strada scelta per ora è quella di negoziare fornitore per fornitore come già si sta provando a fare con la Norvegia che è diventato il primo distributore in Europa. Quindi niente prezzo fisso all’ingrosso, ma si vedrà. Semmai si pensa di contrattare una media di prezzo sulle forniture di gas liquido. Ma è tutto prematuro. Se ne riparla a ottobre inoltrato e comunque non prima dell’8 e 9 quando i capi di governo si vedranno a Praga. L’unica concessione che l’Ue sembra voler fare è una proroga agli aiuti di Stato per far fronte alla crisi energetica. Ma anche di questo se ne parla se va bene a fine ottobre. In Germania – a confermare che in Europa ormai chi fa da sé fa per tre – il governo federale mette sul piatto fino a 200 miliardi per farsi in casa il tetto al prezzo del gas.

O meglio per calmierare a industrie e famiglie la bolletta mettendo la differenza a carico del bilancio della Repubblica. Proprio Berlino peraltro è tra i più forti oppositori al tetto europeo e di certo a dettato la linea alla Von der Leyen perché Olaf Scholz ha paura di rimanere senza forniture. Forse ha anche deciso di usare il gas come leva concorrenziale, visto che se lo può permettere, lui finanzia la crisi energetica delle sue industrie. Sta di fatto che mentre l’Europa, anche di fronte alla quarta falla apertasi nel Nord Stream, che rende il gasdotto inutilizzabile e riporta in altalena le quotazioni del metano e soprattutto dopo l’annuncio di Scholz del price cap fatto in casa, non fa nulla e in Italia la crisi energetica rischia di diventare drammatica. La bolletta della luce tocca un record stratosferico.

Prezzi mai visti

Il primo ad ammetterlo è stato Andrea Ricci, il direttore della divisione energia dell’autorità per la regolazione delle reti dell’energia che ha il compito di fissare trimestralmente il prezzo dell’elettricità, mentre il metano ora verrà osservato mensilmente e il prossimo adeguamento si avrà a metà ottobre, e già si prevede un rincaro del 70%. Per Ricci, «sono in arrivo prezzi mai visti prima, indipendentemente dalla percentuale di aumento che viene applicata per questo trimestre, è comunque una percentuale su prezzi già molto alti e quindi si arriva a prezzi mai visti anche per il prossimo trimestre.

Purtroppo ci ricordano che viviamo ancora in una fase emergenziale». Non si esce dunque dalla crisi energetica che peraltro l’Istat ha fotografato con gli ultimi dati riguardo ai costi industriali che subiscono su base annua un aumento del 40,1%. La componente energetica è quella che pesa di più: la crescita su base annua dei prezzi del metano e della fornitura di energia elettrica e gas è del +233,6% e +159,1%. A fonte di tutto questo l’Europa resta per dirla con Manzoni, percossa, ma attonita.

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