Gas, autunno rigido. Servono 120 miliardi per salvare l'Italia
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CronacaPrimo piano Mer 31 agosto 2022

Gas, l'autunno è sempre più rigido. Servono 120 miliardi per salvare l'Italia

L’autunno sembra sempre più rigido, ora servono 120 miliardi solo per l’Italia. L’unico modo per risolvere è riuscire a fermare la guerra. Gas, l'autunno è sempre più rigido. Servono 120 miliardi per salvare l'Italia
Franco Bechis
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Franco Bechis

I soldi che servono all’Italia per il gas

Scade oggi il termine entro il quale con una sorta di ravvedimento operoso le società dell’energia possono versare il primo acconto della tassa del 25% sugli extra profitti che fin qui ha portato nelle casse dello Stato solo un miliardo di euro invece dei 10 miliardi previsti. Ma si ravvederanno in pochissimi, e quel conto non lieviterà di molto. Anche se qualche cosa in più arriverà grazie a una norma anti-elusiva inserita nel decreto Aiuti bis.

La gran parte delle imprese però attenderà le decisioni del Tar del Lazio, a cui si sono rivolte la romana Acea e il gruppo Tamoil chiedendo la sospensione del provvedimento della Agenzia delle Entrate sul pagamento della tassa sugli extra profitti e un eventuale rinvio alla Corte Costituzionale per esaminare i profili di somiglianza del provvedimento di Mario Draghi con quella Robin Tax di Giulio Tremonti che fu poi dichiarata incostituzionale. La Camera di consiglio del Tar però è stata fissata al prossimo 8 novembre, mentre qui i tempi stringono. C’è irritazione a palazzo Chigi per questa resistenza, e ancora di più per il silenzio del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che è pur sempre azionista di maggioranza di Acea. Quei 10 miliardi erano già contabilizzati nella finanza pubblica, e se non ci sono si riducono ancora di più i margini per un nuovo intervento senza fare scostamenti di bilancio.

Il doppio del prezzo del gas

La situazione è davvero drammatica, perché entro fine settembre e i primi di ottobre Arera darà i prezzi di energia e gas che saranno alla base delle prossime bollette. Secondo i contatti già avuti ci si immagina che il prezzo possa essere più o meno il doppio di quello che già aveva messo in crisi tutti con le bollette di queste estate. Se fin qui quasi 50 miliardi di interventi del governo sono sembrati appena un brodino caldo, con i nuovi aumenti non risolverebbero davvero nulla i 10-15 miliardi di euro che si stanno cercando fra extra profitti e maggiori entrate Iva del periodo.

I soldi necessari all’Italia

Lo scenario è pesantissimo, perché anche gli eventuali passi che si stanno muovendo in sede europea sull’incertissimo tetto al prezzo del gas non risolverebbero nulla nell’immediato e non avrebbero effetti ancora per lunghi mesi, con il rischio oltretutto che un prezzo politico imposto faccia scappare altrove i fornitori causando una penuria di rifornimenti.

C’è un altro tema che pochi hanno considerato: l’Italia è sì molto avanti negli stoccaggi per l’inverno, ma queste scorte sono state acquistate a prezzi medi molti alti, qualcuno anche ai picchi. Per uscire dagli stoccaggi dovranno essere pagati più del valore di acquisto, perché nessuno può lavorare gratis, e quindi non c’è alcuna prospettiva di discesa dei prezzi per tutta la prossima stagione autunnale e invernale. L’unica soluzione è quella ipotizzata da qualche tecnico: mettere un prezzo politico per le aziende e le famiglie ai distributori, che dovrebbero essere compensati della differenza dallo Stato italiano. Secondo i primi calcoli però questa compensazione avrebbe un costo pubblico da 120 miliardi di euro, ed è evidente come non sia oggi alla portata dell’Italia nemmeno chiedendo ogni tipo di eccezione alla commissione europea.

Come fermare gli aumenti

Dal guaio gas dunque non si esce e la strategia fin qui seguita di tamponare alla bell’e meglio le ferite con aiuti e interventini fiscali ha limitato qualche danno, ma riporta in tempi sempre più brevi alla situazione di partenza. Basta vedere gli effetti del decreto Aiuti bis di questa estate: a una manciata di giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale i problemi per aziende e famiglie erano due volte più grandi di prima. L’unico modo per stabilizzare il mercato e non fare fallire in Italia come in Germania centinaia di aziende è spegnere il fuoco che ha originato tutto: la guerra in Ucraina. Se non si chiude quella e non si arriva a una pace anche imposta dall’Europa, il vecchio continente se ne andrà gambe all’aria sventolando le sue belle e inutili bandiere di libertà (anche quelle di libero mercato che stanno ingrassando solo i conti di speculatori in Olanda e in Norvegia).

È una sensazione che si sta facendo sempre più spazio nelle opinioni pubbliche continentali e comincia a muovere i primi passi anche nelle classi dirigenti, fino ad arrivare ai confini di governi e cancellerie. Servirebbero passi rapidi e sono impossibili. Ma c’è ancora il tempo necessario per farlo prima di radere al suolo sistemi industriali ed economie di molti paesi.

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