I danni della siccità in Italia: così il caldo ha distrutto l’agricoltura
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

ApprofondimentiCronaca Dom 17 luglio 2022

I danni della siccità regione per regione: così il caldo ha distrutto l’agricoltura

La crisi idrica presenta il conto alle aziende e ai consumatori. Gli agricoltori hanno appena cominciato la conta dei danni della siccità I danni della siccità regione per regione: così il caldo ha distrutto l’agricoltura
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

I danni della siccità in Italia

La crisi idrica presenta il conto alle aziende e, di conseguenza, ai consumatori. Gli agricoltori hanno appena cominciato la conta dei danni della siccità. Coldiretti ha stimato 332 mila società agricole (distribuite tra Lazio, Umbria, Liguria e Toscana, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna) messe in ginocchio della siccità. I danni avrebbero già superato i 3 miliardi di euro. Più di un’azienda agricola su dieci (l’11%), stima il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), sarebbe in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività. E circa un terzo del totale nazionale (il 30%) si troverebbe comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo che, oltre alla crisi idrica, è colpito dell’aumento dei costi di produzione. Si registrano infatti picchi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi, al +129% per il gasolio. Alcune produzioni, però, sono proprio saltate. Per la frutta estiva, per esempio, in particolare meloni e cocomeri, si è arrivati a cali che si aggirano tra il 30% e il 40%. E arrivano fino al 50% per il mais e la soia.

La siccità in Piemonte e Lombardia

La siccità taglia anche il raccolto di orzo per la produzione del malto da birra: stando agli ultimi rapporti redatti dal Consorzio della birra italiana, infatti, le stime indicano un calo produttivo del 20% sui 30 mila ettari coltivati a livello nazionale. E poi c’è il foraggio: «Abbiamo fatto un solo taglio, il maggese, poi più nulla», afferma il direttore di Coldiretti Piemonte Alberto Rivarossa. L’approvvigionamento del fieno è diventato particolarmente difficile. E le aziende si rivolgono al Nord Europa.

La situazione è allarmante anche in Liguria: «La produzione di foraggio», spiegano dalla Coldiretti locale, «è di un terzo rispetto a quella necessaria». Colpite anche le produzioni di basilico, che ha bisogno di continua irrigazione per crescere. Devastati anche i vigneti. I vitigni del Moscato, in alcune zone delle Langhe, in particolare. Secondo Coldiretti «non c’è certezza che le piante portino avanti il grappolo». In Lombardia l’acqua per irrigare è agli sgoccioli. E Coldiretti avverte: «La siccità sta colpendo tutti i raccolti, dal grano agli altri cereali». Gli agricoltori della zona del Delta del Po, dove l’acqua salata risale il fiume, da settimane non possono più irrigare i campi. «Siamo con le risaie all’asciutto, senza una goccia d’acqua da più di 20 giorni. Il riso è ingiallito e se non viene dissetato morirà», denuncia Antonio Bezzi, presidente del Consorzio risicoltori del Polesine.

Dall’Emilia alle Marche: i danni della siccità

In Emilia Romagna già a giugno si contavano 300 milioni di euro di danni nell’ortofrutta a causa della possibilità di irrigare solo al 30% albicocche, ciliegie, pesche e susine. «Sul fronte dei danni economici, in continuo divenire e aggiornamento – sottolinea il presidente di Cia Toscana Valentino Berni – si calcola che potrebbero superare le diverse centinaia di milioni di euro per la Toscana, oltre il miliardo di euro a livello nazionale, considerando che nel solo bacino del Po è a rischio il 50% della produzione agricola».

«Quello che stiamo vivendo nella valle del Po non è un episodio isolato, è parte di una tendenza irreversibile alla modificazione dei sistemi idrici, legata al cambiamento climatico, rispetto alla quale dobbiamo urgentemente adattarci in una maniera strutturale e questo non può che passare da un ripensamento degli usi delle acque», spiega Giacomo Parrinello, storico dell’ambiente e assistant professor al Centro di storia di Sciences Po, l’istituto di studi politici di Parigi. Nel Nord Est, invece, la coltivazione più a rischio è quella dell’olio: le piante autoctone soffrono le alte temperature ed è previsto un calo della produzione del 30 per cento.

Dal 15 luglio e fino al 15 ottobre il Genio civile delle Marche ha disposto la limitazione dei prelievi da tutti i corsi d’acqua del bacino idrografico del fiume Metauro. Coldiretti ha stimato un calo tra il 15% ed il 20% della produzione di grano duro. E sono in sofferenza anche le coltivazioni di girasole, mais, cereali, ortaggi, frutta e foraggi per l’alimentazione degli animali.

La situazione al Sud

In Molise i danni della siccità hanno toccato le colture cerealicole sulla fascia costiera Adriatica, in provincia di Campobasso, con una perdita che si attesta tra il 20% e il 30%, mentre in provincia di Isernia i foraggi hanno subito una perdita superiore al 40%.

In Campania la siccità ha aggredito il bacino idrografico dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, mentre permane una situazione di rischio in quello del Sele. A rischio ci sono le coltivazioni di pomodoro, di ortaggi e verdura. In Puglia la resa del grano è inferiore del 30% e del 25% per i legumi. E in Basilicata la produzione di cereali si è contratta del 40% rispetto allo scorso anno, mentre quella dei foraggi è scesa addirittura del 60%. E la situazione, stando alle previsioni, sembra continuare a peggiorare.

Condividi articolo