Riello: «Con la scusa della guerra i fornitori aumentano i listini»
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CronacaIn evidenza Gio 18 agosto 2022

L'allarme di Riello: «Con la scusa della guerra i fornitori aumentano tutti i listini»

Con la scusa della guerra i fornitori aumentano tutti i listini. L’allarme di Riello (Aermec) sull’energia: «Serve un piano per il nucleare» L'allarme di Riello: «Con la scusa della guerra i fornitori aumentano tutti i listini»
Redazione Verità&Affari
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L’allarme di Riello (Aermec) sull’energia

Sospira Giordano Riello quando gli si chiede di futuro e di rincari energetici. Sa bene che la maxi bolletta del gas di 234.219 euro, risalente al dicembre del 2021 e diffusa ai media a inizio anno, potrebbe essere ancora più salata nei prossimi mesi. L’azienda fondata dal nonno si chiama Aermec e ha sede a Bevilacqua (VR).

È leader mondiale nel settore climatizzazione e fa parte del «Giordano Riello International group», realtà da mezzo miliardo di fatturato nel 2021 e otto centri produttivi, di cui sette in Italia. «Fino al 31 settembre abbiamo i prezzi bloccati e quindi siamo relativamente tranquilli. Da lì in poi il mercato sarà fluttuante e non prevedo un bello scenario», commenta amaro l’imprenditore.

Un’azienda energivora come la vostra sta vivendo con particolare apprensione allarmi come quelli Gazprom sui rincari energetici invernali.

«Siamo pessimisti. Bisognerà aspettare solo che la situazione migliori. Da ottobre in poi saremo in una valle di lacrime. Soprattutto se pensiamo che non c’è solo il problema energetico a tenere banco. Ciò che soffriamo di più è la difficoltà nel reperire le materie prime».

È più un problema di prezzi o di fornitori?

«Entrambe le cose. Il lavoro c’è ma non si riesce a consegnare. Noi produciamo chiller e da maggio abbiamo difficoltà a rispettare gli impegni in termini di tempo per mancanza di materiali. Ci è successo ad esempio di dover spedire 200 pezzi sprovvisti di controllo elettronico che abbiamo dovuto installare successivamente. Oltre al ritardo col cliente, i costi si sono alzati. Quel carico di pezzi spedito senza processore valeva decine di milioni di euro».

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