In Francia scarseggia la benzina, cosa può succedere all'Italia?
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ApprofondimentiCronaca Lun 10 ottobre 2022

In Francia scarseggia la benzina, cosa può succedere all'Italia?

È allarme benzina in Francia. Lo sciopero del personale Total sta causando, infatti, una crisi nelle aree settentrionali del Paese In Francia scarseggia la benzina, cosa può succedere all'Italia?
Marco Vassallo
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Marco Vassallo

La Francia del Nord è rimasta senza benzina

È allarme benzina in Francia. Lo sciopero del personale Total sta causando, infatti, una crisi nelle aree settentrionali del Paese dove non si trova più carburante. Una situazione preoccupate che ha spinto la prima ministra francese a convocare un consiglio straordinario per affrontare il problema. Per ora questa criticità non ci riguarda, ma anche in Italia potremmo vedere uno scenario simile. Se dal 5 dicembre venisse tagliato il credito all’Isab di Priolo, società controllata dal gruppo russo Lukoil, perderemmo infatti il 20% delle forniture. Con un grave colpo a tutta l’economia siciliana.

Cosa succede in Francia senza benzina

Secondo fonti governative, la penuria totale o parziale di carburanti riguarda il 15% delle stazioni di servizio del Paese. Il motivo principale è lo sciopero per i salari indetto nelle raffinerie di Totalenergies ma anche allo sconto di 20 centesimi sul carburante riconosciuto dal primo settembre dal gruppo petrolifero. Il 10 ottobre, i sindacati di TotalEnergies hanno annunciato la che lo sciopero continuerà anche l’11 in una quindicina di stazioni lungo il tessuto autostradale. In particolare la protesta, hanno riferito i sindacati, blocca attualmente una raffineria in Normandia, vicino Le Havre, un deposito di carburanti nelle Fiandre, vicino Dunkerque e la ‘bio-raffinera’ di La Mède.

Cosa rischiamo in Italia

Nel capitolo petrolio, siamo messi meglio rispetto al gas. Secondo Claudio Spinaci dell’Unem, che abbiamo intervistato su Verità&Affari qualche giorno fa, il nostro sistema di raffinazione è flessibile e in passato ha superato crisi più pesanti, come quelle irachena e libica. Dalla Russia poi importiamo solo il 10-15% del fabbisogno nazionale, quindi non avremmo troppa difficoltà a trovare altri fornitori per un taglio totale. Il problema che abbiamo piuttosto riguarda l’Isab di Priolo, controllata da Lukoil, gruppo non colpito da sanzioni ma comunque russo. Dal 5 dicembre Lukoil non avrà accesso al credito e la misura è stata estesa per over compliance anche alla società italiana. Su questo punto lo Stato per ora tace. ”Da tempo abbiamo chiesto al governo di trovare una soluzione, ma ancora non abbiamo ricevuto risposte e ormai siamo veramente all’ultimo miglio – ha spiegato Spinaci-. Se il 5 dicembre si dovessero bloccare gli impianti di Priolo gli effetti sarebbero gravissimi. Non c’è in ballo solo il 20% della raffinazione italiana, ma l’economia stessa di Siracusa e della Sicilia”.

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