Draghi parla come un no euro, accuse a Bruxelles e alla Germania
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CronacaPrimo piano Lun 10 ottobre 2022

Draghi parla come un no euro, accuse a Bruxelles e Germania

Draghi parla come un no euro, accuse di fuoco a Bruxelles e alla Germania. Al vertice, lontano dai microfoni, il premier incolpa l’Ue. Draghi parla come un no euro, accuse a Bruxelles e Germania
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Draghi parla come un no euro

Se in pubblico la Meloni parla ormai come Draghi, in privato Draghi parla come la Meloni. Da sovranista. Durissimo con le istituzioni europee, giudicate inefficienti nella risposta all’emergenza energetica, tenute in ostaggio dai paesi nordici. I quali a loro volta, Germania in testa, pensano solo a perseguire i loro interessi, incompatibili con i nostri. 

È questa la sostanza del discorso tenuto venerdì all’interno delle mura del castello di Praga, lontano da microfoni e telecamere, dal presidente del Consiglio. A darne notizia sono stati ieri due giornali sospettabili di tutto meno che di euroscetticismo. «Draghi attacca Ursula e i nordici. “La recessione sarà colpa vostra”» titolava La Stampa. «Ursula sei in ritardo. Draghi attacca von der Leyen. Il costo per l’Ue di sette mesi di indecisioni sull’energia», le faceva eco il Foglio.

Mario Draghi fa il duro

Nella sala che ospitava il consiglio europeo, alla sua penultima uscita internazionale da capo del governo italiano, Draghi «ha lasciato di stucco più di un presente», notava il quotidiano torinese. «Non l’abbiamo mai visto così duro», ha rivelato uno dei presenti. È stato «implacabile», hanno raccontato altri. Un topos classico del sovranismo è lo sbattere i pugni sul tavolo, l’alzare la voce, il farsi sentire. Nella cronaca della Stampa, Draghi sembra prestarcisi alla perfezione: «L’ex banchiere centrale mette da parte i toni compassati e volge lo sguardo verso Ursula von der Leyen, Olaf Scholz, Mark Rutte. Con la prima aveva già discusso riservatamente la sera prima, invitandola a rompere gli indugi e a smettere di farsi condizionare dai colleghi tedesco e olandese. Con i due c’è invece vera e propria freddezza. Draghi è irritato soprattutto con Scholz», per via del piano da 200 miliardi con cui il governo di Berlino sosterrà famiglie e imprese contro il caro energia. Ad appoggiare l’intemerata di Draghi accorre pure un impresentabile come Mateusz Morawiecki, il premier polacco alleato con la Meloni nell’Europarlamento, il quale – racconta il Foglio – accusa la von der Leyen di «far parte del governo tedesco»…

Secondo l’ortodossia europeista, quando un governo sovranista si trova in difficoltà sul fronte interno cerca di scaricare le proprie responsabilità sugli altri paesi o su Bruxelles. È esattamente quello che ha fatto Draghi venerdì. Mentre davanti ai microfoni dei giornalisti ostentava ottimismo, si diceva «abbastanza soddisfatto», assicurava che «sull’energia le cose si stanno muovendo», davanti agli altri leader europei usava toni ben diversi: «Stiamo discutendo di gas da sette mesi. Abbiamo speso decine di miliardi dei contribuenti europei, serviti a foraggiare la guerra di Mosca e non abbiamo ancora risolto nulla. Se non avessimo perso così tanto tempo ora non ci troveremmo sull’orlo della recessione».

Euro-gabbia

Non avendo ottenuto né il tetto al gas né nuovo debito comune per sostenere l’economia, oggi l’Italia si trova nell’impossibilità di mobilitare una somma paragonabile a quella tedesca, se non vuole essere punita dai mercati. Ma allora «che cosa dovrebbe fare ora Giorgia Meloni?», è arrivato a chiedere Draghi ad alcuni colleghi, evocando implicitamente un altro topos sovranista: l’euro-gabbia. Ce ne sarebbe abbastanza, insomma, per confondere i cantori dell’europeismo a tutti i costi. Per la verità non è la prima volta che Draghi li spiazza. A marzo del 2021, quando l’Europa faticava a reperire vaccini, il presidente del Consiglio disse che «il coordinamento europeo va sempre cercato, ma se non funziona, occorre anche trovare delle risposte da soli».

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